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'Il resto della settimana': giallo De Giovanni per tutti quelli nel pallone

'Il resto della settimana': giallo De Giovanni per tutti quelli nel pallone

"Non si salutano, nell'incrociarsi scambiano sibilline frasi in codice: chi gioca terzino, domenica? Come ci vai, in moto? Ma gli altri quanti squalificati hanno? Così, senza scambiarsi un saluto o un convenevole, senza chiedere, che so, della famiglia o del lavoro. Rapporti di anni e anni, conoscenze antiche senza sapere nulla uno della vita dell'altro: un solo argomento, col soggetto sottinteso. Come una società segreta". 
Eccoli, i malati di calcio, contagiati irrimediabilmente dal morbo in tenera età, senza alcuna prospettiva (né alcun desiderio) di guarigione, ma con un pensiero fisso che rende loro la vita più sopportabile e più divertente. Non si tratta qui delle bestie radunate in branchi, che urlano, disprezzano e deridono le stesse cose, ma di singoli individui, ognuno col suo modo di stare al mondo e di vivere la passione per la propria squadra: sono gli occasionali avventori di un bar, indagati dallo sguardo incuriosito e partecipe di un anziano professore napoletano.
Ognuno ha un ricordo, una nostalgia, una filosofia di vita, un suo modo di vivere il rito della partita, e soprattutto il tempo che separa una partita dall'altra. Il resto della settimana (ed. Rizzoli), divertissement calcistico con cui il giallista Maurizio De Giovanni raduna e rielabora alcuni precedenti racconti assemblandoli nella compiutezza di un romanzo, è soprattutto un viaggio alla scoperta di come il tifo, terminati i novanta minuti più recupero, si insinui nella quotidianità dei giorni feriali, in attesa di riesplodere la domenica successiva.
Anche se le pagine migliori, va detto, raccontano proprio una di quelle domeniche: il 9 novembre 1986, data della storica vittoria per 3-1 in casa della Juventus, che spianò al Napoli di Maradona la conquista del primo scudetto. Vittoria che scatenò nei tifosi partenopei un entusiasmo incontrollabile, una di quelle sensazioni che, fuori dal calcio, è difficile provare: 
"L’entusiasmo. Lo scoppio di una gioia imprevista e improvvisa. Vincere sul campo, senza dubbi, senza riserve. E soprattutto la condivisione: abbracciarsi urlando, saltellare tenendosi per mano, inveire insieme, perfino scoppiare a piangere uno sulla spalla dell’altro. Tu citami quante volte, nella normale vita di un adulto contemporaneo, ti può capitare, se escludi il pallone". 

Valerio Rosa
 

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