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  • Genoa, per Izzo il giorno più lungo: 'Sono pulito, lo dimostrerò'
Genoa, per Izzo il giorno più lungo: 'Sono pulito, lo dimostrerò'

Genoa, per Izzo il giorno più lungo: 'Sono pulito, lo dimostrerò'

  • Marco Tripodi
Non è stato un compleanno felice quello celebrato ieri da Armando Izzo.
Nella testa del 25enne difensore del Genoa il pensiero era tutto per l'udienza che andrà in scena oggi al tribunale sportivo di Roma che lo vede coinvolto con la pesantissima accusa d'illecito.

Secondo le dichiarazioni del pentito Antonio Accursio, tre stagioni fa Izzo, che ai tempi militava in Serie B nell'Avellino, si sarebbe accordato con un boss della camorra per accomodare i risultati di due gare di campionato dei lupi irpini, rispettivamente contro Reggina e Modena.

Una brutta storia che se venisse confermata dai giudici porrebbe la parola fine alla favola di un ragazzo cresciuto tra le vele di Scampia ed arrivato alla maglia della Nazionale tra mille difficoltà e tentazioni, ma sempre tirando calci ad un pallone. 

I lati oscuri in questa vicenda non mancano. E nei giorni scorsi sono stati evidenziati più volte dal legale del giocatore Antonio De Rensis. Ora, proprio alla vigilia dell'udienza, a prendere la parola è Izzo in persona che dalle colonne della Gazzetta dello Sport riporta la sua versione dei fatti: "Sa come mi chiamavano questi signori nelle intercettazioni? - domanda il difensore al giornalista - L'ignorante. Dicono: 'Oh, l'ignorante non deve sapere nulla perché Avellino-Reggina la fanno i senatori'. Questo perché nel 2014 ero un novellino nello spogliatoio".

Secondo Izzo ci sono però ben altri aspetti in questa triste pagina a cavallo tra cronaca e sport che non tornano: "Il pentito dice al magistrato che sono uno di loro per via di uno zio affiliato. Ma quello è un parente acquisito con il quale non ho rapporti da quando ero ragazzino. Secondo questo boss, poi, sarebbero venuti a Trieste quando giocavo lì per farmi alterare una gara, ma siccome contavo zero allora è saltato tutto. Ma queste dichiarazioni sono un autogol: non c'è nessuna traccia di questo presunto viaggio e io nel gennaio 2012 passo all'Avellino, dove nessuno mi cerca. Vengono a Trieste ma quando sono ad un tiro di schioppo da Napoli, niente. E mica per qualche mese: passano due anni prima di arrivare ai due presunti illeciti". 

Eppure il suo nome salta fuori: "I fratelli Accurso - prosegue Izzo - sono accusati di omicidi e spaccio di droga. La polizia li teneva sotto controllo: mai, dico mai, c’è un contatto con me. Eppure secondo le carte che ho letto, ero un “fratello”. Non solo, quando organizzano la combine si affidano a Pini, con qualche trascorso nell’Avellino vecchio di 10 anni"

Izzo spiega poi il suo legame con Pini: "Lo conoscevo come molti calciatori dell’Avellino: aveva un negozio di oreficeria. Compravamo diverse cose. In ogni caso, lui aggancia Millesi. Pini mi chiama una sera: “Mi raggiungi in questo ristorante?”. Stavo trattando un orologio e ci vado. Trovo Millesi che mi fa uno scherzo e altre persone, compresa una ragazza. Resto lì 20 minuti. Ho scoperto leggendo che c’era Accurso"

Proprio in quell'occasione, però secondo la Dda, sarebbe stata pianificata la combine col Modena: "Le sembra credibile che un boss punti 400 mila euro per vincerne 45 mila? - si domanda ancora Izzo - E Millesi accetta di restituire i 400 mila se le cose vanno male? Una scommessa sul Modena che doveva fare un gol con qualunque risultato. E quella gara io non l’ho giocata. Mi ero fatto male in settimana e durante il riscaldamento era tornato il dolore. Finisco in panchina. Ora mi segua: il boss vede la gara da un centro scommesse, si è fatto prestare il telefono da Pini. Primo tempo 0-0. Preoccupato manda messaggi a Millesi per risolvere il problema. Millesi, in panchina come me, incrocia Peccarisi che ritorna dagli spogliatoi e lo convince per 15 mila euro a far segnare il Modena. Le immagini Sky testimoniano tutto questo".

Sta scherzando?
"No, sono le accuse di Pini e Accurso. Peccato che dalle immagini Sky si vede come per tutto l’intervallo Millesi, io e gli altri della panchina stiamo in campo a riscaldarci. Non solo, il telefono da cui sono partiti i messaggi non c’è più. Pini ha detto al magistrato di averlo venduto, ma non si ricorda a chi…".

E altre prove?
"Niente, solo parole e parole. Tutti quelli chiamati in ballo hanno smentito. La seconda combine era la nostra vittoria contro la Reggina, che già retrocessa mandò la Primavera. Basta controllare il tabellino. Io sono finito in tribuna, non ho più giocato fino alla fine del campionato per l’infortunio"

Ma allora perché Accurso e Pini fanno il suo nome?
"Me lo sono chiesto mille volte. Una risposta l’ho trovata in fondo all’interrogatorio di Pini. Dice: “Quando vedo Izzo e Millesi giocare in A, beh mi girano”. Ecco, lui non ha fatto carriera. Forse significa qualcosa"

Izzo preannuncia infine la presenza quest'oggi a Roma per seguire in prima persona il processo che potrebbe cambiargli la vita: "In ballo la mia vita e quella della mia famiglia. Ho due bimbe piccole. Il c.t. Ventura mi ha preso da parte durante l’ultimo stage: “Armando se non stai sereno poi si vede in campo. Per noi sei importante: siamo convinti che ne uscirai pulito”. Sono state belle quelle parole, ma starò sereno quando i giudici diranno che non ho fatto nulla. Così tornerò a essere un ignorante onesto. Certo, mio padre lo sa già".

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