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  • Il Catania e i fantasmi:| Marcolini caccia l'incubo

    Il Catania e i fantasmi:| Marcolini caccia l'incubo

    Vedi Catania, e ricordi. Un tonfo. Forse necessario per rinascere. Qualcuno, però, ne avrebbe fatto volentieri a meno. Vedi Catania, pensi e sospiri: quanto è stato brutto abbandonare per un po' il calcio dorato e zuccheroso della serie A. Non era il Massimino il teatro della Beffa. Il Chievo giocava comunque sempre fuori casa. Bologna, maggio 2007. Lacrime amare segnarono la prima retrocessione della storia 'pro' dei gialloblù. Dall'86 a quel giorno non si era mai visto un epilogo così triste. Poteva essere la fine di un'epoca. Poteva finire tutto. Perché quando cadi, magari, non riesci a rialzarti. Ma non fu così. Di fatto, si chiuse un ciclo sul neutro di Bologna. Catania salvo, Chievo in B. Da Delneri e Delneri. Gloria e Paradiso. Inferno e dannazione. Restano le immagini. Ed un insegnamento: quando inciampi, puoi risollevarti. Serve avere la schiena ritta, pensieri che ti aiutano ad abbandonare la polvere, idee molto chiare.

    NUOVO CICLO. Forse era destino che la stagione aurea del Chievo iniziasse e chiudesse con lo stesso allenatore. Segnale di cambiamento. Duro da digerire. Perché cambiano le prospettive. Ma è proprio in momenti come questi che devi dimostrare lucidità, lungimiranza e buon senso. Il Chievo vince alla grande la scommessa con se stesso l'anno dopo. Padrone della cadetteria, padrone del destino. E tutti uscirono subito a riveder le stelle. Per chi ha vissuto sulla propria pelle le frustrazioni di quella giornata, ritrovare il Catania rappresenta una sorta di balzo all'indietro. Malessere iniziale generato da un ricordo da rimuovere. Poi la liberazione. Perché il Chievo non finisce mai di raccontare la favola di se stesso.
    LA MALEDIZIONE CONTINUA. Ci si ritrova in A nel settembre 2008. C'è Beppe Iachini sulla panchina veronese. Ha vinto la B, meritava la riconferma. La sua storia, però, alla guida dei gialloblù sarà destinata a chiudersi in breve tempo. Il Chievo, intanto, va a Catania con il nodo in gola e lo stomaco in subbuglio. Perché il ricordo è freschissimo. E i siciliani contano ancora di fare festa. Caldo estivo, sole rovente, partita molle. Decide Paolucci che lascia sul posto Malagò, ultima vedetta di centrocampo, con la squadra riversata nell'area avversaria. Un abbaglio e niente più. Un mese dopo, sempre in Sicilia, ma a Palermo, il Chievo perderà male e Iachini verrà esonerato.
    UNA MAGIA PER CAMBIARE. E siamo alla stagione 2009 – 2010. Seconda sfida con i rossazzurri dopo la 'fatal Bologna'. C'è Mimmo in panca, e c'è un ispiratissimo Marcolini a menar le danze. Finalmente i gialloblù trovano la forza per rifarsi dopo anni di amarezze. Il Chievo, a fine ottobre, espugna il Massimino con le reti di Mantovani e Marcolini. La rete del centrocampista merita di essere celebrata ancora una volta. Si tratta, infatti, di un gesto tecnico quasi perfetto. Coordinazione, potenza, precisione. Il pallone scende piano, la traiettoria è beffarda. E quelli del Catania non possono fare altro che raccogliere la palla pennellata nel sette e finita placidamente nel sacco. Certo, non perdere a Bologna avrebbe avuto tutto un altro significato. Ma il Chievo è tornato in A più saggio di prima. E la vittoria del Massimino rappresenta una sorta di ribellione ad un ricordo che adesso comincia ad appassire.
    PELLISSIER NEL MUCCHIO. E veniamo ai giorni nostri. L'ultima volta a Catania c'era Stefano Pioli sulla panchina del Ceo. I gialloblù ci arrivano in un momento particolare. E' il 9 gennaio 2011, la vittoria non arriva da sei turni, e tre giorni prima a Udine Pellissier e compagni hanno patito la samba friulana. Serve fare qualcosa. Perché altrimenti la situazione di classifica può farsi davvero complicata. Segna Maxi Lopez dal dischetto. Il rigore ci può stare. Il Chievo va in salita. Sbuffa e non trova l'equilibrio giusto per riproporsi in maniera pericolosa in zona gol. Il primo tempo finisce. I dubbi restano. Ma Sergio Pellissier, sempre di più uomo della Provvidenza, sfiora e manda in rete un traversone abbasso arrivato dalla destra. Un guizzo dei suoi. Il pareggio trasforma il senso della giornata siciliana dei ragazzi di Pioli. Perché il punto fa morale, raffredda i bollenti ardori dell'avversario e regala una boccata d'ossigeno al Chievo. Non a caso, dopo Catania arriveranno i punti del rilancio. Storia simile a quella di oggi. Abbattuta la Fiorentina. Serve una conferma. Per dimenticare il passato. Dimenticare Catania. Definitivamente.


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