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  • Ibra 'Tre anni e smetto; sono il migliore'

    Ibra 'Tre anni e smetto; sono il migliore'

    Dopo un anno triste a Barcellona il campione «infedele» è tornato da noi per giocare, dopo Juventus e Inter, nel Milan. Una squadra «che mi convince», un po’ come fece lui, qualche anno fa, con Helena Seger, sua moglie: «Ho occasione in Italia, se vuoi venire sono contento». Lei disse sì, e da quel momento è sempre al suo fianco. A Vanity Fair, che gli dedica la copertina - in edicola dal 1 dicembre - si racconta.
     
    Di lei si dice che, la prima volta che entrò nello spogliatoio di una squadra svedese, pur essendo il più piccolo aveva già l’atteggiamento da Zlatan Ibrahimovic: molto sicuro di sé. «Giocavo in una squadra competitiva, tutti volevano essere il migliore. Ho iniziato così e sono così ancora oggi. E poi, per stranieri con un nome come Ibra, era difficile emergere: sentivo che dovevo fare dieci volte meglio di quello al mio fianco. I giornali mi hanno costruito l’immagine da “cattivo ragazzo” perché ho rotto gli schemi: era la prima volta che uno straniero entrava in un club storico svedese».

    Un po’ cattivo ragazzo lo è. Altrimenti, dopo aver fatto gol durante l’ultimo derby, non sarebbe andato a esultare sotto la curva dell’Inter.  «Questa è emozione. Prima della partita mi avevano chiesto: “Se fai gol esulti?”. Ho risposto: “Non lo so, dipende dall’emozione che provo”. Non puoi dire prima cosa farai, se ragioni così il tuo gioco è disturbato, devi lasciare libero l’istinto. Ma va bene così, non cerco approvazione, non voglio essere perfetto».

    Il suo passaggio al Milan ha fatto arrabbiare molti tifosi interisti. A loro che cosa risponde? «Primo: bisogna capire se sono arrabbiati davvero o lo fanno per politica. Secondo: se sei un vero tifoso sei contento di quello che ho fatto per Inter. Questo almeno è rimasto a me: un ricordo positivo».  Non  bisognerebbe mostrare più attaccamento alla maglia? «Quando sono andato dalla Juve all’Inter, allora? Anche quel passaggio non era semplice». Per questo non sarebbe mai tornato a giocare nell’Inter? «Non c’era interesse da parte della società. E comunque il mio motto è: non si torna indietro mai. Perché non potrei fare meglio di quello che ho fatto». Sembra di sentir parlare Mourinho. Siete simili vero? «Simili perché parliamo chiaro e concreto. Mi dispiace solo che abbiamo lavorato insieme per poco, un anno. Ma in un anno abbiamo fatto grandi cose».

    La chiamasse al Real Madrid? «No. Sono un giocatore del Milan adesso, e non penso ad altro». Con Mourinho ha avuto screzi? «In campo mi ha urlato tante volte, e se non giocavo bene mi insultava anche davanti agli altri, ma questo è giusto. Mourinho in campo si trasformava come noi giocatori. Però non mi ha mai detto come ha preso la decisione di vendermi al Barcellona. Ci sentiamo spesso ancora oggi, ma di questo non mi ha mai parlato». Mourinho, quando gli chiedevano la formazione ideale dell’Inter, rispondeva: Ibra più dieci. «No, Mourinho diceva: Mourinho, Ibra, più dieci». Non è fedele alla maglia ma da nove anni lo è alla stessa donna. Non vale anche nel privato la voglia di trovare nuove sfide, nuove emozioni? «Infatti nel 2006 abbiamo fatto un figlio, poi nel 2008 il secondo. E se vogliamo altre novità facciamo terzo».  Si sente il giocatore più forte del mondo? «Sì. Se non lo pensi, non esci al cento per cento. Per me secondo non esiste».  Quanto pensa di giocare ancora? «Tre anni al massimo. Devi smettere quando sei al top».


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