Pugno in aria e 'vaffa' a raffica. Il metodo Sannino all'inizio spiazza tutti. Perché il futuro tecnico del Palermo non è soltanto maniacale nell'applicazione degli schemi, è anche un sergente di ferro. Se deve dire qualcosa a un suo giocatore non ci mette molto a mettersi muso a muso e mandarlo a quel paese. Sarà anche per questo che le sue squadre hanno creato un legame forte con lui. Sannino è uno che parla chiaro con tutti e non si crea problemi nemmeno coi giocatori più carismatici. In campo comanda lui. A Siena ne sanno qualcosa. All'inizio durante il ritiro i calciatori si chiedevano perplessi: 'Ma da dove arriva questo?'. Lavoro duro condito da qualche parolaccia, era questo il menù, fino a quando qualche giocatore non ha chiesto un confronto col tecnico.

Ma Sannino è un duro in campo, fuori è un fratello maggiore, un padre di famiglia. Se hai un problema lui c'è, anche se vola qualche parola grossa poi è lui a offrirti da bere al bar o a invitare tutti a cena. In Toscana hanno imparato a volergli bene, perché hanno capito la genuinità dell'uomo che si è fatto da solo e ha messo sempre il lavoro davanti a tutto. E pazienza se i suoi modi sono poco ortodossi, alla fine agisce sempre per il bene della squadra, senza farsi influenzare. A Palermo dovranno abituarsi al più presto al 'Sannino pensiero', big e no, perché non guarderà in faccia nessuno. Chi lavora gioca, chi sta bene gioca, non ci saranno privilegi, soprattutto non ci saranno indicazioni precise fino a poco prima della gara.

Un'altra caratteristica che ha fatto sempre ammattire i suoi giocatori è che le cose provate in settimana quasi sempre vengono cambiate prima della gara. Non tanto gli schemi, quanto gli uomini. Chi si sentiva titolare, spesso la domenica si è ritrovato in tribuna, e chi pensava di non giocare è stato schierato dal 1'. Tutti sulla corda quindi, nessuno può rilassarsi, chiunque può diventare inaspettatamente protagonista.

(La Gazzetta dello Sport - Edizione Sicilia)