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Genoa: 'Se li squalificano non giochiamo'

Genoa: 'Se li squalificano non giochiamo'

Compagni di squadra solidali con i deferiti.
I giocatori del Genoa minacciano lo sciopero.
Spogliatoio unito, contro tutto e tutti. La notizia dei  deferimenti per quanto avvenuto durante Genoa Siena dello scorso 22 aprile è stata accolta con rabbia e fastidio da parte della squadra rossoblù. Se ne è parlato ieri a lungo, prima dell’allenamento pomeridiano. Sette dei 16 giocatori inseriti nella lista dal procuratore Palazzi insieme al presidente Preziosi e al team manager Salucci, vestono ancora la maglia del Grifone: si tratta di Frey, Kucka, Granqvist, Rossi, Bovo, Jorquera e Antonelli. Hanno incassato la solidarietà dei compagni arrivati in questa stagione. Questi ultimi hanno preso una decisione: se ci saranno squalifiche, anche loro non scenderanno in campo. Un segnale preciso, per protestare e anche sentirsi vicini ai compagni di squadra. In ogni caso,la società ha stabilito il silenzio stampa da parte dei tesserati sull’argomento, quindi bocche rigorosamente cucite.

L’arrivo dei deferimenti ha colto di sorpresa un po’ tutti, in casa Genoa. «Non ce l’aspettavamo, anche perché la condotta tenuta dalla società in quel frangente è stata l’unica possibile»,ha sottolineato l’avvocato Mattia Grassani, che ha avuto l’incarico di difendere il Genoa e il presidente Preziosi. Il fatto che si tratti di un “unicum giurisprudenziale” lascia molta incertezza. In teoria c’è un rischio penalizzazione ma l’ipotesi più probabile è che arrivino delle multe. «Il Genoa ha già pagato con le giornate di squalifica del campo, non si può neppure sanzionare due volte uno stesso fatto», il pensiero di Grassani. La società sta studiando gli atti e preparando la linea difensiva, prendendo in considerazione anche l’ipotesi di arrivare al patteggiamento, proprio per evitare brutte sorprese.

Il presidente Preziosi, in ogni caso, è furibondo per quanto avvenuto e va all’attacco con grande decisione: «Io, i giocatori e i tifosi abbiamo subìto una violenza da parte di un gruppo di delinquenti. C’è stato un atto di coraggio e di buon senso, non di vigliaccheria, per evitare guai peggiori, e ora arrivano questi deferimenti. Una beffa. Mi chiedo che Italia è, ha detto Preziosi, che ha parlato di minacce al telefono e di una lattina contro la sua auto. Ha poi aggiunto: «È vergognoso dire che i giocatori sono stati dei vigliacchi. Non c’era il volere di sottostare a questi quattro sciacalli, era solamente una questione di buonsenso per evitare guai maggiori. Capisco chi dice che non si sarebbe mai tolto la maglia,ma in campo c’eravamo noi. Bisogna avere il coraggio di approfondire ed essere seri. Abbiamo rischiato parecchio, io rischio ancora. Tutti i giorni». Non solo: Preziosi ha ricordato che quella vissuta il 22 aprile «era una situazione terribile. Quelli sono dei delinquenti che hanno consumato un delitto sotto gli occhi dei giocatori del pubblico e delle forze dell’ordine. Non ci sono altre verità. Qualcuno doveva impedire che si usasse quella violenza. Lì c’era lo Stato, i giocatori che hanno subìto violenza e il loro capo,io. Insultato. Credete che giocatori come Rossi o come Jankovic si possano togliere la maglietta così davanti al pubblico? Hanno tanto coraggio da vendere che se li sarebbero mangiati tutti i tifosi. Ma c’era bisogno di buonsenso. C’erano bambini che scappavano con le mamme e nei filmati si vedono. C’era una situazione di tensione enorme. Mi aspettavo un minimo di buon senso ma leggendo questo dispositivo non ne vedo».

Si ritorna a parlare del derby di Roma sospeso a causa dell’intervento dei tifosi: nessuno dei giocatori andati a parlamentare con gli ultrà venne poi deferito. «Voglio capire perché col Genoa si usano metodi diversi. A Roma c’è stato un derby bloccato prima dell’inizio con 60 mila persone già sugli spalti che tornano a casa perché un ultrà ha detto che un bambino era morto. Dicendo una balla.Ma di questo cosa è stato detto?». Alla fine, il presidente ha fatto un appello a Genova: «Questa città è ora che si svegli. Perché le sta passando tutto addosso. Perché si continua a consumare il ritornello che al Genoa si può fare tutto e non reagisce. Bisogna dire basta».
 


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