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  • Genoa-Milan, il disastro degli arbitri, l'ipocrisia di Platini che ha il coraggio di paragonarsi a Grillo

    Genoa-Milan, il disastro degli arbitri, l'ipocrisia di Platini che ha il coraggio di paragonarsi a Grillo

    La scelta di tempo è stata perfetta. All'indomani della disastrosa direzione di Damato che ha falsato Genoa-Milan (due rigori negati ai rossoblù;  non espulsi Bertolacci e Bovo che ha pure ficcato un dito in un occhio a Constant; non espulso Portanova che ha azzoppato Pazzini, ma se l'è cavata con un giallo), il presidente dell'Uefa, Michel Platini ha concesso una lunga intervista alla Gazzetta, a firma dell'ottimo Fabio Licari. Fra banalità assortite e affermazioni senza alcuno sprezzo del ridicolo, il francese è riuscito a raccontare tali e tante facezie sugli arbitri che ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.

    Platini, come Blatter  - il quale, peraltro, ci ha messo dieci anni per dare il via libera alla sperimentazione sul gol non gol -  come i parrucconi di Fifa e Uefa che si oppongono alla tecnologia in campo, sa bene che se ci fosse stata la moviola, Cakir a Manchester non avrebbe mai espulso Nani. Allo stesso modo, ieri sera a Genova, Damato avrebbe evitato di dirigere la peggiore partita della sua carriera, accordando i due rigori alla squadra di Ballardini. Platini sa bene che, con la moviola in campo, la soglia di errore arbitrale verrebbe drasticamente ridotta; i direttori di gara e il battaglione dei loro collaboratori sarebbero molto più sereni e il calcio non sarebbe più prigioniero dei veleni.  Certo, così facendo, cadrebbe il potere di condizionamento delle partite a causa degli errori, commessi senza ombra di dubbio in buona fede, ma chissenefrega. L'importante è far finta di niente, assistre a scandali come quello di Manchester o di Marassi e dire che va tutto bene. 

    Non ci sono prove e, tuttavia, è presumibile che Platini viva nel mesozoico, probabilmente  convinto che il calcio migliore sia quello con 8 arbitri in campo, di cui due abbarbicati alle traverse. Quindi, alla domanda "Novità 5 arbitri: contento?", risponde entusiasta: "Usi il superlativo. Sì. Degli arbitri, dell'esperimento, delllo straordinario lavoro di Collina. Ho fiducia totale in lui".

    Peccato non ce l'abbiano sir Alex Ferguson, tuttora fuori dalla grazia di Dio e milioni di tifosi del Manchester United, buttato fuori per la terza volta dala Champions a causa di errori arbitrali, tanto che il leggendario scozzese afferma: "E' dura avere fiducia in questo calcio". Peccato non ce l'abbia il Genoa, massacrato da Damato (e fa pure rima); peccato che, limitandoci soltanto all'Italia, dall'inizio della stagione le cronache della serie A ci dimostrino come i giudici di porta o arbitri di porta o addizionali che dir si voglia siano inutili, dannosi, alimentino la confusione.

    C'è di peggio. Platini dixit: "Dopo cento anni, ho dato agli arbitri quattro occhi in più per vedere quello che non potevano". E che continuano a non vedere. Ma dove diavolo vive, Platini? In Qatar  forse, dove risiedono i munifici proprietari e padroni del Psg il cui bilancio intendono salvare con una sponsorizzazione retroattiva, alla faccia del fair play finanziario di Michel che, al riguardo, testualmente afferma: "Non so se il Psg sia un problema". Il presidente dell'Uefa non sa se il Psg sia un problema? Ma Platini pensa che siamo tutti scemi?

    Scrive Il Fatto Quotidiano: " Il contratto di sponsorizzazione firmato dal Paris Saint-Germain con la Qatar Tourism Authority è il più ricco di sempre nel mondo del calcio. A rivelarne i dettagli è stato il quotidiano francese Le Parisien: la Qta verserà nelle casse del club transalpino circa 700 milioni di euro in quattro anni; si parte da una base di 150 milioni a stagione, per arrivare ad un massimo di 200 milioni nel 2016. Il carattere progressivo del contratto è studiato per crescere di pari passo al tetto salariale del club: il Psg già annovera in rosa gli ingaggi faraonici di Ibrahimovic (14 milioni netti l’anno), Thiago Silva (9 milioni), Lavezzi (4 milioni) e compagnia varia, ma evidentemente si prepara ad acquistare anche altri campioni.

    Un accordo molto redditizio, forse troppo: le sue cifre, infatti, sono del tutto fuori mercato. In Italia la squadra che può vantare il contratto più ricco è l’Inter (che da Pirelli incassa circa 13 milioni l’anno); in Europa spiccano i numeri di Barcellona (oltre 30 milioni di euro a stagione da Qatar Foundation) e Arsenal (fresco di accordo da 37 milioni l’anno con Emirates). Ma nessuno si avvicina neanche lontanamente al Paris Saint-Germain, che pure non ha certo la maglia di calcio più prestigiosa ed ambita del continente.

    I sospetti diventano certezze quando si prendono in esame le due parti contraenti: la Qatar Tourism Authority è l’istituzione che rappresenta ufficialmente il ministero del Turismo, e fa capo allo Stato del Qatar, esattamente come la Qatar Sports Investments che detiene il Paris Saint-Germain. La proprietà di Psg e Qta, quindi, di fatto è la stessa.

    Questo di per sé non rappresenterebbe un problema: il fenomeno della sponsorizzazione “interna” è prassi lecita e frequente nel calcio (si prenda in Italia l’esempio della Juventus, che sulla maglia reca il marchio Jeep della Fiat della famiglia Agnelli, proprietaria del club). Ma le spropositate cifre dell’accordo in questo caso non lasciano adito a dubbi: si tratta di una mossa per aggirare il fair play finanziario, per cui le società calcistiche non potranno spendere più di quanto guadagnato. Un’iniezione di capitale mascherata, che permetterà al club parigino di chiudere il bilancio in pareggio, annoverando alla voce entrate fino a 200 milioni di euro di sponsor. Ulteriore riprova è la clausola che darebbe all’accordo valore retroattivo al 2012, in modo da “sistemare” i conti anche nella stagione 2011/2012".

    Ecco, di fronte a questo scenario, il signor presidente dell'Uefa afferma: "Non so se il Psg sia un problema". E sbuffa pure se gli fanno presente che suo figlio lavori per il Qatar: "Per una società del Qatar, non per il Psg. Vorrebbe fare l'avvocato sportivo e non può per il conflitto d'interessi. Capisco la facile analogia. Ma se mangio spaghetti sono per Berlusconi?".

    Ribadiamo il concetto: Platini pensa che siamo tutti scemi. Gli è andata male. Ma lo zenit viene toccato dal francese quando si autoproclama Grillo del calcio: "Io sono come Grillo, lotto contro i poteri forti". Bum. Se ci fosse un Grillo nel calcio, Platini come Blatter sarebbe già andato a casa. C'è, però, una speranza. "Io al posto di Blatter a capo della Fifa? Potrei anche smettere o restare all'Uefa". Preghiamo per la prima che ha detto. 

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com

     

     

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