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  • Felipe Melo 'Potevo finire all'Inter, adesso no'

    Felipe Melo 'Potevo finire all'Inter, adesso no'

    Dalla pagine de La Stampa l'intervista di Massimiliano Nerozzi al mediano brasiliano della Juventus

    Felipe Melo, come sta?
    «Non bene come voi, ma domenica penso di poter giocare».

    Mai fatto il difensore?
    «Solo una volta, terzino destro. Ma se siamo in emergenza, mi ripropongo».

    Mancherebbe un centale.
    «Non c'è problema».

    Ci tenete alla Coppa?
    «È dura, e il girone s'è incasinato, però possiamo farcela. E poi la Juve non può mai andare fuori al primo turno. Mai».

    Ha fatto pace con i tifosi.
    «Allo stadio».


    Sembra che vi siate visti in hotel.
    «Queste sono cose nostre. Dico però che mi sono piaciuti in una cosa: è facile applaudire quando la squadra vince a Milano, meno quando prendi tre schiaffi in casa dal Palermo. Invece l'hanno fatto: da fenomeni. Sono davvero soddisfatto».

    Cos'è cambiato con loro?
    «Hanno visto che stando più vicini a noi, va meglio. Quando parlo con gli amici in Brasile dico che i tifosi juventini sono un esempio».

    Per Ibrahimovic il Milan doveva vincere 4-0: esagerato?
    «No, potevano. Ma anche noi: se entra la palla di Del Piero, ed entra anche la mia, 4-0».

    Che Juve c'è dopo San Siro?
    «Sono cambiate due cose: il morale e la pressione. Con il Cesena da noi ci si aspetta le stesse cose che abbiamo fatto con il Milan, la differenza è che stavolta dobbiamo vincere per forza. Ed è una cosa pericolosa».

    Che le hanno detto Del Neri e Marotta al primo giorno di scuola?
    «Quando sono arrivato avevo in testa che la gente non mi voleva, però ero tranquillo: so di aver qualità e sapevo che se la Juve mi chiudeva la porta, in otto giorni sarebbero arrivate cinquanta squadre. Ma volevo stare qui. E loro mi hanno dato fiducia: 'Sei importante e puntiamo su di te'.

    Materazzi disse a Mourinho che lei è uno da Inter: ci sarebbe andato?
    «Mai dire mai. E all'Inter sono stato molto vicino, anche quando ero a Firenze. Dopo la stagione scorsa si poteva pure fare, adesso no: sono nero, ma ho la pelle bianca. Sono bianconero: più passa il tempo, più sono legato alla Juve».

    Mister 25 milioni: quanto pesò il suo prezzo?
    «Un po' può aver inciso, come ha inciso la prima partita a Roma, 3-1 per noi e gol mio. La gente si aspettava sempre quel Felipe: ma la verità è che non siamo delle macchine. Venivo da una bella stagione con la Fiorentina, la Confederations Cup vinta, votato miglior centrocampista, poi vinci il premio bidone. Una cosa senza senso».

    Il complimento più bello?
    «Da mio papà, Josè, e mia moglie, Roberta: dicono che sono molto più sereno».

    Da un avversario?
    «Inzaghi, dopo la partita con il Milan. E, prima dell'inizio, Ibra: mi ha chiamato 'animale', e mi è piaciuto tanto. Ibra per me è un idolo e avrei voluto giocare con lui».

    La cosa più brutta?
    «Che sono un bidone».

    Dove è cambiato?
    «Sono molto più legato a Dio».

    Diventerà diacono?
    «Non ho continuato quel percorso, sono successe tante cose e non ero abbastanza sereno. Mi accontento di essere un buon cristiano».

    I suoi bambini che dicono?
    «David, che ha 4 anni, è molto legato al calcio: maglia della Juve, alla playstation vuole la Juve, canta l'inno, “Juve, storia di un grande amore...”».

    Com'è il Melo della playstation?
    «La faccia mi somiglia, ma è molto più forte di me. E non prende mai i cartellini».

    Quest'anno gioca meglio pure quello sul prato.
    «Lanci di trenta metri li facevo anche l'anno scorso, solo che perdevamo. Per i giornali sono stato il migliore contro il Milan: mio papà mi ha detto che avevo fatto partite migliori. La differenza è cha abbiamo vinto».

    Cosa le manca?
    «Il Mondiale e mio figlio in Brasile, Lineker».

    Alla Juve?
    «Coppa Italia, Uefa e scudetto. (sorride). Ma se vinciamo la Coppa Italia e ci qualifichiamo per la Champions, sarebbe una stagione positiva».

    Le manca la Champions?
    «Sì, la vedo in tv. L'unica cosa che non rivedo è l'ultima partita del Brasile: sennò, spacco la tv».

    Una dedica a chi la chiamava bidone.
    «Niente. Sono sicuro che voleva essere al mio posto: sono alla Juve, non ho bisogno di soldi, ho una bella famiglia».

    Per cosa gioca?
    «Perché mi piace, perché voglio vincere con il Brasile e con la Juve. E diventare un idolo, qui».


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