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  • Duncan Ferguson: gioca, picchia e prendile, ma non rompere i c......i

    Duncan Ferguson: gioca, picchia e prendile, ma non rompere i c......i

    • Remo Gandolfi
    “Roba da non crederci ! Tutta colpa di quello sfigato del terzino dei Raith.
    Una sceneggiata così me l’aspetterei da un fottuto sudamericano o al massimo da uno spagnolo o da un italiano.
    Quelli come li sfiori li trovi per terra a rotolarsi come margherite quando soffia il vento delle Highlands.
    Ma non me lo aspetto certo da uno scozzese purosangue cazzo !
    E’ vero che con quel nome lì … “Mc Stay” … cuginetto del capitano di quelli con la maglia da fantini, a righe bianche e verdi orizzontali.
    Almeno lui le prende senza strillare come un neonato anche se poi non ha le palle per ricambiarti “il favore”.
    Vabbè ammettiamolo … anch’io ci ho messo del mio prima di questa assurda e ridicola farsa.
    Qualche casino l’ho combinato in passato ma la pazienza non è mai stata la mia virtù principale.
    E se sei un coglione non sto a guardare se sei un taxista, un pescatore o un poliziotto.
    Sei un coglione e basta.
    Anche in campo è sempre stata così.
    Gioca, picchia e prendile.
    Ma non rompere i coglioni.
    E se non ti va bene allora forse il calcio non è il gioco che fa per te.
    Smettila con il football e magari datti a quel gioco da checche che piace tanto agli inglesi, quello dove sono tutti vestiti di bianco immacolati e con un bastone cercano di colpire una pallina.
    Gioco che, guarda caso, quassù in Scozia non ha attecchito nemmeno un po’.
    Resta il fatto che quei quattro pagliacci della Federazione scozzese questa me la pagano cara.
    Per quanto io sia scozzese al 100% e ami visceralmente il mio paese è giusto che sappiano fin da ora che non devono neanche provarci a chiedermi di rimettermi la maglia della Nazionale.
    Io con loro ho chiuso.
    Anzi.
    Ne avevo talmente le palle piene del calcio scozzese che ho accettato di andare a giocare aldilà del Vallo di Adriano, a Liverpool. Nella parte Blu di Liverpool.
    Dove mi hanno accolto in maniera fantastica e dove ho già capito che voglio rimanere per tanto tanto tempo.
    Ora però ho qualcos’altro a cui pensare, per almeno 3 mesi.
    Quelli che passerò qua a Bairlinnie, il carcere di Glasgow, in compagnia di papponi, spacciatori e rapinatori.
    Passeranno anche questi, nessun problema. In fondo, anche qua come in campo o nella vita di tutti i giorni … basta che non mi rompano i coglioni.


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    Duncan Ferguson: gioca, picchia e prendile, ma non rompere i c......i

    Duncan Ferguson fu effettivamente condannato a 3 mesi di reclusione nel tristemente noto carcere di Glasgow per la testata rifilata durante l’incontro tra i Rangers di Glasgow (dove militava allora “Big Dunc”) al difensore dei Raith Rovers John “Jock” Mc Stay, cugino di Paul, capitano del Celtic di Glasgow, rivali storici dei Rangers. Il fatto che Duncan sia finito in carcere per uno scontro di gioco (e neppure particolarmente cruento) fece assolutamente scalpore all’epoca.



    Il problema che Ferguson nel giro di un anno o poco più prima della “testata” a McStay si era già reso protagonista di ben tre “incidenti”, con conseguente denuncia fino all’ultimo di questi che fece scattare la “condizionale” nei suoi confronti. Vittime del suo carattere impulsivo e “focoso” (eufemismo) sono stati nell’ordine un poliziotto, un tifoso del Celtic (in stampelle) alla fermata dei taxi e infine un pescatore in un pub.

