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  • Donadoni, no rancore:| Ce l'ha solo con De Laurentiis

    Donadoni, no rancore:| Ce l'ha solo con De Laurentiis

    Dicono che il suo pregio maggiore sia la coerenza. E a Napoli lo è stato pure troppo, coerente. È partito da un modesto pareggio, il 15 marzo 2009 a Reggio Calabria, e per sei mesi è andato avanti senza mai sfiorare l’acceleratore, a filo di gas: 18 punti in 18 gare di campionato, una perfetta mediocrità. Nessuna meraviglia se Roberto Donadoni, che ritorna domani sera da avversario alla guida del Cagliari, non ha lasciato di sé un particolare ricordo, al San Paolo. Infatti l’accoglieranno con indifferenza, come se fosse un rivale qualsiasi e non un ex. Non è tipo da suscitare emozioni forti, l’allenatore di Cisano Bergamasco, 48 anni e la passione del golf. Difficile che ne provi anche lui, di rancore. Giusto un po’ nei confronti di Aurelio De Laurentiis, per quell’esonero certamente troppo brusco nei modi, però meritato. Successe all’Olimpico il 6 ottobre del 2009, dopo una sconfitta contro la Roma. Prima il gol di Lavezzi, poi la doppietta di Totti, infine l’orrore sotto porta del fantomatico Jimmy Hoffer, l’attaccante acquistato in Austria per 6 milioni dall’allora dg Pierpaolo Marino. Fu così che traboccò il vaso. Ed ebbe inizio l’era Mazzarri: l’uomo giusto al posto giusto. Donadoni non lo era, a Napoli. Pagò anche le colpe di Marino, che lo portò a fondo con lui. Ma fu il tecnico lombardo, coerente fino al suicidio sportivo, a rendersi inviso agli occhi dei tifosi e di De Laurentiis, che aveva puntato su di lui per aprire un ciclo. Mai un lampo di genio, mai una scossa per cambiare in corsa le gare. A Castel Volturno nessuno l’ha sentito alzare la voce. Il silenzio di un uomo perbene, dove invece ci voleva un capo. A Cagliari, zitto zitto, mister X non pareggia più. Domani ritorna, senza rancore.

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