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  • Goal Politics: la Coppa d'Africa del dittatore e del delfino viveur. VIDEO

    Goal Politics: la Coppa d'Africa del dittatore e del delfino viveur. VIDEO

    Parte domani la Coppa d'Africa 2012, la cui fase finale quest'anno si gioca in Guinea Equatoriale e Gabon. La curiosità, per quanto riguarda i rapporti fra calcio e politica, riguarda in particolare la Guinea Equatoriale, un Paese piccolissimo (700 mila abitanti), ma (per Amnesty International) fra i più corrotti del mondo e dominato da una dittatura. 

    Non è la prima volta che una competizione internazionale calcistica viene organizzata da un Paese in cui vige una dittatura, e in passato è successo anche a livelli più alti rispetto alla Coppa d'Africa: i casi più eclatanti sono i Mondiali del 1934 nell'Italia mussoliniana e i Mondiali del 1978 in Argentina. Ma in questa occasione fa specie che, mentre alcuni stati africani (nell'Africa mediterranea) nel 2011 si sono liberati dai loro dittatori, a ospitare la Coppa d'Africa è chiamato uno Stato con un presidente despota e un delfino viveur. Ed è curioso il fatto che domani la Guinea Equatoriale farà il suo esordio proprio contro la Libia, uno degli stati che si sono liberati da un dittatore (Gheddafi) durante lo scorso anno: ai giocatori della Guinea Equatoriale, il presidente Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, in carica dal 1979, ha promesso un milione come premio partita

    Sulla Stampa di oggi, Giulia Zonca ha dedicato alla Coppa d'Africa e alla Guinea Equatoriale un interessante articolo, dal quale abbiamo preso largamente spunto per questo Goal Politics. "La Guinea Equatoriale non sa come gestire l’improvvisa attenzione - scrive la Zonca -. Il Paese è piccolo, 700 mila abitanti, la squadra minuscola e inesperta ma, giusto per rendere l’idea delle pressioni che si ritrova addosso, in caso di vittoria nella gara inaugurale si porta a casa un montepremi di un milione di dollari più un bonus di altri 20 mila per ogni gol. Gentile omaggio del figlio del presidente, anche ministro a tempo perso e protagonista di vari scandali grazie a una vita mondana senza freni e a spese folli mai motivate. È l’erede del grande capo, suo padre Teodoro Obiang Nguema Mbasogo è in carica dal 1979 e nelle ultime elezioni, nel 2009, è stato rieletto con il 97 per cento delle preferenze. Quanto basta per definirlo un dittatore. In caso servissero altri dettagli si può scorrere il dossier di Amnesty International che piazza la Guinea Equatoriale tra i posti più corrotti ed elenca un’impressionante serie di soprusi. I diritti umani non sono esattamente il centro del programma dell’onnipotente Teodoro Obiang NguemaMbasogo. Lui gestisce una discreta ricchezza: negli ultimi 20 anni il Paese è cresciuto grazie al petrolio e questa Coppa d’Africa fa parte di un mastodontico progetto di sviluppo. Hanno costruito un nuovo stadio e rinnovato quello che già esisteva e stanno tirando su una cittadella dentro Bata, la capitale politica, con un avveniristico centro congressi e hotel di lusso aperti la scorsa estate per il summit dell’Unione africana. È già in cantiere un fronte mare faroinico e una nuova area residenziale, Oyale. L’immagine traino di tutta questa espansione dovrebbe essere la nazionale, chiamata Nzalang, tuono in lingua Fang".

    "Il capo di stato, addestrato all’accademia militare della Spagna franchista, già li chiama «eroi», dice che porteranno in giro per il mondo la «nuova Guinea Equatoriale» - prosegue l'articolo -. Quel che resta dell’opposizione li considera invece «un depistaggio, l’ennesima truffa. Giusto il modo di distrarre la gente dai brogli e dai problemi». E loro in mezzo. L’allenatore che li aveva preparati, il navigato Henri Michel, se ne è andato sbattendo la porta meno di un mese fa: «Troppe interferenze del governo, impossibile lavorare». La palla è passata al brasiliano Gilson Paulo che ha cercato di tenere unita la truppa. Non ci sono campioni, il meglio è Rodolfo Bodipo, una punta di 34 anni che gioca nel Deportivo La Coruna, nella serie B spagnola. Seguono Juvenal, stella della serie C spagnola e Javier Balboa, passato da promessa, con tanto di contratto al Real Madrid nel 2005, e presente da sopravvalutato al Beira Mar, in Portogallo. Tutto qui, la nazionale langue al posto numero 151 della classifica Fifa, il più basso di tutta la Coppa d’Africa".

    "Una squadra in cerca di identità costretta a farsi bella davanti ai potenti di casa e a inventarsi forte contro avversari complicati - conclude Giulia Zonca sulla Stampa -. Tra due giorni la Libia, neo nazione esaltata dal calcio libero, poi il Senegal e lo Zambia. Il presidente assicura: «Passeremo il turno» e per fortuna dei calciatori non esiste libertà di parola: non c’è bisogno di mentire".

     

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