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    Il gioco dell'Oca

    Il gioco dell'Oca è appena cominciato. Maiuscolo Oca, che in portoghese si traduce Ganso, il nomignolo del giocatore più ricercato del mercato, già al centro di dichiarazioni bellicose del Milan e nelle mire delle migliori squadre del Continente (Real Madrid e Chelsea, già iscritti alla riffa).

    Paulo Henrique Chagas de Lima, come recita l'anagrafe, è ancora lontano dai campi di gioco, causa infortunio serio ai legamenti (il secondo della sua carriera), però, imbeccato alle spalle, soffia sul vento della polemica per tenere desta l'attenzione dei team del Vecchio Continente: «Il Santos non mi considera», sottinteso: se volete sono qui, eh. Strano per questo ventunenne che quel soprannome se l'è guadagnato quand'era in coda insieme a un gruppo di ragazzi in attesa di fare il provino decisivo per il Santos, nel 2005, timidi e sprovveduti: «sembrano un branco di oche», aveva sentenziato il magazziniere delle squadre giovanili del Peixe.


    Ganso sarebbe orgogliosamente rimasto appiccicato a Paulo Henrique, il primo soprannome raccolto a Vila Belmiro (fabbrica di campioni: Robinho, Neymar, ecc.) da questo ragazzo che veniva dall'estremo nord del Paese, da quel Parà che, nell'umidità più intensa, separa l'Amazzonia dal resto del Brasile. Esattamente come il suo idolo di gioventù, Giovanni, visto anche al Barça, anche se i paragoni per il Ganso sono ben più nobili: quel sinistro è degno di Rivaldo (quello vero, di La Coruna e Barcellona), e pure quel modo di ciondolare per il campo.

    «Pare lento, ma ha quell'intelligenza calcistica che lo fa transitare al posto giusto nel momento giusto». Un'oca di nome, ma non di fatto. Pronto a testimoniarlo, a breve, anche su un campo vicino a voi, presto, molto presto.


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