Calciomercato.com

  • Ecco perchè la Juve spacca l'Italia
Ecco perchè la Juve spacca l'Italia

Ecco perchè la Juve spacca l'Italia

Antipatici perché vincenti, sostiene il mondo bianconero. Ma pesano anche certe aspre battaglie politiche. Come quella per la terza stella... Rivendicazione legittima o ribellione alle istituzioni? Punti di vista. Come per il caso scommesse.
Perchè la Juve spacca l'Italia.
Antipatici perché vincenti. E' la chiave di lettura bianconera. Confortano controprove nitide (negli anni bui, i veleni erano svaporati) e paragoni illustri: José Mourinho ha lo stesso destino. Il prezzo del successo, però, non inquieta, anzi gonfia l'orgoglio: «Meglio che simpatici e perdenti» osserva con semplicità Antonio Conte.


STELLE - Il problema è che dietro l'antipatia (dell'altra metà del cielo, sia chiaro, perché gli juventini d'Italia sono 14 milioni) non ci sono soltanto gli scudetti. Incidono battaglie politiche e prese di posizione che spaccano il Paese più del tifo nudo e crudo. Un esempio? Le famose tre stelle: appese in sede, stampate sul pullman, inchiodate all'ingresso dello stadio. Se per il popolo bianconero sono la difesa superba di campionati vinti meritatamente sul campo, per il resto del mondo rappresentano una ribellione al sistema, una mancanza di rispetto verso le sentenze. E siccome la Juve sul punto insiste, si espone a interpetazioni double face: opportunamente tenace o assolutamente arrogante, giustamente battagliera o estremamente presentuosa. Questione di prospettive e di cuore, impossibile tracciare una via di mezzo.

CALDERONE - Capita anche nei giorni caldi delle scommesse, quando alcuni tesserati scivolano nel calderone per fatti legati a squadre precedenti. La Juve s'espone, difende a spada tratta i suoi uomini che professano innocenza, stila comunicati e convoca conferenze, si scaglia contro le crocefissioni mediatiche. E ripiomba in mezzo al guado: paladini, anzi saccenti. Spirito di gruppo, no fazione esasperata. Fa discutere, in particolare, la posizione di Conte. Il tecnico si ribella con forza alle accuse, imbastisce una difesa accorata, respinge il patteggiamento perché non ha colpe e s'incavola quando gli consigliano d'accettarlo e si ritrova clamorosamente punto e a capo. Sopporta aspettando il verdetto, poi urla la sua verità: per gli juventini è un duro e puro, uno che non sarrende e non ha paura di esternare i sentimenti. Per l'altra metà del cielo un tribuno che si permette di criticare le istituzioni.

SIMBOLI - Per l'allenatore, in verità, è tutto amplificato. La Juve, dice lui stesso, si odia oppure si ama e i suoi simboli ne seguono la sorte. E chi più simbolo di un capitano storico tornato in panchina e subito vincente? Antonio ha trasformato la Juve, ha restituito consapevolezza e rinnovato tradizioni, ha alzato il campo - un'immagine che ama - e anche la voce al momento opportuno: ricordate il rispetto chiesto quando non arrivavano i rigori e si spandeva l'ombra del condizionamento di Calciopoli? Quasi che gli arbitri avessero timore di fischiare a favore della Juve... Lui lo disse e il mondo bianconero applaudì, l'altra metà del mondo lo tacciò di prepotenza.

STRASCICHI - In realtà Calciopoli ha altre code: sospetti, pregiudizi, etichette e ironie - in verità più antiche: basta pensare alla battaglia viola di questi giorni per lo scudetto '82 o all'immortalità del gol di Turone -, di cui la Juve comincia a essere stanca. Non capisce come mai gli errori a suo favore vengano puntualmente ingigantiti, non ne può più di cori che alludono a sotterfugi, malsopporta che tribune e curve si scaglino contro i suoi dirigenti. Strascichi di uno scandalo che ha sottratto due scudetti e scaraventato la squadra in serie B: verdetti iniqui, per i biancoreri, che lamentano disparità di giudizio e chiedono milioni di danni. Ben fatto, gridano tifosi e simpatizzanti. Insolenti, urlano tutti gli altri.

