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  • Il fratello di Donnarumma: 'Non sono raccomandato, mi ha voluto il Milan'

    Il fratello di Donnarumma: 'Non sono raccomandato, mi ha voluto il Milan'

    Il secondo portiere del Milan, Antonio Donnarumma (fratello del titolare Gigio) ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera

    Com’è stare in stanza con il proprio fratello? 
    "Molto bello. Era tantissimo tempo che vivevamo divisi, l’ho lasciato che era un bambino, l’ho ritrovato uomo. È divertente, ora, vedere che torniamo a fare le cose di una volta. Io sono andato via di casa a 14 anni, Gianluigi era piccolissimo". 

    Lo chiama Gianluigi? 
    "No, per la verità lo chiamo Gigio, oppure ci chiamiamo entrambi Cucciolo, anche se io sono alto 1.95 m e lui 1.99!". 

    Il legame tra voi è sempre stato fortissimo. 
    "Sì, anche se lontani, ci sentivamo tutti i giorni in chat, giocavamo online assieme alla playstation". 

    Come avete iniziato a giocare, entrambi in porta? 
    "Merito di nostro zio, Enrico Alfano, che ora non c’è più. Era stato portiere, allenava i ragazzini e ci portava con lui al campo". 

    Gigio dice che tanto è tranquillo quando gioca lui, tanto va in ansia quando vede le sue partite. 
    "Ed è lo stesso anche per me. Sicuramente sarò in ansia tutte le volte che lo vedrò giocare, anche se ora potrò farlo dalla panchina. Ed è bellissimo". 

    Ma lei, a differenza degli altri portieri di riserva, non può gufare per prendere il posto del primo. 
    "Non è nel mio carattere gufare, non l’ho mai fatto neanche al Genoa, quando ero il secondo, dietro a Frey. Al contrario ho sempre cercato di tenere il gruppo, di spingere per allenarci al massimo. E qui al Milan c’è il preparatore Alfredo Magni, con Marco Storari, tiene molto al gruppo". 

    Walter Zenga al ha detto che per Gigio sarebbe stato meglio un secondo più competitivo. 
    "Rispetto le sue opinioni, ma dimostrerò che non è così". 

    Come si è trovato in una squadra tutta nuova? 
    "C’è tanta voglia di stare assieme, i più anziani sono stati straordinari nell’accogliere i nuovi". 

    Da ragazzino col Milan ha vinto un campionato Allievi e una Coppa Italia Primavera. Poi la sua carriera non è esplosa. Quando è tornato a Milanello ha provato un senso di rivalsa? 
    "No, solo bellissime emozioni. Dal giorno che sono andato via, ho sempre sperato di tornare. Ho fatto le mie esperienze, ho giocato in serie B, poi mi hanno frenato due infortuni alla spalla. Ma tornare era il mio sogno". 

    Quando e come l’ha saputo? 
    "Mi ha telefonato il direttore Mirabelli. Mi ha trasmesso il desiderio della società di avermi, io c’ho pensato bene". 

    Ha pensato bene anche alle critiche? 
    "Certo. La mia situazione non ha influito su Gigio. Lui aveva deciso di voler rimanere molto prima, la mia è stata una trattativa a parte ed è venuta dopo. Io volevo tornare in Italia. A gennaio diventerò papà: io e la mia compagna Stefania volevamo far nascere qui nostro figlio". 

    Cosa risponde a chi dice che è un raccomandato? 
    "Non rispondo perché ha già risposto la società per me. E poi risponderà il campo". 

    Torniamo alla trattativa per il rinnovo di Gigio: si è visto e detto di tutto, gli insulti via social, le divergenze con Raiola. Lei che ruolo ha avuto? 
    "Io ho fatto il fratello, Gigio mi ha chiesto dei consigli, ma lui mi ha sempre detto che voleva rimanere al Milan e io gli ho detto di fare quello che si sentiva. È stato bravo a restare con la sua squadra". 

    Ma quando, il 15 giugno, è arrivato quel no, lei come l’ha vissuta? 
    "Non se l’aspettava nessuno, nemmeno io. Per quello che sapevo io, la decisione doveva arrivare dopo gli Europei Under 21". 

    Per Gigio quella è stata un’esperienza difficile. 
    "Qualcosa che lo farà crescere personalmente e professionalmente". 

    Anche lei lo ha sgridato per la mancata maturità? 
    "No dai, no, non era pronto, ha avuto un anno impegnativo. È scoppiato un casino, ma ci ha promesso che l’anno prossimo lo farà". 

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