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  • Giallo sulla morte di Magherini, ex Fiorentina

    Giallo sulla morte di Magherini, ex Fiorentina

    La Nazione approfondisce il caso di cronaca nera sulla morte di Riccardo Magherini. Con un passato da calciatore (con la Fiorentina aveva vinto il Torneo di Viareggio del 1992) era una persona conoscutissima a Firenze. Gherardo che lo conosceva, si era preoccupato vedendolo trafelato e stravolto, entrare poco dopo l’una di notte nel suo locale. "Mi inseguono, mi vogliono uccidere, aiutami ti prego". "Vai di là, nel retro, nasconditi", gli aveva suggerito il ristoratore che poi era uscito in strada, Borgo San Frediano, per vedere chi lo stava inseguendo, chi lo voleva ammazzare. In strada non c’era nessuno. "Ho capito che stava male, racconta il titolare dell’omonimo locale in San Frediano, che non c’era nessuno che lo voleva uccidere".

    Eppure di lì a pochi minuti Riccardo Magherini, classe ’74, fiorentino verace, un atleta, un bravo figliolo, è morto davvero. Come? Perché? La vita è strana a volte e quando la malasorte ti prende a schiaffi, puoi non avere più voglia di reagire. Riccardo, niente sulla fedina penale perché niente è uno sbuffo d’inchiostro di molti anni fa: non macchia l’anima. Qualche problema con la moglie, qualche problema di lavoro, ma Riccardo sembrava averli affrontati. 

    La scorsa notte il dramma. Dopo le 1 di notte la centrale del 112 riceve diverse chiamate per una persona in strada che urla e dà in escandescenze in San Frediano. Le urla si odono anche di qua d’Arno, dal consolato americano. Una pattuglia del Radiomobile arriva sul posto, trova l’uomo agitatissimo, in mezzo di strada, il volto stralunato. Cercano di tranquillizzarlo, ma non ci riescono. C’è l’ambulanza della Croce Rossa. Sono le 1,44. I paramedici chiedono l’intervento di un medico perché quella persona deve essere sedata, per loro. I carabinieri, cui si sono aggiunti altri due militari, nel frattempo lo bloccano a terra non senza fatica e senza conseguenze (4 carabinieri refertati da 2 a 10 giorni). Arriva il medico, ma Riccardo non respira. E’ a terra immobile, non si agita più. Inizia la rianimazione. Sono le 1,49. Alle 2,12 l’ambulanza parte per S. Maria Nuova dove arriva alle 2,25. La rianimazione prosegue ancora per 20 minuti. Ma Riccardo non risponde alle sollecitazioni. Ora del decesso, le 2,45. Arresto cardio respiratorio ed ecchimosi diffuse. Il magistrato ordina l’autopsia che verrà eseguita oggi. 

    "Era blu in viso, gli occhi di fuori quando mi è entrato in negozio, racconta il pizzaiolo di ‘Il borgo della pizza’, mi ha preso il cellulare per chiamare polizia e carabinieri. Aveva la bava bianca alla bocca. Mi ha sfondato il vetro della porta a spallate poi è corso via". Da Gherardo ha sfondato il secondo vetro non accorgendosi che la porta era chiusa. Prima era entrato sul sedile posteriore di una macchina guidata da una ragazza che passava di lì. Lei, terrorizzata, era scappata fuori. Nessuno lo voleva uccidere. Allora perché è morto? Un pool di carabinieri e poliziotti sta indagando sulla vicenda coordinati dal pm Luigi Bocciolini che ha aperto un fascicolo per sospetta overdose senza indagati. Gli è scoppiato il cuore. Ipotesi. Una vale l’altra fino al termine dell’autopsia. 

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