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  • Fiorentina 2.0: squadra che vince, manda via i 'senatori'

    Fiorentina 2.0: squadra che vince, manda via i 'senatori'

    • Luca Cellini

    L'errore più grosso commesso nella prima parte della gestione 'dellavalliana' in serie A della Fiorentina, è per certi versi lo stesso in cui è incorsa l'Inter di Massimo Moratti. L'anima principale del club gigliato, allora Pantaleo Corvino, lasciato alla guida di un club in cui i massimi dirigenti, colpiti duro dalle sentenze di Calciopoli, stavano pensando ad una exit strategy, reputò che bastasse sostituire la guida tecnica (Cesare Prandelli) e la stella della squadra (Adrian Mutu), per replicare i brillanti risultati conseguiti fra il 2006 ed il 2010. Un po' come ha fatto Marco Branca, uomo mercato nerazzuro, che trovatosi spiazzato dalla partenza di Mourinho ha fatto poco o nulla a fronte delle partenze eccellenti di Samuel Eto'o e Goran Pandev. I risultati di Fiorentina e Inter, almeno fino all'estate del 2012, sono andati di pari passo, ovvero in maniera fallimentare. Poi a Firenze, anche grazie ad una mezza sollevazione popolare dei tifosi, i Della Valle hanno deciso di rivoluzionare la loro strategia, di rilanciare ma soprattutto di reimpostare il lavoro dietro le scrivanie.

    Così Eduardo Macia, da caposcouting, è diventato direttore tecnico; è arrivato Daniele Pradeè; Sandro Mencucci ha ricoperto non solo la carica di amministratore delegato ma anche di referente per il settore giovanile, con Mario Cognigni presidente esecutivo e 'uomo forte' dell’azionista di maggioranza Diego Della Valle. Certo, la differenza l'hanno fatta anche Vincenzo Montella e il suo staff, ma una cosa è certa: se l'aereoplanino fosse arrivato all’ombra del Duomo del Brunelleschi nell'estate di tre anni fa, difficilmente avrebbe potuto produrre i 'miracoli' visti nella stagione da poco conclusa. Stevan Jovetic è stato l'ultimo atto di forza del presidente-tifoso Andrea, che ha preferito cedere due assistiti dello stesso procuratore del montenegrino, Behrami e Nastasic, pur di godersi un altro anno insieme al proprio numero 8. Da questa campagna acquisti estivi, però, non si fanno più prigionieri, anzi la strategia è: squadra che vince (e il quarto posto è una vittoria, vista la disparità di forze economiche rispetto a club come Lazio, Inter e Roma, arrivati dietro) vede partire i propri senatori.

    Se un tempo, dopo un buon campionato, l'obiettivo era consolidare la rosa, non lasciando partire i giocatori migliori, adesso la Fiorentina, in vista del torneo 2013-2014, si appresta a cambiare pelle, e non di poco. Via Luca Toni, che non rinnoverà il contratto; via al 99,9% Jovetic, scontento e desideroso di indossare la maglia della Juve (ma il prezzo lo farà il club gigliato); via Viviano, che non sarà riscattato, e se Pizarro persisterà nel suo intento di voler lasciare, nessun muro contro muro con il cileno. E la piazza, ma soprattutto il tecnico, come reagiranno a questa nuova Viola 2.0? I tifosi gigliati, maturi più di quanto non sia stato lasciato credere fino a qualche tempo fa, si fidano del nuovo progetto societario, così come Vincenzo Montella: quest'ultimo che però farà i conti con il club (con cui ancora non ha rinnovato il contratto, scadenza giugno 2014) soltanto a fine campagna acquisti. La rivoluzione non si ferma, anzi è appena iniziata, e si preannunciano ulteriori sorprese arriveranno da qui al prossimo 31 agosto (Gonzalo Rodriguez?).

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