VERITA' - Il post Catania è un simbolo: il presidente Andrea Agnelli rimarca come l'errore sia stato rinconosciuto e denuncia il clima di tensione attorno alla squadra, gli altri contestano le proteste decisive (in cui leggono sfrontatezza) e l'analisi che sorvola l'episodio e lascia balenare l'idea di una vittoria che sarebbe arrivata comunque. Verità, dicono gli juventini che riepilogano palle-gol e contrasti dubbi in area siciliana; mistificazione, replicano gli altri: potevano fermarsi ad ammettere lo sbaglio.

 

I bianconeri: «E gli episodi pro Napoli e Inter?». I rivali: «Stufi dei soliti favori alla Juve».

Vecchi rancori e ironia: sul web tifosi scatenati.
L' Italia divisa in due, juventini contro anti-juventini: una rivalità accesa che negli ultimi giorni è diventata incandescente. Al dibattito sul nostro sito www.corrieredellosport.it dopo gli errori arbitrali di Catania, hanno partecipato in tantissimi, decine di migliaia di opinioni e di prese di posizione. Chi ha provato a difendere la Juve e chi l'ha accusata apertamente.

PRO - I tifosi bianconeri sono d'accordo con il presidente Agnelli, sono convinti che la Juve sia assediata. Ritengono che gli episodi che coinvolgono Pirlo e compagni siano ingigantiti. Scrive Emanuele Lazzarin: « Dove erano tutti quelli che parlano adesso quando l'Inter ha rubato il derby e quando non hanno fischiato un rigore netto al Catania proprio contro i nerazzurri? ». D'accordo Alberto Cadeddu: « Quello che non torna è il silenzio tombale sul rigore non dato al Catania contro l'Inter. Perchè? ». Aggiunge Domenico Costa: « Ma vogliamo parlare del rigore non fischiato per il Palermo contro il Napoli alla prima giornata o di un fallo fuori area tramutato in rigore per la squadra di Mazzarri con la Samp? Perché si parla solo degli episodi a favore della Juve? ». Con Agnelli si schiera Open Biesdi: « Vai avanti presidente, questo è l'unico modo che hanno per parlare male di noi. Siamo al 48° risultato utile di fila, mezza Italia ha travasi di bile quotidiani, gli altri godono ».

CONTRO - È stufa di certi errori invece l'altra metà dell'Italia, quella anti-juventina. La rabbia per quello che è successo al Massimino ancora non si è placata. « Adesso basta, parlano di riformare il calcio e invece godono sempre dei soliti favori. Non ne possiamo più », scrive un furioso Frappampina. Si accoda Ifgmail: « Siamo stufi di questo tipo di calcio, questo non è più genuino e pulito. Non li vogliamo più nel campionato italiano ». Amareggiato Daniele La Pietra: « I regolamenti dovrebbero essere uguali per tutti, in Italia non è così. Basta vedere quello che succede alla Juve ». Replica ad Agnelli Gianluca Borda: « Non c'è accanimento contro la Juve, il fatto è che ci sono errori troppo palesi per non far venire cattivi pensieri ». Si ricrede invece Antonio Garau: « Dopo la storia di Moggi pensavo fosse tutto finito, ma mi sono sbagliato ». Una proposta arriva da Rossana Cutuli: « Per me si dovrebbe dare un segnale forte: io farei ripetere la gara dal minuto dell1-0 del Catania ». Chiude con ironia Guitter2585: « Povera Juve, se non fosse per i torti arbitrali ora avrebbe 92 punti sui 27 a disposizione».


Altre Notizie