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  • Diritti tv:| Caos tra grandi e piccole

    Diritti tv:| Caos tra grandi e piccole

    La frattura tra le cinque grandi e le medio-piccole diventa più profonda. Il punto di non ritorno non è ancora stato toccato, ma il passo potrebbe essere breve. Sul tavolo i soldi dei diritti tv. Nella corsa per stabilire dove sta la verità sulla divisione del denaro delle televisioni, il punto del momentaneo vantaggio è stato segnato dalle big (Juve, Inter, Milan, Napoli e Roma) durante il Consiglio di Lega.

    Cinque a cinque, con il presidente Beretta che si è astenuto, è il risultato della votazione per l'attuazione della delibera approvata una settimana fa in assemblea. Che là è stata rispedita. In assemblea, le 15 medio-piccole si erano presentate con un accordo già fatto che prevede di dare mandato a tre istituti demoscopici (Crespi, Doxa e Sport und Markt) le ricerche per individuare i bacini di utenza. Atto che aveva fatto infuriare le grandi: ieri hanno notificato un reclamo alla Corte di giustizia federale, per chiedere la sospensione e l'annullamento della decisione. Un reclamo elaborato in un vertice tra le big nella nuova sede milanese dello studio legale associato Grande Stevens, sotto la regia giuridica dell'avvocato Michele Briamonte (Juve) e dell'avvocato Leandro Cantamessa (Milan).

    Ventinove pagine dove vengono messi in evidenza diversi profili di illegittimità della delibera, tra cui il pasticcio tra i termini tifoso, sostenitore e utente tv, tale da complicare il calcolo dei bacini di utenza, nonché vizi formali, come un campione diviso tra 64% e 46% per un improbabile «110%» totale... Oltre a una precisa disamina della legge Melandri. Da questa, si deduce la minaccia di un altro fronte di guerra: collettiva è la vendita dei soli 90' di gara, ma il resto, pre e post partita, potrebbe essere affar privato delle big. In attesa che la Corte di Giustizia federale emetta sentenza per il prossimo 3 maggio, è stata indetta un'assemblea di Lega dove il tema centrale saranno ancora i milioni delle tv. Da non escludere una mozione di sfiducia nei confronti di Beretta.

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