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  • Inchiesta Lavezzi: lo strano caso di Moggi jr

    Inchiesta Lavezzi: lo strano caso di Moggi jr


    "Inchiesta Lavezzi: lo strano caso di Moggi jr", titola così la Gazzetta dello Sport in edicola oggi. Di seguito riprendiamo l'articolo nella sua versione integrale. 

    Cosa resterà dell’inchiesta su evasione fiscale e false fatture emersa con clamore un mese fa dopo i sequestri milionari operati dalla Finanza contro società, giocatori e procuratori? I primi segnali sono eloquenti e portano la firma del Tribunale del Riesame: le tesi dell’accusa (portata avanti dai pm napoletani Stefano Capuano, Vincenzo Ranieri e Danilo De Simone) sulla triangolazione proibita tra club, manager e calciatori che avrebbe portato danni evidenti all’erario, perde i pezzi. E sono pezzi importanti: i giudici chiamati a valutare la congruità dei sequestri sui beni dei 64 indagati (circa 12 milioni di euro), si sono quasi sempre «schierati» dalla parte del ricorrente. 

    Le indagini erano partite dopo un’intercettazione di Ezequiel Lavezzi col suo manager. La frase su un conto da aprire in Svizzera per il compagno Chavez, aveva innescato gli accertamenti sui contratti stipulati dal 2009 e il 2013. Gli inquirenti avevano così motivato l’iscrizione nel registro degli indagati: «i procuratori provvedevano a fatturare in maniera fittizia alle sole società calcistiche le proprie prestazioni, simulando che l’opera intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo dei club, mentre di fatto venivano tutelati gli interessi degli atleti assistiti dalle stesse persone». Un mese dopo le cose sono cambiate: Lavezzi e il suo agente (Alejandro Mazzoni) hanno avuto dissequestrati dal Riesame quasi 400 mila euro. Analoga «vittoria» è arrivata per Roberto Zanzi e Alessio Secco, con l’avvocato Menardo che ha commentato: «dimostrata la manifesta infondatezza delle accuse formulate dalla Procura». L’effetto domino sembra lo scenario più probabile. C’è un’eccezione. 

    La stessa sezione del tribunale napoletano non ha accolto il ricorso di Alessandro Moggi e Antonio Nocerino. Al procuratore sono stati sequestrati beni per oltre 1 milione e 100 mila euro. La cosa strana è una: durante il dibattimento Nocerino ha prodotto la fattura del pagamento effettuato in favore di Moggi. Ma questo non è bastato per convincere i giudici. Bisognerà attendere le motivazioni per capire che cosa li ha spinti a confermare il sequestro, ma certo l’incongruenza balza agli occhi. C’è da aggiungere che molti indagati non hanno fatto opposizione: preferiscono aspettare gli eventi anche perché secondo alcuni legali l’inchiesta è destinata a naufragare in pochi mesi. Il calcio circondato dalle Procure sembra non temere le indagini sui contratti, anche perché tutto nasce dalla imposizione Figc sul doppio modulo (rosso e blu) da far firmare agli agenti. Insomma, che cosa resterà dell’inchiesta napoletana? Per ora un gran polverone e poco altro. 

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