Genoa e Milan ci riprovano. Come ad ogni vigilia, arrivano i comunicati e le parole delle due società, gli appelli alla festa, a disputare una partita di calcio e basta. Diciotto anni dopo la sfida tra il Diavolo e il Grifone continua ad essere a rischio perché nessuno ha ancora dimenticato la barbara uccisione di Vincenzo Spagnolo. Quel giorno la guerriglia invase Marassi e cambiò la storia di una partita che è a tutti gli effetti una classica del nostro campionato.

Cosa succederà stasera nessuno lo sa: si può solo sperare che le due tifoserie non provino ad entrare in contatto, altrimenti la festa auspicata da Galliani e Preziosi verrà spenta sul nascere. Ma il problema è - come spesso accade in Italia - la continua ricerca del colpevole e non delle cause. Così non si va da nessuna parte, e lo abbiamo capito in diciotto anni. Papà Spagnolo continua la sua crociata verso la non violenza: lui, che è il più coinvolto di tutti, lancia il suo triste canto, che però quasi mai viene ascoltato.

Difficile anche trovare una soluzione, perché il tempo non ha mitigato gli animi. Blindare lo stadio è un artificio che rende tutti scontenti. Perché così la festa non può spiccare il volo. L'alternativa più semplice potrebbe essere avere stadi all'altezza del 2013, e non vecchissimi complessi, in mezzo alla città, che diventano difficili da gestire.

E allora per stasera non rimane che affidarsi alla speranza che qualcosa, non si sa bene per quale motivo, sia cambiato. Un po' pochino, visto che questa è a tutti gli effetti la soluzione proposta negli ultimi diciotto anni. La speranza più grande è che i tifosi non si arrendano al passato e che come sempre raggiungano Marassi senza nessuna paura, così come hanno sempre fatto.