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  • Il giorno di dolore che uno ha: Bergamo non vuole più staccarsi da Morosini

    Il giorno di dolore che uno ha: Bergamo non vuole più staccarsi da Morosini

    • Xavier Jacobelli

    di XAVIER JACOBELLI

    Bergamo - Alle nove della sera, nella chiesa di San Gregorio Barbarigo che sembra un pugno verso il cielo, non entra neanche uno spillo. A fatica, si trovano posti in piedi. Dentro, non c'è soltanto la gente del Monterosso alla veglia per Morosini. Ci sono giovani, uomini, donne, vecchi, bambini.

     Una marea di ragazzi e di ragazze venuti da vicino e da lontano, al termine di una lunga giornata durante la quale migliaia di persone hanno salito la scalinata, sono entrati in chiesa per pregare, sfiorare il feretro del Ragazzo che Sorrideva Sempre, fare il segno della croce davanti alla sua bellissima immagine, abbracciare i congiunti di Mario. La dignità e la forza d'animo si legge sui loro volti. Come quello di Anna, di sua mamma Mariella, di suo padre Arturo, del fratello Gianmaria, della sorella Claudia.

    Fuori piove. A Mario piaceva giocare sotto la pioggia, ricorda Anna, la sua ragazza, accoccolata ai piedi dell'altare insieme con gli amici che vorrrebbero proteggerla dal dolore, ma sanno che Anna è forte e coraggiosa. Lo capiremo fra poco, quando leggerà una lettera bellissima e struggente, dedicata a chi le ha donato "i suoi occhi, il suo cuore, la sua anima, insegnandomi ad amare".

    Pensieri, parole, sms, canzoni di Ligabue si susseguono in un'atmosfera struggente. E' come se Bergamo non volesse più staccarsi da Mario.

     Don Cristiano Re, curato di Borgo Santa Caterina, la parrocchia di Anna, pronuncia parole giuste e vibranti. Vanno dritte ai cuori che l'ascoltano, smarriti nel dolore. Parlano di fede e di speranza, di amore e di generosità. Parlano di Mario. Parlano di Dio e di noi. "Questo è il tempo di credere o di non credere. Di vivere e non di sopravvivere. Perchè, fra due giorni, quando questa giostra si fermerà, non basterà dire che la vita continua. Non servirà. Bisognerà decidere di viverla e viverla bene questa vita. Come ha fatto Mario, come ci ha insegnato Mario".

    In fondo, a volte noi crediamo che Dio non ascolti le nostre domande, invece, siamo noi che non ascoltiamo le sue risposte.

    I ragazzi con la chitarra cantano Ligabue. Mario era un suo fan. Parte "Il giorno di dolore che uno ha". Attacca così.

    Quando tutte le parole sai che non ti servon più

    quando sudi il tuo coraggio per non startene laggiù
    quando tiri in mezzo Dio o il destino o chissà che
    che nessuno se lo spiega perché sia successo a te
    quando tira un po' di vento che ci si rialza un po'
    e la vita è un po' più forte del tuo dirle "grazie no"
    quando sembra tutto fermo la tua ruota girerà.
    Sopra il giorno di dolore che uno ha.

    Don Cristiano chiama sull'altare chiunque desideri parlare di Mario.

    Un signore della Polisportiva Monterosso ringrazia "il calciatore che d'estate veniva a giocare a calcio con  i nostri ragazzi del Cre e non smetteva mai di sorridere".

    Peter, invece, ricorda il Sabato di Pasqua "quando, assieme a Mario, Anna, Gianmaria e Claudia eravamo andati al mare e tutti eravamo così felici". 

    Antonio Filippini si presenta e sbotta: "Mario, ti ricordi di me, vero? Sono quello che ha giocato per  un anno con te al Bologna. MI prendevi sempre in giro, ma adesso ti prendo in giro io perchè io giocavo tanto e tu poco. Io, bresciano tifoso del Brescia e tu, bergamasco, tifoso dell'Atalanta, siamo diventati amici.

    Io amavo Bruce Springsteen, tu Ligabue. E quando Ligabue ha cantato a Bologna io ti ho portato al suo concerto e te l'ho presentato. E tu che non credevi fosse possibile. Mi ricordo un viaggio che abbiamo fatto insieme verso Bologna: mi hai raccontato la tua vita e tutto quello che hai dovuto superare e la macchina mi sembrava diventata piccola piccola. Ciao, Mario".

    Poi arriva il momento di Anna. Ha una voce forte e dolce al tempo stesso. In chiesa c'è chi non riesce a trattenere le lacrime. Anna no. Anna a Mario fa una straordinaria dichiarazione d'amore, una di quelle che ogni uomo desidererebbe ascoltare dalla propria donna. E quando Anna finisce, scoppia l'applauso.

    Ritorna Ligabue. "Ho messo via".

    "Mi sto facendo un po' di posto e che mi aspetto chi lo sache posto vuoto ce n'è stato ce n'è ce ne sarà.

    Ho messo via un bel po' di cose

    ma non mi spiego mai il perchè

    io non riesca a metter via

    riesca a metter via,
    riesca a metter via te".

    La veglia sta per finire. Don Cristiano si unisce ai ragazzi del Monterosso e di Borgo Santa Caterina per cantare l'ultima canzone, che non fa in tempo a finire perchè parte un applauso lungo cinque minuti. Tutti guardiamo verso Mario. E Mario sorride.

     


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