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  • Nocerino 'Io, grande grazie a Ibra e... Zeman'
Nocerino 'Io, grande grazie a Ibra e... Zeman'

Nocerino 'Io, grande grazie a Ibra e... Zeman'

  • Stefano Venturelli

Chi lo dice che il calcio è solo spettacolo e fantasia? Il pallone può essere anche tante altre cose: costanza, sudore, fatica, corsa, sacrificio e professionalità. Antonio Nocerino è l'emblema di tutto ciò, uno che è arrivato nel calcio che conta facendo la gavetta e guadagnandosi tutto a suon di corsa e sacrificio. Il centrocampista si è raccontato a 360 gradi in un intervista rilasciata al Guerin Sportivo.

Che effetto fa indossare la maglia numero 8 del MIlan, da una vita appartenuta a Gattuso? 'Fa un bellissimo effetto. Quel numero mi ha sempre attirato. Con Rino ci legano tante cose, a partire da una vita che si assomiglia: tutti e due siamo ragazzi del Sud venuti al Nord per giocare a calcio, entrambi convinti che la strada per il successo sia lastricata di fatica'.

Wikipedia ti definisce come un giocatore . 'Resisistente si, veloce abbastanza ma soprattutto determinato. Faccio della fatica la mia forza. La lezione me la trasmise Zeman a 17 anni quando mi prese all'Avellino. Mi ripeteva ogni giorno: 'La fatica la combatti in un unico modo: lavorando. E io lavoro tantissimo'.

Cosa significa incontrare Zeman nella propria carriera? 'Tanto, tantissimo. Per mia fortuna ho incrociato uno dei pochissimi allenatori che ti cambia davvero: il modo di stare in campo, la maniera di interpretare il calcio. Mi ha cambiato la testa, mi ha insegnato la tattica, ma anche la tecnica spicciola. E' uno che ti cresce sotto tutti i punti di vista'.

Zeman ti ha insegnato a muoverti in mezzo al campo, ma la tendenza al gol dove nasce? 'Ad essere sincero l'ho sempre avuta. Andare dentro e segnare mi piace molto. Quando poi ho avuto allenatori come Delio Rossi e Allegri che chiedono ai centrocampisti di inserirsi sono riuscito a farlo bene'.

Tuo papà Ciro ha detto: 'Antonio ama Napoli'. 'Mi vengono i brividi a sentirmelo dire. Napoli è nel mio cuore, non la cambierei con nessuna cosa al mondo e sono sempre stato un grande tifoso. Nel 2007 fui a un passo dal finirci a giocare. Era tutto fatto. Incontrai Pierpaolo Marino e il Presidente De Laurentiis, il Direttore mi chiese se ero felice e io gli risposi: 'Direttò, è come chiedere a un bimbo se è contento di andare da sua mamma'.

Non se ne fece nulla, però. 'Il calcio è cosi, segue strade sue, a volte incomprensibili. Tornai alla Juve dopo l'ottimo anno di Piacenza, nel quale avevo fatto benissimo con Iachini, un grande allenatore'.

Torni alla Juve, fai una buona stagione ma non vieni riconfermato. 'I dirigenti della Juve mi preferirono altri. Mi fece male il modo però: dopo otto anni di Juve, nei quali pensavo di avere dato molto, fui ceduto in mezz'ora'.

Negli anni successivi, però, sei entrato in pianta stabile nel giro della Nazionale. 'A Palermo ho avuto la mia consacrazione. Non tanto e non solo come calciatore, ma soprattutto come uomo. Con mia moglie Federica abbiamo concepito Francesco nel 2009 e Cecilia nel 2011. In Sicilia abbiamo trascorso tre anni meravigliosi'.

Poi vieni preso dal Milan l'ultimo giorno di mercato per 500mila euro, il miglior investimento dei rossoneri dell'ultimo decennio. 'Mi viene da ridere e spesso ci scherzo ancora qua a Milanello con le persone: mi hanno preso per 3mila lire e una Coca Cola. Non dico di valere 20 o 30 milioni come Ibrahimovic o Thiago Silva, per carità, ma forse neanche cosi poco'.

Al Milan ti sei guadagnato il posto con i denti. 'Avevo l'Europeo nel mirino e dovevo giocare. Mi ha aiutato tanto l'ambiente rossonero, fatto di persone splendide, e da Allegri, che mi ha dato fiducia'.

In campo, invece, ti ha aiutato molto Ibrahimovic. 'Si. Perchè lui è uno dei pochissimi attaccanti al mondo che è felice di far segnare gli altri. E' un grandissimo anche in questo. Poteva benissimo chiedersi: ma chi è 'sto Nocerino? Cosa vuola da uno come me? Invece è una persona di grande valore e mi spiace che l'immagine pubblica sia diversa, molto diversa, da quella privata'.

Il momento più bello di questi due anni rossoneri? 'Facile: il gol al Camp Nou. E' stato un anno magico, quello scorso, sicuramente il più bello della mia carriera. I 10 gol in campionato, la Nazionale conservata, l'Europeo. C'è stato dentro tutto'.

E quello più brutto? 'Facile anche qui: le scorse settimane. Dispiace vedere la tua squadra in difficoltà. Ma sono convinto che ci risolleveremo. Dobbiamo solo concentrarci su noi stessi e non dare ascolto all'esterno, dove il nome Milan pesa'.

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