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  • Il fair play finanziario: diktat per non spendere o occasione per spendere meglio? In Italia, solo la Juventus finora lo ha capito...

    Il fair play finanziario: diktat per non spendere o occasione per spendere meglio? In Italia, solo la Juventus finora lo ha capito...

    La sessione di mercato invernale si è chiusa tra luci ed ombre. Calciomercato.com ha chiesto all’Agente Fifa Jean-Christophe Cataliotti, esperto di diritto calcistico e titolare dei corsi di Reggio Emilia per osservatori di calcio e altri operatori del mondo del calcio (per info si rimanda al sito www.footballworkshop.it), e al Dott. Tommaso Fabretti, laureato in Economia e Management presso l’Università Politecnica delle Marche, di spiegare perchè le big italiane, fatta qualche eccezione, hanno contenuto le spese in questa sessione di mercato. Un'attenta analisi che si conclude con una interessante illustrazione delle strategie che in futuro potranno essere messe in atto dai nostri club, primo fra tutti la Juventus, per la loro crescita finanziaria

    Alla stregua di molte sessioni di calciomercato degli ultimi anni, anche quella appena terminata è stata caratterizzata da spese contenute per i club calcistici italiani. Le ristrettezze finanziarie di questo periodo continuano ad impedire trasferimenti dispendiosi ai nostri club mentre, per quanto riguarda le big, va anche tenuto presente che le nostre principali società devono operare entro i parametri fissati dalla Uefa con il tanto discusso Fair Play Finanziario (“FPF”). Riassumendo brevemente i concetti principali delle direttive volute da Platini, ricordiamo che ai club viene imposto di perseguire l’autofinanziamento, raggiungendo il pareggio di bilancio e puntando a realizzare degli utili, permettendo loro un massimo di perdite di 45 milioni di euro su un arco di tempo triennale. Indicazioni chiare, atte a garantire l'equilibrio economico-finanziario dei club impegnati nelle manifestazioni europee al fine di aumentare la trasparenza e la credibilità agli occhi in primis dei tifosi, ma anche di nuovi potenziali investitori.

    Se, a prima vista, il diktat della Uefa è quello di ridurre drasticamente le spese, proviamo ad osservare da un’ottica diversa il FPF. Innanzitutto, si pensi che l’invito non è tanto quello di spendere meno, quanto piuttosto spendere meglio: la Uefa invita in particolare i club ad evitare spese pazze sui trasferimenti dei giocatori riservando gli investimenti più importanti per le infrastrutture, come stadi e strutture d’allenamento, capaci di apportare grandi vantaggi. Inoltre, per le società si pone l’obiettivo prioritario di ricercare nuove vie di guadagno, che non derivino solamente dalle plusvalenze su operazioni da classico calciomercato, ma da operazioni commerciali innovative, al fine di garantire alle proprie casse nuova linfa e dunque una maggiore possibilità di spesa per rafforzare la squadra.

     
    Passiamo ora all'analisi di alcune possibili strategie per la crescita finanziaria dei nostri club. Poniamo per prima cosa l’obiettivo sull’ottimizzazione dei costi di gestione: condizione fondamentale è quella di ridurre l’incidenza delle spese per gli ingaggi dei giocatori sul totale del giro d’affari realizzato dalla società. Una situazione efficiente sarebbe quella di spendere in stipendi il 55-60% del fatturato complessivo generato, mentre attualmente molti club italiani si attestano al di sopra di tale percentuale. Completare la rosa con ragazzi del settore giovanile (aventi dunque dei compensi minimi) potrebbe essere una buona idea per ottenere un taglio sostanziale di tali spese, utilizzando in altro modo tali risorse finanziarie.

    Soffermandoci ora sulle possibili strategie per implementare i ricavi, è fondamentale nel panorama odierno che una società di calcio si costruisca uno stadio di sua proprietà. Enormi sono i vantaggi per le società che possono sfruttare una “casa” tutta loro. Innanzitutto, i tifosi sono maggiormente stimolati ad andare a vedere le partite in uno stadio nuovo e all’avanguardia, permettendo così al club di aumentare i propri ricavi legati alla biglietteria. Pensiamo poi alle strategie commerciali che una società potrà organizzare grazie al proprio stadio: parliamo soprattutto dei “naming rights”, cioè la cessione a grandi aziende multinazionali del diritto di affiancare il proprio nome a quello dello stadio. In questi giorni è eclatante il caso del Real Madrid, che ha deciso di cedere i diritti sul nome del suo Santiago Bernabeu scatenando un’ asta multimilionaria tra due colossi come Microsoft e Coca Cola. Tante altre iniziative sono poi possibili per una società capace di gestire in proprio lo stadio: dalle serate a tema in collaborazione con gli sponsors fino all’organizzazione di meeting aziendali o di grandi eventi come concerti e partite di altri sport. Un altro aspetto da non sottovalutare è il forte impatto sociale che uno stadio può avere, andando a creare posti di lavoro sia per la sua costruzione che, successivamente, per la sua normale attività.

     
    Dal nostro punto di vista, possiamo affermare che negli ultimi anni la società italiana capofila in iniziative di questo genere è stata la Juventus.

    La società bianconera, dopo aver maturato negli anni scorsi un importante passivo di bilancio, sta ora ripianando i propri conti e punta nei prossimi esercizi a raggiungere il punto di pareggio, per poi consolidare la propria struttura finanziaria. Juventus ha in particolare tratto grande beneficio dallo stadio di proprietà e dall’annessa serie di iniziative commerciali con i propri partners. I dati mostrano che i ricavi da biglietteria grazie all’apertura dello Juventus Stadium sono triplicati: lo stadio, dotato di ogni comfort e di moderne facilities, incontra il gradimento dei tifosi che lo gremiscono in ogni occasione. L’investimento si sta rivelando vincente anche se, è bene sottolinearlo, la decisione di costruire un impianto di soli 41 mila posti va in controtendenza con le strategie degli altri grandi club europei, molti dei quali puntano a dotare i loro stadi di una capienza nell’ordine dei 60-70 mila posti. Un altro elemento di cui tener conto per quanto riguarda i piani societari della Juve è il “Progetto Continassa” legato alla nuova cittadella sportiva che sorgerà nei pressi dello Stadium e che consentirà alla società bianconera di avere un altro importante asset a sua disposizione da utilizzare per ulteriori iniziative di carattere commerciale: oltre ai campi di allenamento e alla nuova sede sociale il progetto prevede infatti l’apertura di un cinema e di un albergo. Un nuovo modo di gestire una società calcistica che a lungo termine potrà portare vantaggi anche per il calciomercato, rientrando nei parametri imposti dal FPF.


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