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  • Fiorentina: le scommesse di Montella

    Fiorentina: le scommesse di Montella

    • Luca Cellini
    Un tipo testardo, determinato e allo stesso tempo risoluto. Chi l’avrebbe mai detto che quello scugnizzo di giocatore chiamato Vincenzo Montella, ricordato per i suoi gol, ma anche per qualche gesto di troppo di rabbia verso gli allenatori che non gli davano fiducia (memorabile la bottiglietta lanciata contro Capello durante un Napoli – Roma), sarebbe diventato un tecnico preso ad esempio nei corsi di Coverciano e studiato per le sue metodologie non solo in Italia, ma anche in tutta Europa, tanto da venir elogiato da dirigenti federali e della Uefa? Si è avvicinato con umiltà al mestiere di mister, partendo dal settore giovanile della Roma e poi facendo carriera in maniera anche per lui fin troppo veloce, ma evidentemente ha poggiato i suoi cardini nel lavoro sull’esperienza maturata da atleta e, con uno staff tecnico davvero di primissimo livello, ha sorpreso tutti nella gestione prima dello spogliatoio capitanato da Francesco Totti, poi a Catania, e infine, soprattutto, a Firenze, dove l’aria post Mihajlovic-Delio Rossi era sul depressivo all’infinito, e l’ha portata a rimanere in pianta stabile nelle zone nobili della serie A.

    Nessun metodo da duro, ma decisione e determinazione nel programmare il lavoro e nel comunicare le cose ai suoi giocatori, unito a quella scaltrezza tipica dell’essere partenopeo.  E così da un gruppo di giocatori discoli, protagonisti della famosa notte della Pernici nel ritiro gigliato di Moena estate 2012, Montella ha creato uno spogliatoio che è una famiglia, con tantissime scommesse vinte su giocatori che si erano di fatto persi o su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo. L’anno scorso c'è stato l'esempio di Ljajic; in questa stagione il caso più clamoroso risponde al nome di Juan Manuel Vargas, due anni buttati via dalla notte dell’Allianz Arena febbraio 2010 alla scorsa tournée estiva in terra iberica, e tornato ad essere non solo titolare, ma anche decisivo con gol e cross al fulmicotone. Ma anche le parole ed il lavoro speso con Neto, davvero un punto interrogativo per la porta viola nei mesi caldi del 2013, può considerarsi un’investitura riuscita. Con i mesi e il lavoro degli uomini che circondano Montella, dal suo vice Daniele Russo ai collaboratori di campo come Nicola Caccia, si sono fatti largo prima Matos e poi Mati Fernandez.

    Gli ultimi elementi della rosa viola moltissimo cresciuti ad inizio 2014 sono Josip Ilicic e Rafael Wolski. Il primo suscita ancora molti dubbi perché la discontinuità di rendimento dello sloveno è sotto gli occhi di tutti, però il tecnico gigliato appena ha potuto gli ha dato una maglia da titolare e sono arrivati dei gol pesanti, come quelli contro Bologna e Atalanta o quello al Siena in coppa Italia. Il polacco ex Legia Varsavia invece ha avuto meno chance, anche perché non inserito nella lista degli elementi utilizzabili in Europa League, ma nell’andata e ritorno con gli orobici guidati da Colantuono, ha mostrato giocate da futuro campioncino e adesso Montella si augura che la rete da lui realizzata possa finalmente sbloccarlo mentalmente in modo definitivo.

    L’allenatore della Fiorentina già si è posto un prossimo obiettivo di giocatore da far crescere rapidamente e nella maniera migliore: il suo nome è Marko Bakic, scarsamente sceso in campo fra campionato ed Europa fino a oggi, ma in cui tutto lo staff tecnico gigliato crede, tanto da indicarlo come il prototipo del centrocampista moderno, come è diventato negli anni Borja Valero. Il mister di Castello di Cisterna crede talmente tanto nel classe ’93 di Budua di aver stoppato una sua cessione in prestito lo scorso gennaio e aver sollecitato la società a rinnovare il contratto al giocatore, consapevole che se Bakic davvero mostrerà in una gara vera anche solo metà del potenziale che fa vedere in allenamento, la Fiorentina potrebbe godersi presto un tesoretto di centrocampista cresciuto, allevato e rigenerato dalla cura Montella e del suo staff. 

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