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Fiorentina, Silvia Berti 'Cacciata perché troppo amica di Prandelli'

Fiorentina, Silvia Berti 'Cacciata perché troppo amica di Prandelli'

 

Silvia Berti ha rilasciato una intervista anche in serata a Radio Fiesole, aggiungendo un particolare alle dichiarazioni rilasciate in mattinata al Nuovo Corriere che riportiamo integralmente qui sotto.

"Quando sono andata via dalla Fiorentina -ha svelato l'ex responsabile della comunicazione Silvia Berti a Radio Fiesole - Pantaleo Corvino ha detto pubblicamene: "Ora che non c'è più l'addetta stampa di Prandelli, cambieranno tante cose."  Li ho capito il motivo del mio allontanamento.

 

Silvia Berti ha rilasciato una interessante intervista anche in serata a Radio Fiesole, aggiungendo un particolare alle dichiarazioni rilasciate in mattinata al Nuovo Corriere che riportiamo integralmente qui sotto.

"Quando sono andata via dalla Fiorentina -ha svelato l'ex responsabile della comunicazione Silvia Berti a Radio Fiesole - Pantaleo Corvino ha detto pubblicamente: "Ora che non c'è più l'addetta stampa di Prandelli, cambieranno tante cose."  Li ho capito il motivo del mio allontanamento. Troppe gelosie per un semplice amico."

 

Ecco l'intervista integrale:

