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  • Giovinco: 'Anche io sono da Juve'

    Giovinco: 'Anche io sono da Juve'

    Giovinco, domani sera c’è Napoli-Juve: è la partita più importante della sua carriera?
    «Non credo. Affrontiamo una grande squadra, la più vicina a noi in classifica, ma non sarà decisiva».

    Neanche se vince la Juve?
    «Nove punti sarebbero un bel vantaggio, manel calcio nulla è mai scontato».

    Il Napoli le sta antipatico come a Marchisio?
    «C’è una grande rivalità, soprattutto negli ultimi anni. Ma finisce lì. Anche Claudio si riferiva a questo. Io poi a Napoli ho molti amici».

    Miglior marcatore della squadra (11 gol), secondo più impiegato (34 presenze) dopo Barzagli: che stagione è stata fino a questo momento per lei, tornato da protagonista alla Juve?

    «Positiva, per quello che ho fatto io e ha fatto la squadra. Sono cambiate tante cose. I numeri sono dalla mia parte».

    Perché non indossa il 10?
    «Mi piaceva il 12».

    Sia sincero: la maglia di Del Piero non l’attirava a inizio stagione?
    «Non penso a queste cose, solo a vincere».

    L’eredità di Alex è un peso?
    «Sono condannato ad avere sempre gente attorno che mi parla di Del Piero. Ma l’ho detto subito: io sono Giovinco. Alex è irripetibile, per chiunque sarà difficile eguagliarlo».

    Perché non esulta più con la spanna sopra la testa?
    «A un certo punto ho deciso di cambiare. Non ricordo il motivo».

    A chi era rivolto, domenica scorsa, il dito davanti alla bocca?
    «Alla critica. Se riguardate le immagini, si vede chiaramente che non mi giro verso la curva ma alzo la testa verso un settore preciso. Non ce l’avevo con i tifosi, che sono liberi di fischiare chi vogliono. Lo dice la storia».

    Già, perfino Zidane all’inizio fu contestato. Che effetto le fa questo clima nei suoi confronti?
    «Dispiace. Il clima può influire, io devo essere bravo a non farmi condizionare anche perché la stagione è al momento decisivo. Quel che c’era da dire l’hanno detto il mister e Buffon dopo la partita, sono stati chiarissimi».

    Vialli nell’intervista a La Stampa ha detto che lei è «condannato a dimostrare continuamente qualcosa, mentre c’è chi ha la fortuna di essere considerato bravo a prescindere».
    «Non mi spiego perché si dica, ad esempio, che non sono da Juve. Siamo in testa con miglior difesa e secondo miglior attacco, siamo in corsa in Europa».

    Le critiche alla squadra infatti sono rare.
    «Appunto: ma io ne faccio parte o no?».

    Sempre per citare Vialli: «Sul giudizio dall’esterno pesano spesso eleganza, aspetto fisico e carisma». Ora che va di moda la cresta, se l’avesse anche lei cambierebbe qualcosa?
    «Mi sembra riduttivo. Ma ho deciso di farmi crescere un po’ i capelli, potrei pensarci... (ride)».

    Siete stati voi compagni a convincere Pogba a tagliarsela?
    «Ha scelto da solo».

    Due luoghi comuni su di lei: troppo piccolo per giocare a calcio, segna solo gol non decisivi. Quale le dà più fastidio?
    «Dell’altezza non si parla più, vuol dire che qualcosa di buono ho fatto. I gol sono tutti difficili, chiedete a qualsiasi attaccante».

    Finalmente anche le grandi danno spazio ai giovani, El Shaarawy ne è il simbolo. Rimpiange, a 26 anni, che quando lei ne aveva 20 le cose non stavano così?
    «Sono contento che si punti forte sui giovani, lo sarei stato se fosse capitato anche a me ma non mi lamento. Ognuno ha il suo destino».

    Resterà alla Juve?
    «Non faccio il dirigente, non sta a me rispondere».

    Si vede altrove?
    «No, assolutamente. E poi sono appena arrivato...».

    Il gol al Toro nel derby, per lei che è cresciuto nelle giovanili bianconere dopo essere stato scartato dai granata, è stata l’emozione più forte di questa stagione?
    «Scelgo Pechino, la Supercoppa. Proprio contro il Napoli. La prima vittoria della mia carriera: non vorrei smettere più».

    Estate 2014: al mare o al Maracanà?
    «Troppo presto, il Mondiale è lontano. Manca un anno e mezzo e tanto lavoro per dimostrare di meritare l’eventuale convocazione. La concorrenza è forte».

    È sempre fidanzato?
    «Sì, da sei anni, una storia seria».

    Ha votato?
    «No».

    L’invito al silenzio
    «Domenica scorsa non ce l’avevo con i tifosi, liberi di fischiare, ma con la critica».

    Nello spogliatoio avete commentato queste elezioni così particolari, con l’exploit di Grillo?
    «Qualche battuta, ma non sono intervenuto. Non sono un esperto».

    Che cosa è pronto a fare in caso di vittoriadi scudetto o Champions League?
    «Non ci ho pensato. Nel caso sicuramente ne vedrete delle belle».

    Anche in Europa potete andare fino infondo?
    «In Champions stiamo facendo ottime cose. Ce la giochiamo con tutte, è la nostra mentalità».


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