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  • Empoli, Corsi: 'Accordi con la Fiorentina? Non lo escludo...'

    Empoli, Corsi: 'Accordi con la Fiorentina? Non lo escludo...'

    • L.C.
    «Quando sono diventato presidente, era il 1991, avevo un sogno nel cassetto: vincere almeno un campionato di serie C1». Di anni ne sono passati tanti, di campionato anche. Ma quel desiderio segreto oggi sembra davvero poco cosa. Già, perché a parlare è Fabrizio Corsi, che da massimo dirigente azzurro ha scritto senza dubbio le pagine più importanti della storia del club. Di campionati di C1, è vero, ne ha vinto un solo - qualche anno dopo l’avvento - ma in compenso è stato l’artefice di 4 delle 5 promozioni in serie A degli azzurri e, con il prossimo, saranno 8 (sui 10 totali della società) i campionati di serie A vissuti al timone di comando. Numeri impressionanti, un po’ come i quasi 15mila spettatori di venerdì, eppure alla vittoria non ci si abitua mai. Corsi, infatti, è ancora travolto (e stravolto) dall’ondata di emozioni di venerdì, anche se conserva comunque la lucidità necessaria per parlare di tutto: dalla gioia al mercato passando per un vecchio cavallo di battaglia, lo stadio, che ora torna d’attualità visto anche il cambio ai vertici in Municipio. «Ancora non mi rendo bene conto di quello che abbiamo combinato – confessa al quotidiano Il Tirreno – sono ostaggio di una sorta di mix di felicità e pace. Le ultime settimane sono state difficili da gestire, ma una felicità come quella di venerdì ripaga da qualsiasi tipo di sacrificio». Quanto tempo le servirà ancora per metabolizzare? «Poco, per forza di cose. Da domani (oggi per chi legge, ndr) dobbiamo cominciare a parlare anche di quello che sarà visto che ci attendono difficoltà enormi». Quindi serviranno sacrifici enormi... «Non si snatureremo, questo è chiaro, ma faremo di tutto per attrezzarci, per dimostrarci all’altezza della grande sfida che ci attende. E spero che anche altri stiano pensando seriamente a questa cosa». A cosa si riferisce? «Purtroppo negli ultimi anni abbiamo avuto rapporti piuttosto complicati, se non problematici, con l’amministrazione comunale. Ora spero che dall’altra parte ci sia un approccio diverso nei nostri confronti». Pensa ai soliti problemi dello stadio? «Penso un po’ a tutto. L’Empoli è un patrimonio da difendere, come ha dimostrato anche l’altra sera insieme ai suoi 15mila tifosi, e penso che meriti la massima attenzione dalla politica locale. Negli ultimi 10 anni, ripeto, questo non è successo. Anzi, spesso ci siamo sentiti quasi osteggiati». E ora cosa si aspetta? «L’intervento del nuovo sindaco sul Tirreno dei giorni scorsi mi è piaciuto molto. Il sindaco Barnini ha parlato in termini molto lusinghieri dell’Empoli e di quello che rappresenta. Quindi spero e penso che ora possa esserci il modo di parlare in maniera seria e costruttiva delle problematiche dello stadio e delle soluzioni giuste. Finora ci sono stati solo interventi-tampone che secondo me hanno comportato anche uno spreco di soldi». Ma l’Empoli, in concreto, cosa chiede al Comune? «Un cambio di mentalità, soprattutto. Poi le soluzioni si trovano. Però serve una visione lungimirante. Io ho incontrato Brenda Barnini e mi è subito sembrata una ragazza giovane, competente e con una concezione politica moderna e costruttiva. Si è assunta una grande responsabilità come quella di far cambiare marcia alla città e io penso che l’Empoli in serie A, in questo senso, rappresenti la migliore occasione possibile». Quindi, secondo lei, i tempi sono maturi per tornare a parlare del Castellani? «Me lo auguro. Ma, ripeto, l’impressione è che con questa ragazza si possa fare. Mi piacerebbe, insomma, poterci parlare prima come empolese, poi come presidente dell’Empoli, e trovare insieme una soluzione che possa anche essere la molla per riqualificare tutta l’area». Pensa allo spostamento della pista di atletica? «Non sta a me prendere certe decisioni. Ho delle idee, questo sì, ma se il sindaco le vorrà ascoltare le riferirò a lei. D’altra parte mi risulta che abbia già ricevuto uno studio commissionato dalla Lega di serie B in cui si traccia il futuro degli stadi da qui al 2018. E, ovviamente, si parla di stadi per il calcio. Quindi, a mio avviso, si tratta di trovare una soluzione che valorizzi la serie A ma non danneggi nessuno. E secondo me, se c’è la volontà di farlo, alla fine la via d’uscita si trova». Della squadra che verrà, invece, cosa può dirci? «La mia personale idea è quella di mantenere l’intelaiatura esistente, ma ovviamente dovremo confrontarci con il direttore Carli e mister Sarri per capire esigenze e possibilità di tutti. Sul piano tecnico mi pare che i valori ci siano, probabilmente dovremo migliorare la fisicità». Con quale tipo di giocatori? «Giovani, gente che ha fame e voglia di emergere. Elementi troppo esperti non mi convincono per una realtà come la nostra». E Tavano e Maccarone? «Altra storia. Loro sono calcisticamente nati qui e hanno un attaccamento alla maglia e alla città fuori dal comune. Solo in casi così, però, si possono fare delle eccezioni». Vista l’amicizia con Montella ci sarà qualcosa con la Fiorentina? «Non lo escludo, ma è chiaro che prima bisogna capire se le loro esigenze collimano con le nostre necessità». Intanto si parla molto del ritorno di Saponara... «Non credo. A livello economico è fuori portata e non penso che questa soluzione sarebbe la migliore per lui». Ma c’è un giocatore che lei vorrebbe prendere in tutti i modi? «In realtà sì, uno c’è. Ma non ve lo dico. Anche perché prima dovrò parlarne col mister e col direttore per capire se la pensano come me. Per ora abbiamo solo abbozzato qualche discorso per stemperare la tensione ma senza mai scendere nel dettaglio». Eppure qualcosa avrà già in mente... «Ci aspetta un campionato durissimo, ripeto, e a mio avviso servirà più fisicità e forse anche una maggiore duttilità tattica. Ma su questi temi dobbiamo ancora confrontarci con tecnico e direttore, quindi...». L’idea, però, è quella di giocarsela. «Sì. Nei limiti del possibili ci attrezeremo al meglio. E mi auguro, anche alla luce dei 15mila dell’altra sera, che anche il Comune faccia altrettanto».

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