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  • Gomorra 2: il clan Sarri contro la banda Spalletti, è lotta per la Champions

    Gomorra 2: il clan Sarri contro la banda Spalletti, è lotta per la Champions

    • Angelo Taglieri
    "Ij quann teneve vint ann teneve doj palle a sott accussì. Steve semp cu mio padre osservavo capivo​". Parola di Pietro Savastano, uno dei protagonisti di Gomorra-La Serie. Un altro che osservava, capiva, quando era insieme al padre era Maurizio Sarri, tecnico del Napoli e controfigura, vista la somiglianza, di Don Pietro. L'ex Empoli era spesso sugli spalti del Franchi insieme al padre, Amerigo, che voleva trasmettere la fede viola al piccolo Maurizio. Niente da fare, a Firenze lo colpì il colore delle maglie azzurre del Napoli. E ora, sulla panchina partenopea, guida il Clan Sarri verso il secondo posto, molto vicino. Ma la Banda di Luciano Spalletti ci crede ancora

    IL CLAN SARRI - Bel gioco, possesso palla, verticalità e mentalità offensiva. Questi sono i cardini della filosofia di Sarri, che insieme ai suoi scugnizzi è stato protagonista di un grande campionato. Stella della sua squadra Gonzalo Higuain, venuto in Italia dalla Liga per bucare i portieri della Serie A. Come Salvatore Conte di Gomorra, voglioso di prendersi Napoli dopo la parentesi in Spagna, il Pipita, affamato di gol, vuole condurre gli azzurri in Europa dalla porta principale e superare il record di Nordahl di 35 reti. Certo, non sono mancate le grane in questa stagione per Sarri, come il dualismo Insigne-Mertens. Il primo, con il sangue azzurro nelle vene e con il cuore colmo di Napoli, non sempre ha accettato le scelte del tecnico e spesso lo si è visto contrariato in panchina (ne sa qualcosa anche Conte...). Genio e sregolatezza, con un pizzico di ribellione, come Gennaro Sevastano vuole sempre di più e non si accontenta mai. L'antagonista è quel Dries Mertens, perfetto sostituto del 24 azzurro, spesso "incazzato", come ha detto lo stesso tecnico. Un Mertens alla Ciro, pronto a cambiare casacca pur di giocare di più...

    LA BANDA DI SPALLETTI - "A parte il Papa, a parte Francesco Totti, l'unico Re di Roma era il Libano di Romanzo Criminale". 
    Parola del Libanese Rudi Garcia, che ha lasciato la capitale per fare spazio al Freddo Luciano Spalletti, sempre lucido in conferenza stampa e capace di rimettere in piedi una situazione che era sul punto di collassare. Rivitalizzato capitan Totti, con una gestione che ha fatto il bene del calciatore e quella dei giallorossi, con la sua banda, composta dal Bufalo-Florenzi, sempre fedele ai colori e al suo capitano proprio come il personaggio di Romanzo Criminale al Libanese, e dal Dandi-Nainggolan: di fatto uomo in più di Garcia prima e Spalletti poi, studia da grande tra i grandi simboli giallorossi. Tanto che, come Mario De Angelis può dimenticarsi degli amici, "voltargli le spalle" e volare in Inghilterra, in quella Premier dove il Chelsea lo aspetta. E dove c'è Ranieri, campione a sorpresa col Leicester, suocero di Alessandro Roja, che il Dandi lo ha interpretato. Napoli contro Roma, Sarri contro Spalletti, il clan contro la banda: tra un "non voglio spartire niente con nessuno" e un "pjiamose Roma", i due club inseguono, all'ultimo respiro, quel secondo posto che garantisce l'accesso all'Europa che conta. Perché "l'omm ca po fa a men e tutt cos nun tene paur e nientdiceva Salvatore Conte, ma i club italiani, della Champions, non possono proprio farne a meno .

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