    La veniale testata a McStay non fu altro che la classica gocciolina che fece traboccare il vaso con la giustizia scozzese. A quel punto, con la Federazione calcistica scozzese assolutamente passiva e che nulla fece per evitare ad un ragazzo di 24 anni il carcere, Duncan “Disorderly” (come venne ribattezzato dai suoi adoranti tifosi dell’Everton) prese la decisione, mai più ripensata, di non giocare mai più per la Nazionale del suo Paese nonostante TUTTI i selezionatori che si sono via via succeduti sulla panchina della Patria di Robert Burns e di William Wallace abbiano provato e riprovato disperatamente a far cambiare idea al fortissimo centravanti scozzese.

    Pensare che Duncan Ferguson era destinato a diventare per la Nazionale di Scozia quello che è stato Joe Jordan per oltre una decade. Dai sensazionali inizi nel Dundee United al passaggio ai suoi amati Rangers di Glasgow, rifiutando in quel periodo le sirene del campionato inglese e di squadre di alto livello come il Leeds United, il Chelsea e addirittura il Bayern Monaco, dove però le cose non andarono come nelle aspettative generali e dello stesso Duncan. Chiuso da una coppia di attaccanti affiatata e letale come Ally Mc Coist e Mark Hateley si trovò gli spazi ristretti al minimo. Il suo carattere irascibile e con scarso autocontrollo lo avevano già messo nei guai con la giustizia scozzese.

    Ma proprio nel periodo apparentemente più difficile per Duncan arriva la classica ancora di salvataggio: Mike Walker, manager di un traballante Everton, ottiene in prestito dai Rangers Duncan e il compagno di squadra Ian Durrant, talentuoso centrocampista ma anche lui chiuso nelle gerarchie di squadre dei Blues di Glasgow. I due accettano di buon grado. E’ un nuovo inizio. La primissima partita da titolare per Duncan è nientemeno che il derby contro gli acerrimi rivali cittadini del Liverpool.

    Chiunque vedrebbe con impazienza questa partita come occasione perfetta per lasciarsi alle spalle uno dei periodi più turbolenti e tribolati della vita. Ma Dunc è Dunc … soprattutto è “Duncan Disorderly”. Il sabato sera, meno di 48 prima del derby previsto per il “Monday night”, Duncan decide di farsi un giro per la città. In un locale incontra una ragazza con la quale proseguire il tour dei locali e dei pubs più rinomati di Liverpool. Il tasso alcolico di Duncan arriva ben presto a livelli difficili da gestire … a tal punto che Duncan entra con la sua auto in una stazione degli autobus, assolutamente interdetta alle altre vetture. Duncan cerca di porvi rimedio ma le sue goffe manovre non fanno altro che attirare l’attenzione di una volante della polizia che lo ferma, verifica che le condizioni di Ferguson non esattamente “consone” e viene accompagnato in caserma.

    A questo punto però la sorte decide di dare una mano a Dunc. Diversi poliziotti tifosi dell’Everton alla stazione di polizia di St. Anne Street lo riconoscono. Iniziano a passargli bevande zuccherate e acqua in grandi quantità. Duncan butta giù tutto e quando arriva la prova del test il suo limite è sopra di solo 15 milligrammi. Non sufficienti per procedere e dopo qualche altra ora passata alla stazione di polizia Duncan verrà rilasciato senza altri procedimenti alle 6 della mattina domenica. Duncan stesso ammetterà di aver bevuto non meno di 5 bottiglie di vino rosso nelle 24 ore precedenti ! Fatto sta che per il rotto della cuffia Ferguson riesce ad evitare l’arresto per guida in stato di ubriachezza. Arriva così la sera della partita. Duncan, per sua stessa ammissione ha recuperato solo parzialmente dalla sbronza di poche ore prima.

