Calciomercato.com

  • Il calcio marcio, l'antidoto di Prandelli, la dignità di Colantuono

    Il calcio marcio, l'antidoto di Prandelli, la dignità di Colantuono

    di Xavier Jacobelli

    direttore www.quotidiano.net

    Prima Cremona, adesso Napoli: da Scommessopoli grandinano notizie sempre più gravi sul calcio italiano, colpito dagli attacchi di una criminalità agguerrita, contro la quale si battono magistrati e investigatori coraggiosi. Chi ama il calcio è sotto choc e alterna moti di disgusto verso quanto sta emergendo dal vaso di Pandora scoperchiato dai giudici a incredulità sincera per quelli che taroccano le partite, calpestando la passione più autentica e sincera.

    Eppure, in attesa di provvedimenti che siano durissimi verso i colpevoli (vero, Abete? Vero, Petrucci? Ma è mai possibile che in questo Paese si debba aspettare sempre dopo e non si intervenga mai prima?) non bisogna smettere di avere fiducia che un altro calcio sia possibile. Lo dimostra il lavoro di Cesare Prandelli, la sua ricostruzione di un'Italia che piace, che vince e diverte, la strada dritta imboccata dal ct senza se e senza ma, il codice morale che contraddistingue la sua gestione.

    In meno di un anno, il successore di Lippi è riuscito in un'impresa titanica: rifondare una Nazionale uscita a pezzi dal mondiale sudafricano, non solo e non soltanto per essere stata incapace di vincere almeno una delle tre partite iniziali, evento senza precedenti in cent'anni di storia azzurra. Prandelli ha ridato un gioco e un'anima alla squadra bolsa e grigia umiliata da Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia. Prandelli ha dimostrato che non è vero che il nostro calcio non abbia talenti: semmai, occorre valorizzarli (Giuseppe Rossi), recuperarli (Cassano), strigliarli (Balotelli) anche a costo di lasciarli a casa quando serve.

    Ma il ruolo sempre più importante del ct, si afferma anche come guida morale di un movimento scosso sin nelle fondamenta dagli intrallazzi e dalle soperchierie di chi calpesta i sentimenti dei tifosi. Soltanto quelli con la coda di paglia possono censurare gli interventi di Prandelli a proposito del denaro che si guadagna faticando, le sue parole contro l'incultura dei soldi facili, tutti e subito; contro l'ineducazione sportiva e l'incitamento all'imbroglio, alla prevaricazione, all'indecenza di uno stile di vita foderato solo di slealtà e cialtroneria. 

    L'antidoto di Prandelli è l'unico efficace. Così come degno di essere applaudito è il comportamento di Stefano Colantuono che ha deciso di rimanere alla guida dell'Atalanta, prolungando il suo contratto sino al 2013, nonostante la bufera imperversante sulla società bergamasca. Radio mercato gracchia che, se avesse voluto, Colantuono avrebbe potuto guadagnare molto di più altrove, per esempio ritornando al Toro, dove Cairo sarebbe stato pronto a garantirgli oltre 1 milione di euro netti all'anno per tre anni. Ma Colantuono non è uno che scappi di fronte alle difficoltà. Rimanendo sulla panchina di Bergamo, ha lanciato un messaggio forte e chiaro a una tifoseria pencolante fra l'incredulità, lo choc, la rabbia per il linciaggio preventivo del suo capitano e della sua squadra, l'inquietudine su ciò che potrebbe scaturire dall'inchiesta cremonese e le possibili, traumatiche conseguenze per il club, in caso di un'acclarata colpevolezza. Colantuono si è comportato da uomo vero. Ha saldato il vincolo di gratitudine che lo lega all'Atalanta con un comportamento fermo e coerente. Onore a lui.

     

    Altre Notizie