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  • Gattuso non cambia quasi nulla: si sveglia l'attacco, ma il Milan non ringhia

    Gattuso non cambia quasi nulla: si sveglia l'attacco, ma il Milan non ringhia

    • Giancarlo Padovan
    Una domenica così poteva capitare solo a questo Milan bislacco e uguale a se stesso anche se l’allenatore è cambiato: il gol del portiere avversario (Brignoli) al 50’ della ripresa che regala all’ultima squadra del campionato (il Benevento) il primo punto in Serie A. Pareggio storico (2-2 dopo quattordici sconfitte) e gol altrettanto storico. Come quelli degli altri due portieri italiani in serie A (Rampulla e Taibi) e di Amelia in Coppa Uefa. Tutti gol di testa, tutti fruttarono l’1-1 finale e tutti e tre, ovviamente, allo scadere dell’incontro. Il primo fu Rampulla il 23 febbraio 1992 in Atalanta-Cremonese. Il secondo Taibi l’1 aprile 2001 in  Reggina- Udinese. Il terzo Amelia il 2 novembre 2006 in Partizan-Livorno.

    Alberto Brignoli ha deciso di salire in area avversaria - non ricorda neppure se per una sua iniziativa o perché dalla panchina qualcuno gliel’abbia suggerito - quando Abate (subentrato a Borini all’ora di gioco) ha atterrato D’Alessandro, provocando una punizione dal lato sinistro dell’area e meritandosi un’ammonizione. Mentre sul pallone è andato Cataldi, Brignoli si è appostato, senza marcatura, staccandosi dal mucchio che si stava formando. Non so se Cataldi abbia cercato il compagno deliberatamente o se si sia limitato a mettere la palla in mezzo. Fatto sta che Brignoli è andato in anticipo su tutti tuffandosi in avanti e girando nell’angolo lontano di Donnarumma. Va detto che tutto questo accadeva mentre il Milan era in dieci (espulso Romagnoli per doppia ammonizione anche se il secondo giallo su Letizia lascia molto perplessi) e con l’ingresso di Zapata era tornato al 5-3-1 dopo essere transitato dal 4-4-1. Insomma si stava difendendo come il massimo degli uomini possibile. Sulla punizione è mancata l’attenzione che non bisogna allentare nemmeno nei minuti finali (anzi) e la marcatura su Brignoli, visto che il Milan marca a uomo. Il pareggio non è ingiusto, anche se al Milan resta l’amarezza di aver gettato due punti. Il debutto di Gattuso è stato buono, ma una vittoria l’avrebbe reso di migliore e maggiore consistenza. Un po’ perché una vittoria è sempre il massimo possibile; molto perché con il Benevento nessuno aveva lasciato punti. Essere i primi è un record che il neo allenatore avrebbe lasciato volentieri ad altri.

    Tatticamente parlando il Milan è stato quasi lo stesso di prima (difesa a tre, centrocampo a quattro con Montolivo preferito a Biglia, davanti Kalinic assistito da Suso e da Bonaventura) anche se le variabili di Gattuso erano state da me previste e in settimana annunciate: senza possesso di palla la difesa diventava a cinque (Borini, Musacchio, Bonucci, Romagnoli e Rodriguez) e si è notata una maggiore propensione all’attesa per determinarsi il campo nel quale ripartire. Avendo subìto due gol dal Benevento l’accortezza difensiva non sembra essere aumentata. Tuttavia va rilevato che il Milan li ha presi a seguito di due calci da fermo (il primo un calcio d’angolo) e non su azione manovrata. Paradossalmente, però, Gattuso, nonostante le sue caratteristiche, ha avuto il potere di risvegliare l’attacco (oltre a Bonaventura, in gol anche Kalinic), mentre la conservazione del risultato non gli è riuscita. Certamente l’espulsione di Romagnoli gli ha complicato la gestione della partita e delle sostituzioni, ma difendere a uomo sui calci da fermo non è stata una buona idea. Quando, infatti, in area arriva un giocatore non di movimento (il portiere) chi lo marca? A zona, invece, si marca lo spazio e si guarda il pallone. Resto in attesa dell’opinione, ovviamente contraria, dei tradizionalisti. Nel frattempo, Gattuso deve lavorare di più sul pressing e sull’intensità. Due elementi, uno tattico e l’altro fisico, che a Benevento si sono visti poco o non si sono visti affatto.

    @gia_pad
     

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