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  • Dzeko e Kondogbia, campioni o bidoni? Tempo quasi scaduto, ma fateli giocare

    Dzeko e Kondogbia, campioni o bidoni? Tempo quasi scaduto, ma fateli giocare

    • Stefano Agresti
    Il calcio è pieno di fenomeni del giorno dopo, quelli dell’io l’avevo detto. Ci provano anche ora, ma non credetegli: nessuno, o quasi nessuno, aveva pronosticato che Roma e Inter avessero buttato i loro soldi - tanti soldi - acquistando Edin Dzeko e Geoffrey Kondogbia. Noi no, lo ammettiamo. Pensavamo anzi che i giallorossi avessero trovato il centravanti ideale, l’uomo giusto per finalizzare la straordinaria mole di lavoro di una squadra piena di talento. E credevamo anche che i nerazzurri avessero realizzato un colpo eccezionale puntando su questo ragazzone potente e muscoloso ma anche dotato di una tecnica eccellente, non un nuovo Pogba ma certamente un potenziale campione.
     
    Ha sbagliato la Roma, ha sbagliato l’Inter e ci siamo sbagliati anche noi. Forse. Eh sì, diciamo forse perché il tempo per recuperare c’è ancora. Non molto, in realtà: è quasi scaduto. Ma non tutto è perduto, né per l’uno né per l’altro. Questa cinquantina di milioni che sono stati spesi per Dzeko e Kondogbia, insomma, si possono ancora recuperare. Non sarebbero i primi due stranieri, del resto, a conquistare l’Italia in clamoroso ritardo: non vogliamo essere blasfemi, ma pensate che perfino Platini faticò moltissimo nei suoi primi mesi italiani.
     
    I margini di recupero appaiono inferiori per Dzeko, per due motivi. Innanzitutto, l’età: se non sfonderà nelle prossime settimane, la Roma cercherà sicuramente un acquirente per tentare di riprendere quanti più soldi possibile, prima che la fama di cui ancora gode in Europa e nel mondo non svanisca completamente; inutile insomma scommettere su Edin per un’altra stagione, il rischio economico sarebbe troppo elevato. Poi c’è Spalletti, che non ha mai gradito attaccanti forti, potenti e statici come lui, benché (com'è naturale) pubblicamente dica il contrario. Non a caso la sua Roma ha dato il massimo con un centravanti atipico come Totti. E non a caso - a conferma di ciò - anche all’Udinese preferì rinunciare a Sosa per avere un attaccante più predisposto alla manovra: nel 2002 arrivò Luciano e partì il Pampa. Chissà se Dzeko giocherà domani contro il Carpi; se non accadrà, se gli saranno preferiti tre attaccanti rapidi e tecnici, la scelta avrà l’aspetto di una bocciatura per incompatibilità tattica.
     
    Su Kondogbia, invece, sembra ci sia maggiore disponibilità da parte di Mancini. Forse perché è proprio il tecnico che l’ha voluto con tanta forza, forse perché l’Inter continua a credere nel ragazzo arrivato dal Monaco. Fatto sta che esiste il tentativo di rilanciarlo, impiegandolo con continuità. D’altra parte solo così la società nerazzurra potrà rivalutare un capitale che, oggi, è clamorosamente deprezzato.
     
    Campioni o bidoni? Per ora, bidoni. Tocca a Spalletti e Mancini aiutarli a diventare, oppure a tornare, campioni. Hanno bisogno di giocare, hanno bisogno di fiducia. Gliela daranno?
     

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