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  • 'Ecco la Champions Primavera. Lega, sì alle squadre B. Bene i diritti tv'

    'Ecco la Champions Primavera. Lega, sì alle squadre B. Bene i diritti tv'

    • Luca Talotta

    Giovani, quale futuro? Il calcio, si sa, è per molti un valvola di sfogo molto importante, ma è anche vero che bisogna cercare di allevare le nuove leve, a livello sportivo e personale, nel miglior modo possibile. E per fare ciò bisogna, prima di tutto, riflettere sul futuro degli stessi giovani. Calciomercato.com ha parlato di questo e di molto altro ancora con Marco Brunelli, direttore generale della Lega di Serie A, a margine della presentazione dell'anno accademico di Scienze Motorie dell'università di Parma.

    Dottor Brunelli, sembra stupido dirlo, ma un paese vecchio come il nostro ha bisogno di argomenti ed azioni concrete sui giovani, che spesso mancano...

    Si fanno tanti ragionamenti ma per fortuna spesso si parla ma si agisce anche. E' importante farlo, in un paese come il nostro dove i giovani faticano a trovare spazio. E sarebbe anche il caso che cambiasse qualcosa a livello dirigenziale per cominciare. Si parla tanto della Germania adesso: la Germania più di dieci anni fa, dopo un periodo di crisi di risultati sportivi, partì investendo in modo deciso sulla formazione dei giovani e oggi vediamo che è diventata un punto di riferimento per tutti. Quindi serve un ragionamento importante sui giovani a livello sportivo; si parla tanto di formazione, di quadri e di possibili inserimenti all'interno delle squadre di serie A e anche da questo punto di vista la Lega di categoria è molto attenta.

    L'ipotesi delle squadre riserve è un'idea che è stata rilanciata in Lega Calcio?
    Comincia ad esserci anche qualcosa di scritto. Abbiamo avviato un gruppo di lavoro e stiamo seguendo in tre direzioni che hanno un livello crescente di complessità: la cosa più semplice e la riforma più facile sarebbe quella di consentire, come qualche anno fa, la compartecipazione incrociata. Ovvero un presidente di serie A che ha anche delle quote o è proprietario di club in serie B o Lega Pro. Questa è la riforma più semplice ed è quello che sta succedendo con la Lazio e la Salernitana; la seconda, un po' più complessa ma fattibile senza grandissimi problemi, è quella modello inglese, di prevedere la partecipazione dei club di serie A ad un campionato autonomo. In Inghilterra quest'anno è il campionato Under 21, l'anno scorso era definito Riserve; teoricamente in Italia c'è stato il 'De Martino', un campionato parallelo in cui tutte le squadre di serie A che lo desiderano hanno la loro squadra B che partecipa ad un campionato autonomo. La riforma più ambiziosa, modello spagnolo, francese e tedesco, è quello di avere una squadra B che militi in un campionato professionistico già esistente. E' obiettivamente il passaggio più radicale perché necessita di una riforma del sistema, riformare campionati e condividerla con le altri componenti.

    In quest'ultimo caso, però, non sarebbe un obbligo per i club avere la squadra B
    No, sarebbe però una grande opportunità per i ragazzi che oggi escono dalla Primavera e che magari non sono immediatamente pronti per fare il salto in prima squadra, accompagnandoli ancora per 1-2 stagioni problabilmente le società potrebbero valutarli meglio; e i calciatori stessi riuscirebbero a mettersi in gioco in un campionato vero, che il Primavera non riesce ad essere

    In tutto questo c'è l'esempio della Next Generation Series...
    NGS è un torneo privato che conosco anche poco. La cosa importante da rimarcare è che, sulla scia della NGS, è stata appena varata dalla Uefa la Champions League ufficiale delle squadre Primavera. E questo è un progetto molto interessante. Ancora c'è qualche particolarità che deve essere affinata in quanto a formula, però adesso partirà con un biennio sperimentale e dall'anno prossimo le 32 squadre finaliste alla Champions League parteciperanno anche a quella Primavbera. Sarà una vetrina importante: la Uefa sta cercando partner, sponsor e tv che coprano l'evento. Credo sia un passaggio molto importante e quasi decisivo nella direzione che auspicavano.

    Una curiosità: come giudica quanto accaduto in Spagna, ovvero che i telespettatori non hanno potuto vedere la gara della propria nazionale contro la Bielorussia? E' un segnale preoccupante in ambito di diritti tv?
    In Italia, negli ultimi anni, abbiamo dimostrato una certa capacità nel licenziare diritti audiovisivi. Attualmente l'Inghilterra ha fatto un salto in avanti quasi irraggiungibile, ma siamo nettamente il secondo paese di questa speciale classsifica. Il segnale della Spagna è preoccupante, perché testimonia un problema generalizzato. La crisi tocca settori che sembravano lambiti solo marginalmente. Obiettivamente la partita non ha avuto copertura televisiva perché come accade nella legge dell'economia non c'è stata intesa tra la domanda e l'offerta e i prezzi chiesti erano troppo alti. Ma riflette, visto che è una prima volta; e deve preoccupare anche al di fuori della Spagna, perché deve spingere i detentori dei diritti a pensare con grande attenzione a creare presupposti perché in fase di diffficoltà dell'economia si sviluppino altre fonti di ricavo e si gestiscano in maniera sempre più oculata e profesisonale anche quel core business che sembrava inattaccabile.


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