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  • Diego Costa-Conte: quando lo spogliatoio è troppo piccolo... Quanti casi di 'rotture'

    Diego Costa-Conte: quando lo spogliatoio è troppo piccolo... Quanti casi di 'rotture'

    “Conte mi ha mandato un messaggio per dirmi che non rientro nei suoi piani. Il mio rapporto con l’allenatore è stato pessimo. È una vergogna, ma è chiaro che l’allenatore non conta su di me”. Parole e musica di Diego Costa che, pochi giorni fa, ha di fatto annunciato il suo addio dal Chelsea. Un rapporto burrascoso quello tra l’attaccante ed il tecnico; due personalità forti ed autoritarie, forse fin troppo simili tra loro, che già in passato avevano avuto modo di scontrarsi. A gennaio fu una sorta di “tregua armata” a salvare la situazione: a Conte non erano piaciuti alcuni atteggiamenti del suo giocatore, tanto da non convocarlo per la sfida contro il Leicester (motivazione ufficiale: problema alla schiena). In quei giorni si sfiorò l’addio, con l’attaccante ad un passo dal trasferimento in Cina. Una sorta di patto ricompose la situazione ma, a stagione finita e a Premier vinta, Conte ha di fatto tagliato fuori il suo bomber.

    Lo scontro tra Conte e Costa è però solo uno dei tanti casi di difficile convivenza tra mister e giocatori; la storia del calcio è costellata di episodi simili, sia in Italia che all’estero. In Serie A siamo ancora freschi dell’addio di Totti: dopo 25 anni il capitano lascia la Roma al termine di una stagione che il diretto interessato si immaginava diversa, in cui ha dovuto “subire” le spesso impopolari scelte di Spalletti. Un rapporto freddo quello tra i due, conclusosi con un’altrettanta fredda stretta di mano dopo l’ultima di campionato.
    Non fu un periodo facile per Antonio Cassano al Real Madrid sotto la gestione Capello. Nell’ottobre del 2006 Don Fabio non digerì una sua imitazione proprio ad opera di Fantantonio; ne seguì una discussione tra i due ed il risultato fu la decisione del tecnico di mettere fuori rosa l’attaccante barese.

    Protagonista di un fatto simile, tornando però in Premier, Roberto Mancini ai tempi del Manchester City. Prima ancora di una lite in allenamento con Balotelli fece notizia la scelta di mettere fuori rosa Tevez nel settembre 2011. Motivo della discordia il rifiuto dell’Apache di subentrare in una gara di Champions a Monaco di Baviera: dopo quel fatto Mancini mise fuori rosa Tevez per diverse settimane, salvo poi rispolverarlo con regolarità nel finale di stagione quando i Citizens si avvicinavano alla vittoria della Premier.
    Difficile a Barcellona fu la convivenza tra Ibra e Guardiola: lo svedese ha sottolineato più volte quanto non sopportasse i metodi di Pep, specialmente nella fase di approccio ai giocatori.

    Un Guardiola dal pugno duro fu protagonista all’inizio della scorsa stagione quando, dopo uno sfogo pubblico di Yaya Tourè che reclamava un posto da titolare, decise di mettere fuori rosa l’ivoriano (che nel 2010 lasciò Barcellona proprio per la difficile convivenza con Pep). Posto in campo che Tourè ritrovò solo poche settimane dopo in seguito a delle scuse pubbliche.

    Sono solo alcuni dei molti casi di difficile convivenza tra giocatori (spesso stelle) ed allenatori. Tutti episodi con un esito comune: società schierata dalla parte del tecnico e calciatori costretti o a scusarsi pubblicamente oppure a lasciare il club alla prima occasione utile.

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