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  • Empolimania: la metamorfosi azzurra, meno belli più pratici
Empolimania: la metamorfosi azzurra, meno belli più pratici

Empolimania: la metamorfosi azzurra, meno belli più pratici

  • Nico Raffi
Meno belli, più pratici. Maurizio Sarri l'aveva detto alla vigilia di Empoli-Lazio: "Adesso mi aspetto di fare punti, anche giocando male". Non si può dire che la squadra abbia preso esattamente alla lettera le parole del tecnico ma il successo contro i biancocelesti di Pioli, prima della sosta del campionato, è sembrato davvero figlio di un atteggiamento diverso rispetto al solito da parte di Maccarone e compagni. E' ancora presto per dire se siamo di fronte a una metamorfosi, a un significativo mutamento di pelle. Fatto sta che l'Empoli, contro la Lazio, ha messo momentaneamente da parte la ricercatezza del bel gioco, la manovra palla a terra, l'impianto offensivo della sua condotta di gara per mostrare altre virtù di carattere agonistico e temperamentale, dettate dalla contingente necessità di muovere la classifica. 

L'Empoli arrivava da tre sconfitte consecutive. La Lazio giungeva in Toscana forte di sedici punti nelle ultime sei gare. Sulla carta si affrontavano una squadra in grandissima salute e una formazione che, dopo aver conquistato complimenti (tanti) e punti (pochi) in questo primo spicchio di torneo, correva il serio rischio di arrivare alla sosta del campionato senza aver collezionato un misero punticino in oltre un mese. Ecco che Sarri, alla vigilia della partita contro Candreva e soci, ha per una volta rinnegato il suo fermo credo verso l'imposizione del gioco a tutti i costi per lanciare ai suoi uomini un significativo messaggio votato al pragmatismo e alla concretezza. Un'idea che è riuscita a passare in modo efficace all'interno deglio spogliatoio toscano se, sul campo, i tifosi azzurri hanno potuto assistere a un Empoli meno spettacolare sul piano dello stile ma decisamente più grintoso, solido e ordinato rispetto alla squadra fragile e distratta vista contro Cagliari e Sassuolo. Non è un caso che, nel convulso finale di partita, con una Lazio tutta gettata in avanti alla disperata ricerca del pareggio, Maurizio Sarri non ha esitato ad alterare la propria integrale fedeltà al modulo 4-3-1-2 quando, togliendo un attaccante (Pucciarelli) per inserire un difensore (Bianchetti), è andato a comporre un'arcigna difesa a cinque posta a presidio della porta empolese.     

Il successo contro i laziali non avrà risolto tutti i problemi di Sarri, alle prese con un reparto difensivo che, nonostante la presenza del golden boy Rugani e dell'improvvisato cannoniere Tonelli, prende troppi gol, con un centrocampo abile nella costruzione della manovra ma poco propenso al filtro e dotato di scarsa fisicità, con un attacco che aspetta ancora il miglior Ciccio Tavano, sin qui pallida controfigura del bomber ammirato in passato, e con un difficile e problematico inserimento dei nuovi (leggi alla voce Laxalt e Zielinski) negli schemi e nei movimenti dettati dall'artigiano di Figline Valdarno. Fatto sta che i tre punti ottenuti nell'ultimo turno hanno dato maggiore serenità, convinzione e compattezza al gruppo azzurro, adesso in grado di capire che la salvezza può e deve passare anche attraverso gare come quella vissuta con la Lazio: forse meno bella sul piano estetico ma decisamente più intensa dal punto di vista emotivo e caratteriale. 
 

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