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  • Genoa e scaramanzia: sta per finire il sortilegio

    Genoa e scaramanzia: sta per finire il sortilegio

    • M.O.

    Meno due, da oggi 17 (giorno buono per la cabala) al giorno della fine della 'sfiga'. Quella centenaria che ha aleggiato sul Genoa e sul 'Ferraris' appunto per cento anni dal 19 agosto 1910, data in cui la vulgata della leggenda aveva fissato la maledizione che la manente di Villa Piantelli aveva lanciato sul Genoa. 'Non vincerete mai nulla per cento anni', diceva la 'fatwa dell'orto' .

    Cento anni in cui la maledizione, per i tifosi, si è unita alle disgrazie del campo: scudetti rubati (la sfida storica col Bologna), partite disgraziate (il rigore suicida di Pruzzo, le fatali Ravenna e Firenze), perdite dolorose (l'ex Gigi Meroni, il 'prof' Scoglio), presidenze e proprietà che correvano come nubi (soprannome di Dalla Costa con un impegno poi nel settore delle pompe funebri, dopo il Genoa) e giustizia non divina (la retrocessione in C per sentenza con bigliettini, della Caf). Dopodomani quindi scade la maledizione sul Genoa e sul Ferraris, inaugurato nel gennaio 1911. Qualche ricordo in 'materia' ha occhieggiato su qualche sito di commenti della tifoseria. Ma i più, scaramanticamente, hanno preferito tacere. La 'fatwa dell'orto' è tornata in qualche discorso sotto l'ombrellone: 'Il 19 finisce...'. Cosa? 'La maledizione'. Poco elegante, quanto rituale, la toccatina nella zona hard coperta da boxer o atletici slip plurigriffati da spiaggia.

    Cosa era successo cento anni fa? Che la decisione di costruire quello che per i genoani è il 'tempio' del calcio, con rilascio di una parte di terreno del marchese Musso Piantelli (socio e tifoso del Genoa) - con omonima villa, oggi peraltro sede di riunioni di tifoseria - toglieva visibilità, spazio e, soprattutto, la luce del sole al terreno rimanente. Albori della modernità, ma alla manente che viveva del suo orto e delle sue produzioni, del pallone non poteva importare di meno. Eppoi nel 1927 Distinti e tribune tolsero ulteriormente luce e sole. L'ultimo sussulto fu lo scudetto del 1924. Erano Grifoni, c'era Spensley (poi morto nel primo conflitto mondiale) che avrebbe portato a Genova anche il (rinato oggi) cricket con la prima sede degli scout? Chissenefrega disse la manente con l'indice teso sull'area sulla quale sarebbe sorto il Ferraris: 'Genoa, non vincerai nulla per i prossimi cent'anni, non vedrai più la luce delle vittorie così come io non vedo più la luce del sole'. Vissuta o letta la storia del Genoa, molti si sono detti (magari come mero atto consolatorio) 'come si fa a non crederci?'.

    Del resto la villa, risalente al 1500, è stata teatro di fenomeni paranormali. Ne parla il mago Alex nel suo libro sui misteri di Genova. Una traccia è negli annali del Secolo XIX del 23 aprile del 1933 quando una pattuglia di nerboruti camalli (genoani?) vi fece irruzione per dimostrare che i fantasmi non esistono. La cronaca racconta di una fuga ingloriosa dopo che mani ignote, comparse nel buio, avevano preso a schiaffi la pattuglia di portuali. Cronaca, storia e leggenda. A maggio (ma si era giocato a 665 km di distanza, a Macerata) era arrivato il primo scudetto dopo 87 anni, con il Genoa Primavera. Attenuazione finale della 'fatwa dell'orto'?

    I più riottosi preferiscono aspettare i primo secondo dopo la mezzanotte del 19. Ricordando la 'lontananza' dal Ferraris dello spareggio di Firenze perso col Padova che costò la B. Altri ricordano l’infortunio di Criscito a Neustift. La manente, dicono, è lì col dito puntato a largo raggio, sino all'ultimo. Realtà leggendaria o leggenda 'reale'? I meno scaramantici pensano: con la squadra di quest'anno battiamo sfiga e manente. Basta aspettare.

    (Il Secolo XIX)


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