    Per tutto il primo tempo sarà un fantasma, inutile alla causa dell’Everton e alla sua carriera. Joe Royle, l’allenatore dei Toffeemen, è tentato di toglierlo alla fine del primo tempo. Poi cambia idea. “Sarà una delle decisioni migliori della mia carriera” dirà in seguito. Ad inizio ripresa Neil Ruddock, il roccioso difensore dei Reds, entra in maniera brutale da dietro su Ferguson. E’ esattamente quello che ci vuole per Duncan ! “Da quel momento Dunc è come se fosse andato in guerra” dirà Joe Royle a fine partita. Diventa letteralmente “immarcabile”, una furia scatenata. Passano pochi minuti. C’è un corner dalla destra battuto dall’eccellente sinistro di Andy Hinchcliffe. Nel nugolo di calciatori posizionati nei pressi della porta dei Reds si vede Ferguson saltare mezzo metro buono più in alto di tutti e con una imperiosa “testata” mettere il pallone alle spalle di James, numero 1 del Liverpool. Goodison esplode.



    E’ nato un idolo. Da quel giorno Duncan Ferguson sarà “culto” puro tra i tifosi dei Blues che per i 10 anni successivi gli perdoneranno praticamente tutto. Espulsioni, cali di forma, prestazioni incolore e soprattutto decine di infortuni, che ne hanno condizionato in maniera determinante una carriera che poteva essere ben diversa viste le enormi potenzialità di Duncan Ferguson.

    Fortissimo fisicamente, con un sinistro potente e preciso, bravissimo a far salire la squadra giocando spalle alla porta e soprattutto assolutamente insuperabile nel gioco aereo. Due grandissimi difensori come Jurgen Kohler e Jaap Stam lo hanno definito uno degli avversari più tosti mai affrontati in carriera. Oltre agli infortuni in serie anche la sua decisione di non giocare più per la Nazionale scozzese dopo il fattaccio costatogli il carcere ne hanno sensibilmente ridimensionato la possibilità di farsi conoscere ad un pubblico più vasto che non fosse quello della Premier League … e hanno probabilmente impedito alla Nazionale scozzese di giocare qualche finale di Coppa del Mondo e degli Europei in più di quelle giocate nelle ultime due decadi. Infine un aneddoto che definisce Duncan in maniera inequivocabile.

    Nel 2001 due ladri (evidentemente non esperti di calcio) scelgono l’abitazione di Duncan Ferguson e della sua famiglia (moglie e tre figli) come obiettivo per un classico furto. Il problema è che i due si trovano ancora in casa quando Duncan rientra con la famiglia. Ferguson li affronta e inizia a riempirli di botte ENTRAMBI !

    Uno dei due riesce in qualche modo a fuggire mentre l’altro verrà “trattenuto” da Ferguson fino all’arrivo della polizia. Quando i poliziotti prendono in custodia il malcapitato malvivente si accorgono che prima del carcere occorre portarlo prima al Pronto Soccorso per rimetterlo in sesto dalla gragnuola di calci e pugni ricevuti da “Big Dunc”. Passerà tre giorni in ospedale prima di venire dimesso. Problemi per Duncan con la legge ? Eccesso di autodifesa ? Aggressione o addirittura sequestro di persona ? Niente di tutto questo. In Inghilterra la proprietà privata è sacra. E come tale si ha il diritto di difenderla. Fantastiche le parole di Ferguson subito dopo il fatto quando parlando del malvivente spedito all’ospedale ha commentato “Beh, non ho voluto fargli troppo male. Avevo paura che i miei figli si impressionassero” Questo è Duncan Ferguson. A seguire un video in modo che quelli che non conoscono “Big Dunc” possano rendersi conto della bravura di questo fortissimo e “pazzo” attaccante.



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    Come al solito ci tengo a precisare che la prima parte è “romanzata” ed è frutto della fantasia di chi scrive ma fedele a quello che poteva essere lo stato d’animo di Ferguson dopo una condanna tanto assurda e ingiustificata. Spero mi perdonerete per il gergo utilizzato che non è esattamente da oratorio … ma d’altronde neppure Duncan Ferguson lo era. Ps: Duncan Ferguson è stato uno dei calciatori che ho amato di più in assoluto. Un potenziale pazzesco in una testa …”particolare” ! … e nel gioco aereo forti come lui ne ho visti davvero pochini pochini …

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    (Remo Gandolfi è anche su www.storiemaledette.com)

    Le storie maledette di Remo Gandolfi ora sono anche in libreria. 

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