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  • I 10 mercenari più celebri del calcio
I 10 mercenari più celebri del calcio

I 10 mercenari più celebri del calcio

  • Antonio Martines
La figura del mercenario brutto, grosso, sporco e cattivo affascina da sempre, e negli ultimi anni è stata ripresa da Hollywood con la serie di film diretti da Stallone. Anche nel calcio i mercenari vanno alla grande, e non è un caso che il loro numero sia aumentato esponenzialmente dopo la sentenza Bosman, vale a dire con l'avvento del calcio moderno. Ci siamo divertiti a stilare una classifica dei mercenari più celebri del calcio, e bisogna dire che nella lista ve ne sono di tutti i tipi: dagli ipocriti della scelta di vita, a quelli duri e puri che non nascondono la loro avidità, dalle facce di bronzo - per usare un eufemismo - che baciano lo stemma della maglia ogni volta che arrivano in un nuovo club, a quelli che lo hanno fatto per pura necessità di sopravvivenza. Tante storie diverse, ricche di aneddoti e curiosità che hanno come comune denominatore, un frequente e sfacciato cambio di casacca, anche se certi aggettivi non dovrebbero essere più utilizzati, visto che ormai non si scandalizza più nessuno neanche tra i tifosi...ma partiamo con la nostra "sporca decina".

10 – Romario: Il brasiliano è stato un mercenario atipico perché mosso non dall'avidità di denaro, quanto piuttosto da quella della gloria. Dopo una prima parte di carriera di tutto rispetto, spesa in Europa tra PSV e Barcellona, l'attaccante tascabile comincia una lunga serie di andate e ritorno tra Flamengo, Valencia, Vasco de Gama e addirittura Fluminense, senza dimenticare qualche altra apparizione ai quattro angoli del globo in campionati ancora considerati improbabili ai suoi tempi, come quello Statunitense, Australiano e degli Emirati Arabi. Questo girovagare per il mondo, ad un certo punto divenne anche tenero, perché il suo proposito non era quello di arricchirsi ancora di più, quanto piuttosto quello di provare a superare la soglia (assurda per il calcio moderno) dei 1000 gol. Obiettivo che Ca va sans dire non venne mai raggiunto, visto che si fermò a quota 691.

9 – Anelka: Anche il francese appartiene a questa speciale classifica, non per scelta di vita e neanche per soldi, ma solo per mancanza di professionalità. Nicolas arrivò a squagliarsela dal Real Madrid nascosto nel bagagliaio della propria auto, una cosa assurda e paradossale e quasi ridicola oltreché oltraggiosa visto che di mezzo c'era il Real, e che Real poi... Dopo un avvio di carriera promettente, caratterizzato da un paio di ottime annate nell'Arsenal di Wenger che lo aveva preso dal PSG, arrivò proprio la grande chiamata dal Real Madrid (che di li a poco sarebbe diventato quello dei galacticos), ma paradossalmente anziché la sua consacrazione, quella fu la sua la grande bocciatura. Da li in poi: PSG, Liverpool, City, Fenerbache, Bolton, Chelsea, Shangay Shenua, Juventus, WBA, Atletico Mineiro e infine Munbay City, dove giochicchia ancora nel ruolo di allenatore giocatore. Un mercenario per necessità.

8 – Baggio: Mercenario suo malgrado si potrebbe dire, visto e considerato che praticamente quasi tutti i suoi cambi di casacca non sono mai stati veramente frutto della sua volontà. Vicenza, Fiorentina, tutte e tre le grandi a strisce, intervallate dal Bologna per poi chiudere da Maestro a ruota libera nel Brescia dei miracoli di Mazzone. Fosse stato per lui sarebbe rimasto per sempre in maglia viola, seguendo le orme di un altro immenso come Antognoni, ma i tempi ormai erano cambiati e il suo talento enorme fu oggetto della cupidigia di tutti i nostri grandi club. Non è rimasto veramente nella storia di nessuna squadra, visto che era una sorta di profeta errante del calcio che ha dispensato il suo talento un po' di qua e un po' di là; però probabilmente sarà l'unico “mercenario” a rimanere per sempre nel cuore di tutti gli Italiani.

7 – Serena: Il mercenario della Torino-Milano, visto che i suoi cambi di sponda avvennero sempre sull'asse delle due città. Visse l'intera sua carriera nell'epoca in cui il cartellino era di esclusiva proprietà dei club e riuscì a ottenere risultati importanti con le maglie di Torino, Juve, Inter e Milan. Regalò al Torino il derby dell'84-85, quello conquistato in rimonta e vinto con un suo gol all'ultimo minuto (forse il più amato di sempre dai granata). L'anno dopo passò proprio alla Juve e fece in tempo a chiudere il ciclo di Platini, vincendo scudetto e Intercontinentale. Poi tornò per l'ennesima volta all'Inter, (squadra dalla quale fu scoperto) questa volta però da protagonista, vincendo lo scudetto dei record dell'89 e il titolo di capocannoniere. Infine, chiuse in bellezza, da comprimario di lusso al Milan, vincendo anche qui uno scudetto.

