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  • Fiorentina-Livorno: parla il doppio ex Danilevicius

    Fiorentina-Livorno: parla il doppio ex Danilevicius

    • L.C.

    150 presenze con la maglia del Livorno. Tomas Danilevicius è una bandiera amarato. Eppure la strada che lo portò in Italia aveva l'asfalto viola della Fiorentina e non quello amaranto. È il lituano di casa nostra a ricordarlo in un'intervista a Il Tirreno: «Provenivo dal Beveren, in Belgio, dove avevo segnato 12 gol in serie A. Sostenni un provino con la Fiorentina, ma capii subito che la società, appena retrocessa in B, aveva problemi e infatti nel giro di poche settimane fallì. A quel punto fui contattato dal direttore sportivo del Livorno, Roberto Tancredi e firmai un contratto annuale, con opzione per il secondo, con la società amaranto. E ora mi sento livornese a tutti gli effetti. Com'è strana la vita...». Già è stano pure pensare che il suo cartellino oggi sia del Parma e che adesso Tomas giochi nel Nova Gorica, in Slovenia: «È vero, ma sto bene. Mi sembra di essere in Italia anche se inevitabilmente mi manca Livorno che è casa mia. Appena posso torno. Mia moglie e le mie figlie sono lì e la quotidianità livornese è qualcosa di eccezionale a cui è difficile rinunciare». Siamo nella settimana del derby. Pronostico chiuso? «Sulla carta sì. La Fiorentina è uno squadrone, allenato da un tecnico giovane e molto preparato come Montella. Poi basta scorrere la sua rosa: ha giocatori di livello internazione come Mario Gomez, Pepito Rossi, Borja Valero e Cuadrado per cui è destinata a stare nella parte altissima della classifica, mentre noi lottiamo per la sopravvivenza». E allora il Livorno come può salvare la pelle? «Premessa: nei derby i valori tecnici si azzerano. È chiaro che la Fiorentina è un gradino sopra il Livorno, ma non mi meraviglierei se ci scappasse la sorpresa. Tra l'altro noi con i viola abbiamo pure una tradizione favorevole. Ricordate? C'è stato un periodo in cui contro di loro vincevamo sempre». Il 21 dicembre eri all'Ardenza a vedere Livorno-Udinese. Che impressione ti ha fatto la squadra di Nicola? «Non è stata una partita indimenticabile. I ragazzi si impegnano al limite delle loro possibilità e da questo punto di vista non si può muovere nessun appunto, ma è chiaro che serve qualche rinforzo altrimenti questa stagione rischia di essere di pura sofferenza». Tra l'altro questo ko ha dato la stura al malcontento di Spinelli. Tu conosci bene il presidente: è una tempesta passeggera o destinata a durare? «È difficile dirlo anche per uno come me che ha gravitato nell'ambiente amaranto per una decina d'anni. Il presidente è imprevedibile. Quel sabato l'ho visto davvero amareggiato e giù di morale per l'arbitraggio, la prestazione della squadra nel secondo tempo e per i cori della curva. Ho letto che prima di procedere agli acquisti vuole cedere i giocatori in esubero. Anche queste sono parole già sentite. Solo il tempo ci dirà se il giocattolo si è rotto davvero o se il suo è un sbalzo d'umore temporaneo". Hai detto che servono rinforzi. Ma se non dovessero arrivare, da che cosa dobbiamo ripartire? «Dal gruppo, dallo spogliatoio che è solido. E dall'allenatore che è preparato e stimato dai giocatori. Prima di Natale sono andato al campo a salutare i miei ex compagni, quelli che sono rimasti dai miei tempi, e mi è stato confermato che il feeling con il tecnico è inossidabile». E invece su quale aspetto ci sarà da lavorare? «Ripeto. Servono rinforzi. Questa, più o meno, è la squadra che due anni fa si è salvata all'ultima giornata in serie B e che nella passata stagione, grazie al lavoro eccezionale di Nicola e dei suoi ragazzi, ha compiuto un'impresa senza precedenti andando al di là delle previsioni più ottimistiche. La serie A, però è un'altra cosa. In questo gruppo ci sono tanti debuttanti nella massima serie e manca qualche marpione, qualcuno che abbia 6-7 anni di esperienza in questa categoria e sappia raddrizzare la barca quando sale l' acqua» Consigli per gli acquisti? «Parlo da attaccante: Paulinho è fortissimo, ma là davanti è troppo solo. Credo che gli serva una spalla, meglio se una prima punta. In B il talento di Paolo poteva bastare, adesso senza un aiuto fa fatica anche lui». 

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