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  • I gol di Cavani, sorrisi per chi soffre in ospedale

    I gol di Cavani, sorrisi per chi soffre in ospedale


    Napoli-Sampdoria 4-0. Questa volta ve la racconto da un luogo un po’ particolare. Una stanza, sei letti. Sei pazienti, altrettante mogli e qualche figlio. C’è chi ha una flebo attaccata a un braccio, c’è chi vaga con il pigiama, chi preferisce la tuta e chi invece non rinuncia al jeans ed al maglione. Forse perché rifiuta mentalmente l’idea di poter essere in un ospedale. Luca avrà una trentina d’anni, capello con il gel e zoccoli verdi al piede. Tifoso sfegatato del Napoli. Gli tocca il turno della domenica ma non si spaventa più di tanto. E’ lui che porta il decoder di Mediaset e lo attacca al televisore che ha portato il figlio di Giuseppe, 57 anni, in attesa di un’operazione al polmone. Cos’ha non è importante. E’ importante il fatto che lui come migliaia di altri ammalati passi questa domenica in un letto d’ospedale. Io sono in visita a zio Luigi. Una domenica diversa. Invece dello stadio, alla stanza 7  di un padiglione come tanti. Ossa, braccia, testa, organi interni, padiglione che vai malattia che trovi. Quella mentale ce l’hanno tutti: Il Napoli.  Il tavolo delle vivande al centro e un piccolo semicerchio con una decina di persone. C’è anche qualche intruso dalle altre stanze. Si fa festa, si ride, si scherza, si finge di dimenticare. “Guarda Cavani”, “Gargano, ma che c… fai”, E Luca che interviene: “dottò non agitatevi troppo, vi fa male al cuore”. Già, fa male al cuore questo Napoli. Il cuore dei sani e dei malati. Però ha fatto sorridere Gianni e Lucia. Loro due sì che sono persone vere e non un po’ romanzate come tutto questo racconto. Fanno cinquant’anni in due. Lui ha passato due giorni su una lettiga d’ospedale prima di trovare il “suo” posto in corsia. I quattro gol gli hanno regalato l’unico sorriso  di questi giorni difficili. Lei è la fidanzata e lo veglia giorno e notte. Pasquale è un po’  il babbo di entrambi anche se è solo Lucia a chiamarlo papà. Il Napoli e il Napolista servono anche a questo. A salutare e regalare un sorriso a chi sta soffrendo.
     


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