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  • Il calcio e la Jihad: che Allah ci protegga!

    Il calcio e la Jihad: che Allah ci protegga!

    • Marco Bernardini
    Lo sforzo di Papa Francesco, il pontefice “rivoluzionario” arrivato dalla fine del mondo, per tentare di far intendere a tutti l’unicità della fede oltre la cortina delle molte (troppe) religioni è a dir poco ammirevole. Mi risulta, attraverso contatti con persone vicine al ministero per gli affari Esteri, che il Vaticano stia pensando di farsi promotore di un evento sportivo senza precedenti.  Una partita di calcio, da giocarsi a Roma, con in campo due squadre composte e allenate da rappresentati di tutte le razze e religioni del mondo. Non so fino a che punto una simile e magnifica idea possa essere realizzata e non debba poi venir cancellata per motivi di sicurezza. Certo è che, conoscendo le passioni calcistiche di Francesco tifoso del San Lorenzo e della Juventus, l’ipotesi che il progetto possa diventare realtà non è poi così campata in aria. Del resto, non ricordo bene chi fu a sostenere che “se le ideologie e le fedi dividono gli uomini, lo  sport li unisce”, ma in ogni caso non si tratta di una sciocchezza.

    A livello internazionale stiamo vivendo momenti ben più che difficili. Addirittura drammatici e poi resi tragici dalla scansione di atti criminali e di stragi senza senso consumati pressoché quotidianamente negli angoli più disparati del pianeta. Una parola sola basta per mettere paura ed evocare sangue perlopiù innocente: “Jihad”. Il movimento oltranzista islamico i cui affiliati odiano ogni cosa che possa ricordare l’Occidente e il nostro modo di vivere secondo loro  inquinato da depravazioni assortite e da inammissibili trasgressioni. Un teorema talmente radicale e radicato in questa frangia di un Islam che, di fatto, non è assolutamente l’Islam che consente a uomini, donne e anche bambini di farsi del male senza esitazione oltreché far scempio degli altri. Metaforicamente, una secchiata di acqua ghiacciata andrebbe gettata sul fuoco del fanatismo. Ma il problema è che troppo spesso, per interessi squisitamente economici, al posto dell’acqua c’è il petrolio così che le fiamme divampano ancora di più.

    Il calcio potrebbe rappresentare un lumino acceso nel buio. Meglio di niente. Un richiamo, addirittura, andando a toccare una corda  che gli stessi Jihadisti non ritengono stonata, naturalmente fatti salvi alcuni distinguo. Riferiscono, infatti, le voci di coloro i quali sono tornati dalle zone più calde dei Paesi dove si organizzano e si addestrano i talebani che il gioco del pallone è l’unico divertimento occidentale al quale nessun militante oltranzista sottrae. Ogni giorno, sul far della sera, le bande armate si trasformano in squadre e i soldati diventano giocatori disarmati. Proprio come avviene negli oratori o nei prati dell’Occidente infedele. La maglietta più gettonata dai combattenti-atleti è quella dell’Arsenal. Chissà, forse perché evoca un qualcosa di bellico. Poi, in ordine, vengono quelle del Real Madrid, del Barcellona, del Milan e della Juventus . Evidentemente il segnale di Sky copre anche il sud dell’Afghanistan.

    Le partite (alle quali  le donne non possono assistere) sono più o meno regolari, salvo l’obbligo di interrompere il gioco se è tempo di preghiera. Le regole, invece, sono quelle della sharia ovvero ferree. Quelle formali e non tecniche. Niente maniche corte. Pantaloncini fin sotto il ginocchio. Vietato esultare sia per i tifosi e sia per i giocatori dopo un gol. Togliersi la maglietta comporta la squalifica a vita. Le entrate troppo dure vengono sanzionate con pene corporali e per ogni fallo commesso esiste un numero prestabilito di frustate da eseguirsi sul posto. Nessun numero sulla schiena. Esclusi dal gioco coloro che hanno compiuto i quarant anni perché sarebbe poco dignitoso vederli correre dietro una palla. Fotografie tabù. Non appena l’arbitro fischia la fine, via da dosso la divisa da gioco e tutti subito dentro quella da miliziano. Unica concessione per i giocatori, ringraziare il cielo con il tradizionale “Allah Akbar”. Altro che moviola in campo! E che Allah ci protegga.

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