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Fra la paura di perdere tutto e una quasi certezza: Allegri lascia la Juve

Fra la paura di perdere tutto e una quasi certezza: Allegri lascia la Juve

  • Marcello Chirico
Di finali di campionato thrilling ne ho vissuti parecchi nella mia vita, e le volte in cui la Juventus si fece rimontare in classifica, spesso lo scudetto se lo aggiudicarono gli altri. 

Tipo nel '76, quando le vittorie valevano ancora 2 punti e a nove giornate dalla fine Madama ne aveva 5 di vantaggio sul Torino. Vantaggio che venne dilapidato in 3 partite: prima una sconfitta a Cesena,  poi quella nel derby, infine l'ultima, sapete dove e con chi? Si, a San Siro,  e proprio contro l'Inter. I cuginastri ci scavallarono e non li prendemmo più, complice ancora un ultima sconfitta a Perugia (fatale come lo fu poi nel 2000).

Quarantadue anni dopo mi auguro di non dover assistere allo stesso film, nonostante le tante similitudini con quella situazione: dall'inatteso pareggio a Crotone, alla sconfitta nello scontro diretto col Napoli in casa fino all'incognita per la sfida con l'Inter. La storia è maestra di vita proprio per permettere ai protagonisti attuali di scongiurare errori già fatti in passato dai loro predecessori.

Nel momento contingente e post testata di Koulibaly, dubbi e incognite popolano i pensieri degli juventini,  cominciando da quelli sulla condizione fisica generale della squadra, che non pare brillantissima. I ragazzi corrono poco e male, e quando perdi brillantezza sbagli i passaggi piu'semplici, sbagli le giocate,  non riesci a trovare più la porta avversaria. 

"Oh signori, vi rendete conto che finora abbiamo giocato 57 partite? Certo che i nostri avversari stanno meglio, a dicembre sono usciti da tutto e giocano solo più il campionato!" si è giustificato Allegri. Proprio lui che,  per mesi,  aveva datato per marzo il momento in cui la squadra sarebbe stata pronta per lo sprint di fine stagione. 

Come in quella passata, arrivati a meta' aprile la Juve sta perdendo colpi: l'anno scorso l'azimut della forma la raggiunse col Barcellona, stavolta a Madrid. La scorsa stagione la squadra teneva per un tempo,  poi mollava; stavolta non riesce a far bene manco i primi 45'.

Vero, 57 partite sono molte, ma quando sei alla Juventus lo metti in conto fin dal ritiro estivo che ne giocherai cosi tante, proprio perché l'obiettivo finale è arrivare al fondo di tutte le competizioni. Qual è la novità rispetto ai 3 anni precedenti? 

Per giunta stavolta la società aveva pure provveduto a rinforzare la rosa, in modo da mettere a disposizione del proprio allenatore 2 squadre e permettergli così di poter affrontare tutti gli impegni non con gli uomini contati. 

Certo, ci sono stati parecchi infortuni, ma della casella degli imprevisti devi tenerne conto anche quando giochi a Monopoli.

Inizio a pensare che non tutto sia funzionato come avrebbe dovuto, e qualcosa stia iniziando a cedere, dalla tenuta della vecchia guardia ai rapporti interni allo spogliatoio, cominciando dal feeling tra allenatore e  squadra. 

Inizio ad avere la percezione che un ciclo si stia esaurendo e che molto cambierà nella squadra in estate, a cominciare dalla panchina, dove non credo siederà più Massimiliano Allegri pur essendo in essere un contratto fino al 2020. Contratto,  a dire il vero, che mi era stato riferito contenesse delle clausole, legate in particolare ai risultati raggiunti in Champions dalla squadra.

Al momento è solo una sensazione, ma molto forte.

Non è pero' questo il momento di tirare le somme. Perché da qui al 20 maggio c'è ancora una stagione da chiudere , possibilmente e ancora da vincitori, e perché la classifica della Serie A dice che in testa c'è sempre la Juventus. Inoltre il calendario prevede il 9 maggio una finale di Coppa Italia tutta da giocare. 

Nessuno di noi avrebbe immaginato di vivere così sotto stress questo finale di stagione, però ci tocca e bisogna adeguarsi alla situazione. Il motto "fino alla fine" non è stato scelto per caso, ha un suo perché che va tirato fuori proprio in momenti come questo. Dalla squadra in primis,  così come dalla sua tifoseria. 
L'imperativo e crederci,  come stanno facendo a Napoli. Come ha detto Buffon,  tocca rimettersi dentro al carroarmato e combattere (sperando che Crozza ci consenta la metafora) 

Ne resterà uno solo, quello che dimostrerà di avere più attributi. Appunto,  #finoallafine!

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