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  • Giropalla, i guai difensivi delle big: marcature a uomo o zona? No a distanza!

    Giropalla, i guai difensivi delle big: marcature a uomo o zona? No a distanza!

    Un occhio esperto per superare le chiacchiere da Bar sport, le polemiche superficiali e il can-can mediatico: in esclusiva, per calciomercato.com, le riflessioni tattiche di Marco Alboni, allenatore abilitato Uefa B e tecnico delle Giovanili S.S LAZIO.

    Italia, terra di portieri e di grandi difensori! Sono cresciuto con impresse nella mente le immagini dell'Italia campione del mondo ’82: le uscite di Dino Zoff, le prestazioni gagliarde di Claudio Gentile, che anniento’ prima Maradona e poi Zico con una marcatura asfissiante a tutto campo, fatte di anticipi, spintarelle, ostruzioni ,magliette che si allungano e si accorciano. Quell'attenzione, quella decisione nel marcare il diretto avversario ha permesso all’Italia di vincere un Campionato del mondo.

    Nell'ultimo turno di campionato di serie A, vedendo le partite e soprattutto i gol che hanno deciso le gare delle squadre di vertice i ricordi del 1982 sono riaffiorati e ci siamo chiesti se nell’epoca del calcio totale, fatto di zona, raddoppi di marcatura, scalate e pressing non si sia persa la capacita' di marcare il diretto avversario, che nel caso specifico non si chiamava ne' Zico o Maradona, ma semplicemente Lanzafame, Spolli, Caceres e Diakite.

    Iniziamo dall'anticipo di sabato, Milan-Roma, in cui è stata decisiva la seconda rete di Ibra, marcato maldestramente da Kjaer, che comunque si trova senza appoggi 1vs 1 con il campione svedese.

    Il gol nasce da sombrero al portiere con conseguente colpo di testa in prossimità della porta, con il difensore giallorosso che non salta e non insidia la giocata del bomber milanista.

    Domenica pomeriggio: sfida di Napoli ribaltata da due corner vincenti del Catania, che approfitta delle ‘mancate marcature’ dei difensori azzurri. Stessa sorte all'Olimpico di Roma per il Cagliari: rete decisiva di Diakite che salta quasi indisturbato nell'area rossoblu su palla inattiva. L'opera si si completa nel posticipo Juve -Inter dove Caceres  ha sbloccato il match su corner colpendo solissimo a pochi metri dalla porta. La domanda e' lecita, cosa sta succedendo ai difensori in fase di marcatura su palla inattiva? Eppure rispetto alle situazioni di gioco marcare partendo da fermi non dovrebbe facilitare i difendenti?

    Innanzitutto e' importante sottolineare come in situazioni di palle inattive non sono solo i marcatori a difendere, anzi spesso sono i difensori avversari a salire per far gol (Diakite, Spolli, Casares) e cio’ coinvolge sicuramente anche quegli attaccanti e mediani che aiutano i compagni in fase difensiva.

    Il problema marcature ieri è stato talmente evidente che mister Mazzarri, nel dopo gara, ha parlato di esercizi specifici e "castello difensivo" sulle palle inattive per ovviare alla consuete lacune sui calci piazzati. Una tecnica già utilizzata dal Milan di Ancelotti che marcava a zona sulle palle inattive e dalla Juve di Delneri, che subiva molti, troppi, gol nel gioco aereo.

    Personalmente ritengo che fare densita' nell'area di rigore possa aiutare molto la squadra difendente, ma ci sono spesso fattori oggettivamente "incalcolabili". La Juve di Conte, sui corner, gioca spesso la palla a terra per lo scarico di un attaccante che viene via dall'area di rigore e porta fuori un difendente creando uno spazio utile  per l'inserimento di un colpitore offensivo nell'area di porta.

    Il Milan gioca spesso palla da corner su un calciatore vicino al battitore che effettua una parabola ad uscire, con l'intento di allungare i tempi della marcatura e portare i difendenti piu' lontani dall'area di porta. Tante squadre sulla battuta del corner mandano un attaccante a cercare palla incontro sul primo palo (spizzata) con l’intento di prendere il tempo agli avversari e rendere fruttifero l'inserimento degli attaccanti sulla seconda palla. Tutti accorgimenti offensivi che spesso rallentano i tempi della marcatura, allungano le distanze tra difendente ed attaccante ed allungano la durata dell'azione, riducendo, talvolta, la concentrazione dei pacchetto difensivo.

    Un elemento che ritengo possa essere determinante in queste situazioni, ma che spesso e' poco utilizzato, e' l'uscita del portiere, l'unico che avendo fisico, tempismo e l'utilizzo in estensione delle braccia potrebbe, secondo me, almeno fino al dischetto di rigore farla da padrone sulle parabole arcuate da corner o punizione laterale.

    E’ opportuno ricordare, inoltre, che nel gioco del calcio ci sono milioni e milioni di varianti e componenti che ne condizionano l'andamento ed i risultati. La panacea di tutti i mali, si dice, e' sempre l'esercizio e l'allenamento, ma la mia personalissima idea e' che allenare od esercitarsi nella marcatura da fermo e' sicuramente piu' complicato e penso comunque che sia piu' importante la componente psicologica, legata sia alla concentrazione/attenzione che un difensore deve avere in fase di marcatura che allo spessore tecnico dello stesso.

    Credo, infine, che determinate situazioni ambientali, mentali e psicologiche tipiche della partite siano difficili da riproporre in una seduta di allenamento e percio' piu' difficilmente allenabili.

    Non saremo sicuramente noi a risolvere i problemi di "marcatura" delle squadre nostrane, ma quantomeno era doveroso analizzarle e cercare di capirne la natura.

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