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  • Italia-Milan:| Cassano come Godot

    Italia-Milan:| Cassano come Godot

    Cassano torna a Bari. Con la maglia azzurra. Non solo: gioca contro la migliore nazionale degli ultimi decenni, la Spagna, squadra campione del mondo che annovera tra le sue fila gente come Iniesta, Xavi, Villa, quei giocatori cioè che permettono al miglior giocatore del mondo, Messi, di essere tale.

    Senza di loro, Messi - e cioè l’unico giocatore al mondo nei cui confronti Cassano fa professione di modestia e si dichiara «suo secondo» - torna a essere quel pulcino spelacchiato che siamo abituati a vedere quando gioca nella sua nazionale. Per i cassanisti doc - che non si trovano solo in terra di Bari, no: la condizione di «cassanista» è uno stato d’animo assai particolare, sospeso tra l’esaltazione mistica e il masochismo più estremo che si sconta a tutti le latitudini tra gli affetti da morbo pallonaro - sarebbe il giorno del trionfo. Quello che corona una dura vita da tifoso. E invece non è così. Purtroppo. Non è così che avevamo sognato la consacrazione del ragazzino nato con le stimmate della predestinazione quella sera di luglio del 1982 quando la nazionale di Bearzot vinceva la coppa del mondo proprio in terra di Spagna. Chi è il Cassano che sbarca domani al San Nicola? Un eroe, certo.

    Ma un eroe che ha poco a che vedere con il mondo del pallone. L’ultimo anno se n’è andato tra litigi, ripicche e lunghe assenze dai campi di calcio. E quando Antonio è tornato, ha dovuto sciropparsi tanta panchina, almeno quanti i chili che aveva addosso. Più che le sue prodezze, su Youtube fanno furore le imitazioni che di lui fanno Fiorello e Checco Zalone. E’ diventato un fenomeno di costume, Cassano, il protagonista di un romanzo popolare che inizia a essere un po’ ripetitivo e noioso. Insomma, una bestemmia per i cassanisti puri e duri. Che come se non bastasse devono fare i conti anche con l’anagrafe del loro idolo. Quest’anno abbiamo contato la ventinovesima primavera. Ora, già il fatto che i campioni invecchiano è un atroce controsenso: possono invecchiare i sogni? Vederli infeltriti come un maglione della passata gioventù, è qualcosa che fa male al cuore. Specialmente se il botto, quell’insieme di numeri, vittorie e partite memorabili che segnano la cronologia della nostra vita - l’anno in cui Gianni Rivera fece quel gol, l’anno in cui Gigi Riva incornò quel pallone, l’anno in cui Paolo Rossi vinse lo scudetto, eccetera - ancora non c’è stato. Ci sarà? Ecco la domanda che fa tremare i polsi a ogni cassanista.

    Come quel tizio che aspettava Godot, noi aspettiamo ancora Antonio. Non i cinque minuti sul finale di partita. Non la riserva di qualche altro campione. No, lui protagonista che si prende il pallone tra i piedi e fa la differenza. Come quella volta, a diciassette anni, che mise con il sedere per terra due campioni del mondo dell’Inter e fece gol. E’ lecito sognare ancora, Antonio? Noi, più matti di te, diciamo di sì, alla faccia di tutto il tempo che hai buttato alle ortiche. Dài, rispolvera il tuo talento. Riprenditi il San Nicola.

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