Quanto sono lontani i tempi degli infortuni, o i momenti in cui bisognava decidere se continuare la carriera in serie minori o accettare le proposte milionarie del ricco (solo nel senso economico) calcio arabo. Bosko Jankovic ha saputo superare tutto questo, ed ora è pronto a prendere per mano il Genoa. Due legamenti che si strappano nel giro di pochi mesi, un lavoro durissimo per recuperare tra tanta palestra e pochissimo pallone. Mettersi alle spalle tutto questo e tornare sui campi di serie A vale già una medaglia per il serbo, che ora non ha più intenzione di fermarsi.

Mentre il Genoa continua a cercargli un sostituto sul mercato, lui lavora a testa bassa, convince De Canio e tutto lo stadio. Ogni suo gol, ogni sua esultanza, ogni sua rincorsa all'avversario, sembrano una sfida a chi lo dava già per finito. Malesani è stato il primo a credere in lui: gli ha restituito la voglia di confrontarsi con il grande calcio, lezione che Bosko ha assorbito anche quando il tecnico ha lasciato Genova. Il suo spirito da lottatore è uscito quando più ce n'era bisogno, quando cioè il Genoa lottava per sopravvivere. L'anno scorso insieme a Palacio ha regalato i gol salvezza, quest'anno sta trascinando la squadra.

Il suo destro fulminante ha già messo ko il Cagliari e riacciuffato, se pur temporaneamente, il Catania. Ma Jankovic non è solo gran tiro e tecnica sopraffina, è anche e soprattutto un trascinatore. Potrà sembrare scorbutico, ma non si dà mai per vinto: gioca alla morte ogni pallone. Per questo anche lui si è ritagliato un posto nel cuore dei tifosi rossoblù. Se il suo ginocchio fragile non crollerà più, questo per Bosko Jankovic sarà l'anno della consacrazione. Se lo merita davvero, e lotterà per questo partita dopo partita, gol dopo gol, contrasto dopo contrasto. A De Canio il consiglio di dargli sempre più responsabilità.