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  • IL CASO. Serbia tra calcio, politica e guerra: non sono tifosi ma Tigri di Arkan

    IL CASO. Serbia tra calcio, politica e guerra: non sono tifosi ma Tigri di Arkan

    • C.G.

    Se questo è calcio... Purtroppo la violenza negli stadi ci ha abituato ad assistere a brutti episodi di ogni genere, ma quello che è successo martedì sera a Genova non si era mai visto: una mandria di 'bestie' (chiediamo scusa agli animali...) ha tenuto in ostaggio 40 mila spettatori, una città, un Paese e la Uefa.

    "Non sono veri tifosi", si dice spesso in questi casi: mai come stavolta è vero. Tra gli ultras serbi si nascondono le Tigri di Arkan. Chi sono? Degli ultranazionalisti nati da un gruppo di ex paramilitari, che si sono macchiati di gravissimi crimini durante la guerra degli anni '90 nella ex Jugoslavia. Il pomo della discordia è il Kosovo, non a caso è stata bruciata la bandiera dell'Albania ed è stato esposto uno striscione con la scritta 'Kosovo è il cuore della Serbia'. Per la serie: quando il calcio si mischia a politica e guerra, una miscela esplosiva che scatena l'inferno.

    Fanno paura, anche ai giocatori della nazionale. Per informazioni chiedere al portiere Stojkovic, finito in ospedale tremante come una foglia. Oppure basti pensare ai suoi compagni di squadra, che prima dell'inizio della partita sono andati ad applaudirli facendo il segno delle 3 dita (Dio, Patria e Zar). Tra l'altro gli stessi teppisti si erano già fatti 'sentire' domenica, in occasione del Gay-pride a Belgrado. E' facile parlare col senno di poi, ma gli indizi c'erano e si doveva fare qualcosa: prevenire è meglio che curare.
     


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