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  • Fiorentina: Pioli, perché il cambio Laurini-Gaspar? Ma perdere con la Juve ci sta
Fiorentina: Pioli, perché il cambio Laurini-Gaspar? Ma perdere con la Juve ci sta

Fiorentina: Pioli, perché il cambio Laurini-Gaspar? Ma perdere con la Juve ci sta

  • Giacomo Brunetti
Senza paura, questo era il concetto alla base dell’esperienza torinese della Fiorentina. Alla fine l’ha spuntata la Juventus, grazie alla rete di Mario Mandzukic, ma il risultato non deve intralciare la crescita intrapresa dai viola che, dal canto loro, reggono per una frazione di gioco abbondante attenendosi ai dettami difensivi di Stefano Pioli, bravo a sterilizzare la formazione di Massimiliano Allegri nei primi quarantacinque minuti.

COMPATTEZZA – Una squadra unita in campo relega la Juventus ad un infecondo possesso palla: la linea mediana e la trequarti partecipano alla manovra di contenimento, con Giovanni Simeone troppo solo per poter impensierire la retroguardia bianconera, sebbene i gigliati ci abbiano provato con alcuni contropiedi che, come ammesso da Cyril Thereau all’intervallo, “mancano di qualità”. E così ti aspetti l’ingresso in campo di Gil Dias, magari al posto di un Marco Benassi prezioso in quanto a densità ma ancora troppo a disagio nel ruolo di esterno. Il cambio arriva, ma la situazione non muta.

CAMBIO NEGATIVO – Ha fatto discutere già prima che la gara terminasse: Pioli sostituisce Vincent Laurini - unica modifica tra i titolari rispetto alle vittorie contro Hellas Verona e Bologna e all’esordio in maglia viola - con Bruno Gaspar, sicuramente ancora indietro nell’apprendimento difensivo. Ed è proprio lui a perdersi Mandzukic nell’azione che porta alla rete che decide la sfida. “Ha accusato una contrattura al polpaccio”, spiegherà il tecnico fiorentino nel post-partita. Ma la maledizione del terzino destro continua: dopo Nenad Tomovic, anche Gaspar non dà garanzie. Sarà forse Laurini la chiave giusta?

ZERO TIRI – La Fiorentina esce senza dubbio fortificata dalla partita. Non si abbatte, d’altronde ha lottato e si è resa pericolosa anche in inferiorità numerica, ma alcune lacune ancora da colmare si sono manifestate in tutta la loro misura. Il dato “zero” alla casella “tiri in porta” deve far riflettere, come l’arretratezza della condizione di Milan Badelj, impalpabile in fase di costruzione, impacciato in quella difensiva. Troppi contropiede gestiti male, con Federico Chiesa annullato dal mal di pancia e da Kwadwo Asamoah, autore di una prestazione perfetta. E poi, come detto, il ruolo di Benassi: quando sarà compresa l’inadeguatezza del profilo a giocare in quella determinata posizione sarà forse troppo tardi.

RIPARTIRE – Il prossimo scoglio si chiama Atalanta: la sconfitta contro la Juventus non deve ridimensionare il progetto e fermare la crescita, bensì far analizzare e prendere coscienza dei problemi da risolvere e dei limiti entro i quali dovrà essere pianificata la stagione. La forza del gruppo si è vista, la qualità è decisamente mancata: la spensieratezza e l’energia avevano abbassato la soglia di ansia e rivalità in vista della gara, giocata a viso aperto ma terminata con rammarico, come esplicitato anche da Davide Astori dopo il fischio finale. Vietato abbattersi o calare.

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