In un'epoca in cui, alla Fiorentina, i campioni dal presente o dal passato prossimo fulgido si 'regalano' o si svendono - leggi alla voce Frey, Mutu e Gilardino -, o peggio ancora si svincolano a parametro zero - Montolivo il 'reietto' -, l'ultimo mohaicano rimasto, l'ultimo dalle 'piume pulite' nella tribù dei piedi sporchi dello spogliatoio gigliato, è Stevan Jovetic. Il talento di Pogdorica, una delle autentiche scoperte di Pantaleo Corvino, nelle notti europee di due stagioni or sono ha visto il suo valore di mercato raggiungere cifre ragguardevoli, facendosi scoprire oltre il confine italiano per maestria da veterano e colpi da giocatore di esperienza internazionale, soprattutto alla luce delle doppiette casalinghe realizzate in Champions League contro Liverpool e Bayern Monaco. Poi, all'alba della stagione successiva, per evitare un banale contrasto con Bolatti nel ritiro di San Piero a Sieve si ruppe il legamento interno del menisco destro, con un doppio intervento che ne comportò uno stop preventivato di circa 6 mesi. Ci si attendeva un suo ritorno nell'aprile del 2011, ma intorno al suo recupero ancora oggi aleggia una coltre di nuvole che porta a notizie fra il leggendario ed il catastrofico.

Il ritorno in pianta stabile in prima squadra ci ha riconsegnato uno Jovetic ad altissimi livelli, e la firma sul rinnovo del contratto fino al giugno del 2016 evidentemente è il frutto di più consulti medici che hanno dato garanzie alla Fiorentina sulla piena integrità fisica del montenegrino per i prossimi anni. Tuttavia, va detto che l'ex capitano del Partizan Belgrado ha sempre avuto difficoltà a giocare con continuità per un lungo periodo. La partita saltata domenica scorsa - dai rumors provenienti dallo spogliatoio traspare la delusione dei compagni di squadra e dello staff tecnico per aver rinunciato a 'sacrificarsi', dopo una botta a freddo ricevuta nell'allenamento di venerdì pomeriggio - ha innanzitutto riportato alla mente quella frase che è rimasta un marchio di fabbrica: 'Ha una soglia molto bassa di sopportazione del dolore'. Lo disse Cesare Prandelli, allora tecnico della Fiorentina, quando nel dicembre del 2009 Jovetic fu costretto a stare fermo per oltre due mesi a causa di un problema alla caviglia. Peraltro proprio nella primavera di un anno fa, invece di tornare in campo -il debutto era previsto ad aprile per un Cesena-Fiorentina - Jovetic si diresse più volte ad Ausburg, città dove era stato operato sette mesi prima.

La verità è che in quel periodo il padre del ragazzo si infuriò per la cattiva gestione del caso da parte dei medici viola, tanto da minacciare un mancato rinnovo (il contratto era in scadenza a giugno 2013). Poi a sorpresa il 31 ottobre scorso la firma agognata, con tanto di mediazione di Andrea Della Valle. Oggi però questi nuovi problemi fisici di Jo-jo stanno facendo sorgere più di un dubbio - anche se ieri la società con un comunicato ha preso le difese del suo talento, respingendo con forza le insinuazioni -, ripensando di nuovo a quelle famigerate parole di Prandelli. Ecco perché, non adesso - tempo di carestia nel parco attaccanti viola! - ma già dalla prossima estate, una cessione di Jovetic pare tutt'altro che impossibile. Sarebbe un colpo negativo clamoroso per i gigliati, ma il procuratore del giocatore da troppo tempo riceve chiamate dall'Inghilterra - Arsenal e Chelsea, con i Blues che seguirono Jo-jo anche nel ritiro del Mugello la scorsa estate -, e la scusa di una partenza, adducendo proprio cause fisiche (fra l'altro la stessa che avrebbe usato il Milan per un altro '89, Pato, qualora fosse andato al Psg), permetterebbe un incastro che però, a quel punto, sarebbe solo l'ultimo atto della famiglia Della Valle a Firenze. Un colpo da 'giù il sipario' che però è difficile escludere del tutto, soprattutto quando la sottile soglia fra il possibile e l'impossibile sul mercato è bassa, come quella del dolore, oggi, in Stevan Jovetic.