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  • Fiorentina:| Soffrire è un merito

    Fiorentina:| Soffrire è un merito

    La prodezza, l’infortunio, la sofferenza: i tre capitoli della vittoria viola sul Cesena, vittoria che rianima la classifica della Fiorentina con tre punti fondamentali, visti i tempi che corrono e visti i prossimi impegni del minaccioso calendario. La prodezza è la girata mancina di Gilardino, un colpo d’autore di cui il centravanti sembrava aver perduto le tracce, ma che ha ripescato al tempo giusto nella sua memoria di goleador. Su quella rete la Fiorentina ha costruito un successo che sembrava sfuggirle, incastrato in mezzo alle consuete difficoltà di gioco, al momento quasi insolubili e che soltanto una soluzione individuale di prestigio poteva circoscrivere. Soluzione che sembrava essersi allontanata con l’uscita dal campo di Mutu. Percorso classico: il rientro brillante dopo nove mesi, poi un calo e alla quarta partita il muscolo che cede. Talmente prevedibile da chiedersi se non si sia preteso troppo da Mutu, utilizzato senza risparmio in quattro gare ravvicinate. Una fatalità o una gestione imprudente del giocatore da parte di Mihajlovic che, d’altronde, aveva un gran bisogno del Fenomeno? Fatto sta che ora Mutu torna nella lista degli indisponibili. Sulla sofferenza, terzo capitolo della gara con il Cesena, si può soltanto dire che non è stata sorprendente, anzi è da considerare rituale per una squadra che ha poco gioco, che ha una classifica magra e che sentiva la inderogabile necessità dei tre punti. Dunque, essendo la naturale conseguenza di queste condizioni di «povertà», la sofferenza non è stata un limite, ma, se proprio vogliamo essere generosi, quasi un titolo di merito. Non è la sofferenza di una partita che può fare testo, che può preoccupare, quanto il proseguire di uno stato involutivo— uno stato di crisi — che risale al campionato scorso e che sta rattristando la Fiorentina, soprattutto i suoi tifosi, da molti mesi. Il fiore viola si è appassito, stenta a riprende forza e colore. Le prospettive non sono entusiasmanti, certo se vogliamo guardare le cose anche con un po’ di ottimismo, se vogliamo annaffiare quel fiore reclinato, si può trovare qualche buon motivo, oltre alla vittoria e al ritrovato gesto di Gilardino. E allora diciamo Ljajic, svelto e sfacciato. E D’Agostino freddo e organizzato. Su di loro si può costruire un po’ di qualità. 

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