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  • Il Milan si rialza da squadra: la vittoria non sarebbe stata un caso
Il Milan si rialza da squadra: la vittoria non sarebbe stata un caso

Il Milan si rialza da squadra: la vittoria non sarebbe stata un caso

  • Giancarlo Padovan
Il Milan basta ancora a se stesso e rimonta il Toro inchiodandolo sul pareggio (2-2), dopo averlo già battuto due volte in stagione. 

Il risultato è corretto anche se i granata recriminano per il rigore sbagliato da Ljajic nel primo tempo: avrebbe potuto portare il Torino sul 3-0, invece, per quanto appaia paradossale, ha ridestato il Milan dal suo stato larvale, spingendolo ad un finale di tempo coraggioso e ad un inizio di ripresa aggressivo. 

Mezz’ora fatta bene - come spronavano i mister di una volta - e la squadra di Montella è risalita in groppa ad una partita ormai perduta. E, anche se non sarebbe stata meritata, la vittoria non è venuta solo perché due contropiede finali non sono stati sfruttati come didattica avrebbe voluto. Nel primo caso Suso ha preferito concludere anziché servire un compagno in un’azione di netta superiorità numerica. Nel secondo il cross basso di Abate non è stato raccolto da Niang che si sarebbe dovuto trovare sul secondo palo.

Il Toro - ormai ci è chiaro - quando brilla lo fa per un tempo. Nel secondo non gli riesce mai la gestione della palla e, soprattutto, si fa assalire dalla paura dell’essere raggiunto. Mihajlovic, la settimana scorsa, ha detto che si tratta di un problema di personalità. Più sommessamente credo che si tratti di tenuta atletica e di sicurezza individuale. Come se gli uomini non fossero aiutati dal gioco e arretrassero il proprio raggio d’azione.

Se, infatti, il Milan non è esistito per almeno mezz’ora, il Toro si è del tutto assentato fino al quarto d’ora della ripresa, quando ha visto vanificarsi il proprio vantaggio per un gol di Bertolacci e un rigore di Bacca, ingenuamente provocato da Rossettini su Paletta. Va detto che, al di là della dabbenaggine del difensore torinista, poco prima era stato Hart a deviare in angolo un colpo di testa a botta sicura proprio di Paletta. Il Milan, insomma, c’era e - al contrario di giovedì in Coppa Italia - questa volta ha reagito da squadra chiamando tutti alla cooperazione.

Eppure per i rossoneri era cominciata talmente male da temere il peggio. Non solo perché Paletta e Donnarumma rischiavano, in due situazioni diverse, rispettivamente un comico gol di Obi (colpito alla schiena) e un fallo di mano fuori area, ma anche perché Mihajlovic aveva piazzatio Obi e Benassi in pressione sul portatore di palla. Dopo una conclusione di Belotti respinta da Donnarumma, i gol del Torino sono fioccati con frequenza e rapidità. 

Il primo (20’) è disceso da una grande iniziativa di Iago Falque che ne saltava due prima di servire Ljajic al limite. Sul tiro non irresistibile, Belotti ci metteva la zampa beffando Donnarumma.  Il secondo è stato frutto di un’azione confusa che ha portato dentro l’area del Milan almeno quattro granata. A risolvere, dopo i tentativi di Obi, Belotti, Iago, è stato Benassi con un mezzo tacco.

La partita, decisamente indirizzata, si sarebbe potuta chiudere al 30’ quando Abate ha atterrato Barreca in area. Ljajic dal dischetto ha calciato centrale e Donnarumma ha respinto.

Solo a quel punto, cioé sul ciglio della sconfitta ineludibile, è apparso il Milan. Molti connettono la sua accensione alle giocate di Suso. Io, invece, mi permetto di dire che è stata tutta la squadra a rialzare la testa. Bertolacci, per esempio, ha cominciato a giocare palle preziose e anche Bonaventura (su cui c’era un fallo da rigore provocato da Zappacosta) ha cambiato modalità. Hart, questa volta, ha riscattato l’incertezza di giovedì a San Siro. Una sua deviazione, sopra la traversa, ad un tiro di Suso, è stata provvidenziale da una parte e sintomatica dall’altra.

 Spiegava che il Milan era tornato in partita ben prima del gol (10’ della ripresa) di Bertolacci. Il pareggio di Bacca - dopo un gol giustamente annullato a Benassi per fuorigioco - è stata la logica conseguenza di un ritrovato equilibrio. 

Da lì alla fine più Toro che altro, anche se confusamente e con Iturbe, subentrato a Obi, molto impreciso. Restano quei due contropiede  con i quali il MIlan avrebbe potuto vincere. Sarebbe stato troppo, ma non sarebbe stato un caso.        

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