Il calcio è bello perché vario, proprio come la vita. Così succede che in una stagione traboccante di entusiasmo, con numeri da primato compresi quelli della difesa (la terza del campionato), intorno alla Fiorentina esploda il caso portiere. Ogni volta che Viviano fa una parata decisiva, nella migliore delle ipotesi passa per normale amministrazione ma di solito non se ne accorge nessuno. Ogni volta che i viola incassano un gol, è sempre e comunque colpa del numero uno. Se poi ne prendono due, come domenica a Torino, apriti cielo. La caccia all’untore è iniziata nella tifoseria, che fin dalla prima amichevole si è spaccata in due partiti: quello degli innamorati totali, ai quali il ragazzo piace sia come professionista che come personaggio, e il partito dei contestatori a prescindere. Poi, pian piano, anche la critica ha mostrato la tendenza ad usare sempre di più il bastone. Eppure dalla parte del portiere ci sono i numeri, come si diceva. C’è la difesa di molti suoi colleghi, c’è la stima di Prandelli che continua a convocarlo in Nazionale. Ma la cosa che stona di più è che si tratta dell’unico fiorentino doc della Fiorentina, innamorato della città e della squadra fin da bambino, che ha sognato per una vita di vestire quella maglia: bella riconoscenza, non c’è che dire, e meno male che la curva non lo abbandona mai.