6 – Tevez: L'Apache la faccia da mercenario l'ha sempre avuta, e bisogna dire che ha mantenuto anche fede al suo aspetto, visto che nel 2009 pochi giorni dopo aver perso la finale di Champions all'Olimpico contro il grande Barca di Guardiola, ufficializzò il suo clamoroso trasferimento dallo United al City, compiendo uno di quei tradimenti che non si possono neanche immaginare nel calcio inglese. Il derby di Manchester infatti è uno dei più sentiti d'Inghilterra, se non il più sentito in assoluto, e chi passa da un parte all'altra, è stato sempre inevitabilmente considerato un traditore. Come se ciò non bastasse fu accusato anche di essere mercenario da uno come Joey Barton, non uno stinco di santo certo, ma dell'argentino disse questo: “E' un mercenario! Io non sono un santo, ma Tevez è un'altra cosa. Si è messo in sciopero per sei mesi nel suo club, è tornato in Argentina per giocare a golf nell'attesa di farsi cedere. Se questo non è la rappresentazione del peggio che c'è nel calcio moderno, allora non saprei”. Qualche sospetto lo ha avuto anche qualche tifoso bianconero, quando la scorsa stagione ha lasciato anzitempo la signora per tornare al Boca, ma la cosa in quel caso fu accettata, perché in fin dei conti si trattava della sua squadra del cuore.

5 – Bernd Schuster. Il tedesco negli anni 80 e 90 fu il mercenario per eccellenza della Liga spagnola. Dopo otto lunghi anni (1980-88) con la maglia del Barcellona, passa clamorosamente al Real Madrid dove resta per due anni, ma non pago decide di concedersi un'esperienza anche con la maglia dei Colchoneros dell'Atletico. Una cosa va detta: non ha mai sfigurato con nessuna delle tre grandi di Spagna. Il biondo Schuster probabilmente è stato il mercenario più professionale e affidabile di tutti quelli presenti nella lista.

4 Figo: Il mercenario che probabilmente più di tutti ha ferito il cuore di una tifoseria. Per lui non fa testo il numero di squadre, quanto il fatto che fosse una delle bandiere principali del Barcellona vincente della seconda metà degli anni 90, e il suo il passaggio brutale e improvviso dai catalani al Real Madrid, nell'estate del 2000, fu vissuto non solo come un orribile tradimento da parte dei tifosi blaugrana, ma soprattutto come un vero e proprio atto di lesa maestà per la maglia e l'onore di un club come il Barcellona. Il suo ritorno al Camp Nou fu una di quelle tregende inenarrabili, caratterizzata da un gesto osceno, viscerale e quasi da magia nera: il lancio in campo di una testa di maiale mozzata. Per i tifosi culè, Giuda in confronto al portoghese è un pivello.

3 – Vieri: Quindici cambi di maglia in diciotto anni di carriera professionistica, per un totale di 13 club. Per tutti gli anni 90, ha giocato ogni stagione con una squadra diversa (Torino, Pisa, Ravenna, Venezia, Atalanta, Juve, Atletico, Lazio e Inter). La sua permanenza più lunga è stata quella in maglia interista (103 gol su 144 presenze), ma senza nessun trofeo. Dopodiché un'altra lunga carovana di squadre (Milan, Monaco, Sampdoria, Atalanta (2) e Fiorentina). Davanti a un simile curriculum verrebbe istintivamente da pensare ad un mercenario puro, ma forse in realtà, si trattava di un semplice giramondo.

2 – Ibrahimovic: Per lui meno squadre di Vieri, ma mercenario nel senso ortodosso del termine. Non si è mai fatto scrupolo di andarsene quando gli pareva o conveniva. A volte, spaccava gli spogliatoi (dall'Ajax alla Juve), altre batteva i pugni sul tavolo della dirigenza (dalla Juve all'Inter), poi arrivarono i mal di pancia (dall'Inter al Barça per poi approdare al Milan e infine al PSG). Il tutto condito da improvvide dichiarazioni d'amore, per molte delle maglie che ha vestito, spacciandosi in taluni casi addirittura per tifoso o ammiratore del blasone e dell'importanza storica della maglia che stava per indossare. Si è risparmiato giusto col PSG, e meno male verrebbe da dire...e comunque non è affatto detto che sia finita qui.

1 – Mo Johnston: Per gli scozzesi non c'è alcun dubbio, il peggior mercenario e traditore nella storia del calcio non può che essere lui. Il biondo attaccante si rese infatti protagonista del peggior tradimento possibile in terra di Albione, ovvero quello consumato all'interno dell'Old Firm, il derby più antico e sentito del mondo, roba al cui confronto persino River-Boca e Real-Barca impallidiscono. Maurice John Giblin Johnston, riusci nella titanica impresa di unire temporaneamente Glasgow nell'odio contro di se. I cattolici del Celtic lo aborrivano per il tradimento subito, e i protestanti dei Rangers non lo volevano assolutamente perché era un cattolico. L'Old Firm è una rivalità sacra che va al di là dello sport e della religione perché li contiene entrambi, e lui fu il primo giocatore nella storia a violare qualcosa di inviolabile per le genti di quelle terre. Quindi è indiscutibilmente lui, ancora oggi, il mercenario più celebre della storia del calcio.

 

Ecco la classifica finale:

  1. Mo Jonhston
  2. Ibrahimovic
  3. Vieri
  4. Figo
  5. Bernd Schuster
  6. Tevez
  7. Serena
  8. Baggio
  9. Anelka
  10. Romario


@Dragomironero

La firma di "Giuda" Mo Johnston nel telegiornale dell'epoca:


 

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