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  • Diritti tv| Si riparte dalla legge Melandri

    Diritti tv| Si riparte dalla legge Melandri

    Per qualche settimana Conto tv ha tenuto in ansia i vertici del calcio italiano. Un esposto, quello portato avanti con una pervicacia molto poco italiana dalla piccola emittente pisana, che avrebbe potuto mettere a nudo le annose magagne di un sistema troppo dipendente dai diritti televisivi elargiti da Sky. Ci ha pensato il Tribunale di Milano a decidere che tutto era a posto. La sarabanda mediatica è dunque ripresa, come e più di prima. Il rischio corso non è servito a far riflettere i club di serie A e B sullo stato comatoso di un prodotto che si è da un pezzo consegnato alle pay tv, vero fattore determinante di bilanci altrimenti disastrosi e improponibili a collegi sindacali degni di questo nome. L’assenza di fonti di ricavo alternative non lascia scampo a chi siede nelle stanze dei bottoni. Ciascuno ha ripreso a zappare il proprio orticello e si è allineato all’esiziale provincialismo dell’ex Belpaese, facendo i conti sull'entità delle cifre che potranno rimpolpare casse ormai esangui. L’andazzo è tornato a essere il solito. Piuttosto che esplorare strade nuove e avviare una politica condivisa volta ad assicurare il futuro al nostro disastrato sistema calcio, si tornerà presto a litigare sulla spartizione dei proventi derivanti dalla cessione collettiva dei diritti tv che ha di fatto lasciato irrisolti tutti i nodi strutturali. La distribuzione del 30% del milione di euro derivante dai contratti con le pay tv, ovvero quella legata al bacino di utenza, continuerà a contrassegnare il gap economico tra grandi club e club emergenti. La questione dei criteri ai quali uniformarsi per suddividere questa rilevante fetta della torta non è stata ancora presa di petto. Le parti in causa sono sempre in altre faccende affaccendate, sicchè il tempo per affrontare e risolvere i nodi cruciali sembra impossibile da trovare. Secondo la Legge Melandri il 5% di questo 30% sarà distribuito in base al numero degli abitanti del comune di appartenenza, mentre sul modo di suddividere il restante 25% ancora non è stato deciso dalla Lega calcio chi sarà il soggetto terzo chiamato a stabilire quali regole e/o criteri applicare per quantificare la “passione” dei tifosi di ogni singolo club.. Alcune simulazioni finanziarie paiono confermare che questa differenza potrebbe essere sostanziale. Secondo uno studio elaborato dalCorriere Fiorentino nel marzo scorso la Juventus, in base al suo bacino di utenza, potrebbe incassare quasi 50 milioni in più della Fiorentina (presa a paradigma delle società emergenti), l’Inter e il Milan quasi 40, la Roma 17, il Napoli 14 e la Lazio 7. Si tratta di cifre stratosferiche, in grado di cambiare radicalmente la gestione economica di una società calcistica. Siamo ai primi di giugno. La sarabanda mediatica sta per ricominciare. Nelle stanze dei bottoni si deve ancora decidere (quasi) tutto. E’ davvero doloroso convivere con la precarietà del calcio moderno.

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