Un silenzio di quasi tre anni, da quando cioè non è più l'addetta stampa della Fiorentina. Da allora dell'ex responsabile della comunicazione viola Silvia Berti hanno parlato solo gli altri. Sergente di ferro, addetta stampa burbera e addirittura Mamma Ebe. Ora ha deciso di parlare, raccontando come è finita quella storia d'amore, come la definisce lei stessa, tra lei e la società viola: "Come figlia di un grande tifoso della Fiorentina quando sono stata assunta dai Della Valle per me è stato come realizzare un sogno ed ho vissuto sette anni fantastici. Diego Della Valle lo avevo già conosciuto quando mi occupavo di vela e Formula 1, ma per lavorare in Fiorentina mi fu presentato da Oscar Micucci e lì iniziò la mia avventura. Un'esperienza professionale incredibile, ma soprattutto un grande amore" ripercorre dall'inizio Silvia Berti.
E allora come mai questo amore è finito addirittura in tribunale?
"Me lo sono sempre chiesta anche io, ma credo che abbiano giocato tanti fattori, anche se forse in cima è stata messa l'amicizia con Prandelli e per qualcuno questo significava essere sbilanciata verso gli interessi del tecnico. Ma la mia amicizia con lui, che dura immutata tuttora, non comportava niente perché io ho sempre fatto gli interessi della Fiorentina, unica cosa che mia sia mai veramente interessata, mai dei singoli. E d'altronde l'interesse mio, di Prandelli e della Fiorentina per me erano comuni. Non è forse un caso che prima di Prandelli la Fiorentina abbia rischiato di retrocedere e dopo quasi… Quello di quegli anni è stato un gruppo unico che mirava ad un solo obiettivo: lo scudetto a Firenze"
E chi è questo qualcuno che ha travisato il rapporto?
"In realtà non so dare un nome, ma la mia idea è stata confermata quando Diego Della Valle parlò di Mamma Ebe in conferenza stampa, riferendosi ad una manovratrice di Prandelli. Capii di essere io e rimasi molto male, piansi tre giorni. So che lui è un imprenditore molto impegnato su tanti fronti e di sicuro si è basato su quanto gli hanno riferito in maniera sbagliata. Mi avrebbe fatto piacere che se avesse avuto qualcosa da dirmi me lo avesse detto in faccia; evidentemente gli hanno fatto credere che io tramassi contro di lui, la sua famiglia e la Fiorentina. Non so ancora spiegarmi come abbia potuto crederlo, quando io ho invece sposato quella avventura ed ero convinta che avremmo vinto tutto partendo dalla C2"
Durante il suo incarico come era il rapporto tra lei e i Della Valle?
"Fantastico. Diego è un uomo di una intelligenza e una qualità superiori, con una capacità di visione incredibile ed è anche molto carismatico. Ma, essendo molto impegnato, è anche un uomo duro con una capacità di sintesi a volte feroce. Andrea invece è il cuore, nel senso che verso di lui, la moglie e il figlio Leonardo continuo a provare un affetto istintivo che la mia vicenda non ha scalfito".
Li ha più sentiti?
"Diego no, Andrea mi chiamò dopo una settimana da quel venerdì di giugno in cui fui letteralmente cacciata, spiegandomi che si era creata una situazione in cui non poteva fare altrimenti".
Cosa successe quel venerdì di giugno?
"Mario Cognigni, assieme a Mencucci e Corvino, mi comunicò l'estromissione dalla Fiorentina. Non me l'aspettavo ma all'inizio la presi quasi serenamente perché penso che un'azienda possa scegliere con chi lavorare poi capii che la decisione decorreva dal quel momento e che ero stata cacciata come una ladra, senza preavvisi 'vai pure in vacanza' mi fu detto quando chiesi come ci saremmo dovuti organizzare per il passaggio di consegne. Da allora un silenzio assordante, senza che nessuno mi abbia mai cercato, dopo sette anni in cui ho lavorato per loro 7 giorni su 7 dalla mattina alla sera. Sono rimasta delusa, per questo ho deciso di tutelare i miei interessi, ma soprattutto la mia dignità, andando dall'avvocato (la causa si è conclusa ad ottobre con una conciliazione favorevole a Silvia Berti, ndr)”
Lei era anche legata a Corvino. Con lui come è andata?
"Mi chiamò subito e lo fece anche alla prima conferenza stampa senza di me perché a tutti e due sembrava una cosa strana. Ero legata anche alla sua famiglia. Poi rincontrandolo un giorno invece di abbracciarmi mi porse solo la mano e capii che il nostro rapporto era cambiato e glielo feci notare, forse troppo platealmente e lì affiorarono vecchi conflitti mal celati".
Restano due persone, l'ad Mencucci e il presidente Cognigni
"Mencucci lo conosco dai tempi dell'Università e ci siamo sempre definiti amici, forse esagerando, soprattutto da parte mia. E' una persona disposta a tutto, innamorata sì della Fiorentina ma soprattutto di se stesso e della notorietà. Cognigni è un uomo con molte qualità, ma troppo rigido e nel calcio questo non dà vantaggi. Ci mette passione ma non è adatto alla presidenza perché il calcio ha delle regole proprie e non possono esservi applicate altre. Ad esempio non si possono trattare i giocatori come dei semplici dipendenti. La prestazione del giocatore non dipende solo dallo sforzo fisico ma consiste anche nel credere in quello che si fa e nel gruppo, dirigenti compresi. Guardi il caso Montolivo. Il calcio è sentimenti, non numeri o altro e questo ha incrinato il rapporto prima con me poi con Prandelli. I dirigenti vivevano ai margini, non sono mai riusciti ad integrarsi nel gruppo e le gelosie personali hanno poi svolto un ruolo importante".
Lei riuscì a mantenere il rapporto Firenze-Della Valle intatto anche durante calciopoli, come mai ora invece i tifosi sono lontani dalla società?
"Forse perché sbagliano l'approccio, pochi sentimenti e troppi numeri come detto prima, al di là del mercato, perché Firenze sa entusiasmarsi per qualsiasi giocatore. In C2 la Fiesole contava il doppio dei tifosi di ora e i giocatori si chiamavano Graffiedi, Masitto e così via. Sbagliano nel dare le cose per scontate, anche assegnando ad esempio la maglia indossata da Antognoni, Rui Costa, Baggio e Mutu a giocatori qualunque. Ci sono emozioni che i tifosi mi hanno dato in quei anni che non dimenticherò mai, come quando vincemmo la B e con il pullman scoperto facemmo il giro della città o quando dopo la rovesciata di Osvaldo a Torino ci aspettarono in 40mila al Franchi. E non mancavano neanche quando le cose andavano male. La dirigenza dovrebbe parlare meno di bilanci ma pensare che la Fiorentina è una società ricca perché i suoi tifosi sono un patrimonio inestimabile".
Nel settore comunicazione, dopo il rapporto duraturo con lei, come mai la Fiorentina continua a cambiare?
"Questo non so dirlo, di sicuro però Cuccu è stata la persona meno adatta a sostituirmi. Sia per l'esperienza che per il carattere, chiuso e silenzioso. A Firenze con voi giornalisti è una battaglia quotidiana, dalla rassegna stampa della mattina alla sera e il telefono sempre acceso, con mille cose da fare e pensare".
Tornerebbe a Firenze?

"Non credo ci sia più l'opportunità, è una situazione archiviata ormai. Anche se resto tifosa viola ovviamente. Ora vivo a Roma, lavoro come consulente e ufficio stampa per un due agenzie e sto lavorando ad un progetto tutto mio che potrebbe coinvolgere anche Firenze...". 

Fonte: Luciana Magistrato, Nuovo Corriere di Firenze

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