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  • Empolimania: nessuna rivoluzione, a Empoli l'usato è sicuro

    Empolimania: nessuna rivoluzione, a Empoli l'usato è sicuro

    • Nico Raffi
    Un approccio alla serie A positivo e incoraggiante. L'Empoli si è affacciato alla massima serie senza timori reverenziali verso le big del campionato e le dirette concorrenti alla salvezza ottenendo meno punti di quanti avrebbe meritato sul campo ma attirandosi le attenzioni degli addetti ai lavori per il coraggio, per il gioco espresso e per una precisa fisonomia tattica che ha accompagnato le prime uscite ufficiali della squadra di Sarri, in perfetta continuità con il progetto iniziato due anni fa dal tecnico di Figline Valdarno. 
     
    Un dato che occorre però sottolineare è che gran parte delle buone impressioni offerte dai toscani in questo avvio di torneo appartengono alla squadra che aveva vinto il precedente campionato cadetto, meritandosi la promozione in A. Maurizio Sarri non ama le rivoluzioni, gli esperimenti, i ribaltamenti improvvisi di gerarchie all'interno dello spogliatoio. L'allenatore dell'Empoli preferisce la continuità, l'usato sicuro, la coerenza e forse anche la gratitudine incondizionata nei confronti di un gruppo di giocatori che si è rivelato tagliato su misura per interpretare le proprie idee tattiche e i minuziosi movimenti richiesti sul campo.  
     
    Se si eccettua infatti l'apporto dato al centrocampo dall'uruguaiano Matias Vecino, subito abile, in virtù della propria disciplina tattica, a ritagliarsi una maglia da titolare nell'undici di Sarri, e la casacca di portiere titolare affidata un pò a sorpresa all'ex Lanciano Luigi Sepe, il contributo dei nuovi arrivati in casa azzurra è stato abbastanza ininfluente. Se il 23enne ex viola Vecino è riuscito a recitare un ruolo di attore protagonista nella collaudata sceneggiatura sarriana, trasmettendo fisicità e solidità alla linea mediana azzurra, non si può certo dire lo stesso dei vari Bianchetti, Guarente, Aguirre, Laxalt e Zielinski, ancora relegati ai margini della squadra titolare e costretti a ruoli di oscure comparse.

    In  queste prime sei gare, ben nove titolari su undici provengono dall'ossatura della squadra dello scorso anno. Prendiamo la difesa, dove l'emergente Bianchetti, capitano dell'under 21 di Di Biagio e prodotto del vivaio interista, pareva destinato a fare coppia con l'intoccabile Rugani al centro della difesa azzurra spodestando il diretto concorrente Tonelli. Niente da fare, Tonelli è ancora lì al suo posto a lottare corpo a corpo con gli attaccanti avversari, titolare più che mai dopo l'exploit delle due reti segnate a Milan e Palermo. A centrocampo pareva un valore aggiunto l'esperienza di Guarente? Bene, dopo aver sofferto alcuni guai di natura fisica, l'ex atalantino in sei partite ha disputato appena dieci minuti scarsi nel finale di gara con il Chievo assistendo dalla panchina alle brillanti prestazioni dei veterani Croce e Valdifiori. Ancora più evidente lo scarto tra i "vecchi" e i "nuovi" nel reparto avanzato. Nel ruolo di trequartista Simone Verdi gode incondizionatamente della fiducia del tecnico, che tradotto significa: spazi ridottissimi per Laxalt e Zielinski, arrivati rispettivamente da Bologna (via Inter) e Udinese per crescere nella provincia toscana ma ancora poco integrati nelle idee di gioco di Sarri. In avanti si prospettano tempi duri per lo scalpitante ventenne Aguirre, chiamato all'ingrato compito di ritagliarsi uno spazio individuale sgomitando tra i totem Tavano e Maccarone. L'esplosione di Manuel Pucciarelli, andato in gol per tre volte consecutive nelle ultime tre gare, complica ulteriormente le cose per il giovane uruguaiano prelevato dall'Udinese. In conclusione, a Empoli vige ancora l'usato sicuro. Le rivoluzioni stanno altrove.        
     

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